da: Il Corriere del Mezzogiorno del 14 ottobre
In un articolo sul Corriere del Mezzogiorno, Francesco Nicodemo, uomo di fiducia di Renzi a Napoli, interviene sulla questione Bagnoli. La tesi di Nicodemo è chiara e condivisibile: auspica che il dibattito sull’area occidentale venga affrontato da un punto di vista non ideologico, in riferimento all’atteggiamento del sindaco de Magistris, che a partire dall’annuncio del commissariamento da parte del governo ha iniziato una dura battaglia contro Renzi, sostenendo l’illegittimità (se non formale, quanto meno politica) del provvedimento.
Da questo punto di vista, Nicodemo non sbaglia. Se de Magistris avesse speso le energie profuse in questi tredici mesi per la gestione politica della questione Bagnoli, forse il governo non avrebbe avuto la chance di appropriarsene in maniera così autoritaria. Il commissariamento è stato un assist perfetto perché il sindaco si trincerasse nella sua guerra contro il mondo, ricucendo i rapporti politici con una parte di società civile che lo aveva scaricato dopo quattro anni disastrosi: solo per restare nell’area ovest, possiamo citare le inaugurazioni di opere in realtà mai aperte al pubblico, il fallimento del processo partecipativo sulla spiaggia, l’incapacità di opporsi alla ricostruzione sul litorale di Città della Scienza, le promesse non mantenute su un coinvolgimento dei comitati nelle crisi Zoo-Edenlandia, le boutade sulla costruzione di una cittadella per i giovani nell’area ex Nato.
Per dimostrare ciò, tuttavia, Nicodemo fa proprio quello che afferma di non volere: ovvero rilegge gli eventi degli ultimi vent’anni in maniera ideologica, alla luce della propria appartenenza e delle proprie sintonie politiche, attraverso argomentazioni a tratti grottesche. E così il lettore scopre che la società Bagnoli Futura, nei dodici anni di attività, non ha lavorato così male; che c’è da essere soddisfatti per “l’avvio della bonifica” (come se di anni, dalla chiusura della fabbrica, non ne fossero passati venti, ma cinque) e per l’inaugurazione di alcune opere, che in realtà giacciono abbandonate; che se la società di trasformazione urbana è morta sepolta dai debiti non è stato per una gestione amministrativa e politica indecorosa, ma perché c’erano da pagare le liquidazioni ai caschi gialli; che se la vendita dei lotti non è andata in porto è stato per la mancanza di spirito imprenditoriale da parte della Stu, e per la scarsa propensione al rischio degli imprenditori napoletani. Non si tiene conto, però, che se gli imprenditori non hanno messo mano alla tasca, è in primo luogo perché sarebbe stato folle investire su un territorio non bonificato, e in secondo perché, dal loro punto di vista, si è rivelato più conveniente rimanere alla finestra in attesa dell’annunciato fallimento della Bagnoli Futura.
Infine, Nicodemo evita di entrare nel merito del colpo di mano del governo, che da un anno si è preso, senza averne titolo, la briga di gestire una questione su cui gli altri hanno fallito. Tutto legittimo, se non fosse che Renzi interviene su Bagnoli esautorando di qualsiasi potere l’assemblea comunale della terza città d’Italia, nonché un sindaco democraticamente eletto a cui i cittadini hanno affidato questo compito, indipendentemente se questi, finora, lo abbia svolto bene o meno.
È difficile dire se questa politica del fare (già “del rullo compressore”) sia anch’essa ideologica, e lo sia più o meno dell’atteggiamento propagandistico del sindaco. Certo è che meriterebbe una riflessione intellettualmente più onesta di quella fatta da uno dei principali esponenti del Pd in Campania, che continua a guardare indietro senza entrare nel merito delle questioni attuali; preoccupandosi, per esempio, di spiegare ai napoletani il come e il perché del commissariamento di Bagnoli. (riccardo rosa)
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