Il discorso pubblico occidentale sull’Islam è spesso connotato da luoghi comuni che tradiscono una scarsa (e a volte inesistente) conoscenza di questo composito e complesso universo religioso, culturale, politico e sociale. Si costruisce un immaginario del mondo islamico che assume e ripropone paradigmi post-coloniali e del razzismo culturalista. Le donne, a partire dai dibattiti sul “velo”, rappresentano uno dei campi su cui maggiormente si producono “discorsi di verità” volti a definire un “soggetto islamico” estraneo a mai definiti canoni di “civiltà”. All’estremo opposto, anche le retoriche del buonismo umanitario, riproducendo una immagine falsata nella sua staticità, depotenziano e mistificano una realtà invece interessata da complesse dinamiche, all’interno delle quali le donne (e la questione femminile) assumono un ruolo fondamentale. Superare queste terreferme su cui germogliano diffidenza, paura e odio, richiede una volontà di sapere che, attraverso lo studio delle fonti e la ricerca sul campo, sappia proporre una nuova weltanschauung, una visione del mondo (islamico e non solo) capace di assumere la complessità e la contraddittorietà del reale quale prospettiva irrinunciabile dell’agire politico.
Così è nel libro di Sara Borrillo, ricercatrice al Dipartimento Asia, Africa e Mediterraneo (DAAM) dell’Università L’Orientale, Femminismi e Islam in Marocco. Attiviste laiche, teologhe, predicatrici (Edizioni Scientifiche Italiane, febbraio 2017), frutto di un lungo lavoro sul campo in Marocco e di approfondite interviste alle protagoniste di un dibattito complesso e di un conflitto in corso. Un libro che tiene insieme il rigore del metodo e la passione per il proprio campo di studio, la conoscenza profonda della letteratura in materia e il legame reale con le persone di cui la ricerca si occupa, scientificità di analisi e scelta di schieramento. La scrittura lineare, su un progetto di ricerca ben definito, chiarisce con puntualità le tesi di fondo e le ipotesi di partenza, consentendo anche al lettore meno esperto di seguire fino in fondo il filo del ragionamento in un lavoro ricco di suggestioni e spunti culturali e politici. Il testo parte da alcuni interrogativi: a partire dalla cosiddetta primavera araba e della proteste del 2011, cosa è cambiato nel rapporto tra le istanze femministe e l’Islam (o per meglio dire le istituzioni politiche e statuali di ispirazione religiosa)? Quali le forze e i discorsi che si sfidano in questo nuovo scenario?
In Marocco il principio di uguaglianza di genere è esplicitamente riconosciuto nella Costituzione, riformata nel 2011 a seguito delle proteste popolari: gli uomini e le donne godono, in modo egualitario, di libertà e diritti. È stata anche istituita l’Autorità per la parità e la lotta contro tutte le forme di discriminazione. Tuttavia, qui come in tutti i paesi a maggioranza islamica, scrive Sara Borrillo “l’espressione ‘il personale è politico’ può essere traslata in ‘il teologico è politico’, poiché l’Islam permea su piani differenti, non soltanto la fede, i rituali e i comportamenti dei cittadini, ma anche la visione del mondo di questi. In un simile contesto, il riconoscimento dell’uguaglianza di genere mette in discussione i confini reali e immaginati posti dal patriarcato, svelando la continuità tra pubblico e privato”.
La Borrillo ci introduce nella competizione tra quelli che definisce due “macro-discorsi” (uno “progressista” e uno “passatista”) che sono alla base di due progetti di società “ispirati o al riferimento valoriale delle convenzioni internazionali per i diritti umani universali o all’Islam” Il primo, sostenuto da intellettuali, attiviste, organizzazioni femminili, animatrici dell’uguaglianza di genere, ha nel suo orizzonte ideale uno stato laico, in cui l’Islam afferisca come sfera religiosa privata. Il secondo, sostenuto da forze conservatrici e religiose, ha per orizzonte il principio di complementarità di genere che stabilisce una netta divisione del lavoro e dei ruoli sociali, per l’uomo e la donna, relegando ovviamente quest’ultima a un ruolo comunque subordinato. Nel confronto tra i principi di uguaglianza e complementarità di genere, scrive l’autrice “si inserisce come terza via tra i due insiemi discorsivi, la prospettiva del femminismo islamico, sostenuto da accademici e militanti favorevoli all’uguaglianza di genere secondo una piena compatibilità tra discorso dei diritti umani e l’Islam, inteso come sistema morale e spirituale portatore di solidarietà e giustizia”. Il confronto acceso tra il femminismo laico e l’attivismo femminile islamista non ha impedito, secondo l’autrice, “lo scambio di prassi e linguaggi, talvolta in direzione di una convergenza tra ideale ugualitario e fede islamica”.
Il lavoro di Sara Borrillo mostra, citando Fatima Mernissi, come l’inscindibile legame tra il miglioramento della condizione femminile e la liberazione individuale, sia il terreno fondamentale su cui si gioca “il futuro della vera rivoluzione, capace di stravolgere gli assetti politico-sociali in Marocco e nelle società a maggioranza musulmana”.
Post Scriptum: il libro è dedicato a Giulio Regeni. Non poteva esserci modo migliore per onorare la sua memoria, se non con un lavoro che racconta di lotte e di liberazione. (dario stefano dell’aquila / antonio esposito)
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