“Quattro camion arrivano alle due del pomeriggio e scaricano mille metri cubi di sabbia. Comincia così il ripascimento di Bagnoli, due anni dopo l’estate che segnò la chiusura dei lidi. Le firme definitive sotto l’intesa tra Sviluppo Italia e De Vizia mancano ancora […] ma in segno di buona volontà la società irpina che si occupa della bonifica ha trasferito ieri il primo quantitativo di sabbia, prelevata in Puglia. La sabbia è stata depositata nel sito di stoccaggio temporaneo nei pressi della colmata”. Comincia così un articolo di Repubblica Napoli che nel luglio 2007 annuncia l’inizio delle operazioni di copertura della sabbia inquinata del litorale flegreo con della nuova sabbia proveniente dalla Puglia, separata da quella contaminata da un telone di TNT.
Nove anni dopo, maggio 2016, l’Arpac comunica il risultato dell’analisi di sette campioni di sabbia prelevati dall’arenile nord, commissionatagli dalla Procura: la spiaggia (si parla di Lido comunale, Arenile e Lido Fortuna) è contaminata da ferro e idrocarburi. I frutti di quell’intervento iniziato nel 2007, che doveva essere di messa in sicurezza temporanea in attesa della bonifica, sono infatti scomparsi, a causa di fattori naturali. Il contatto con la sabbia bagnolese è nuovamente pericoloso.
Nell’ultimo di questi nove anni, a decidere sul futuro del quartiere flegreo sono stati chiamati il commissario Nastasi e il soggetto attuatore della riqualificazione, Invitalia. Nel merito della questione, Nastasi e Arcuri (amministratore delegato della società) hanno deciso che la scelta migliore è quella di replicare lo stesso intervento di dieci anni prima, la cui efficacia potrebbe nuovamente svanire in qualche mese, in caso di fattori metereologici avversi, per esempio una mareggiata. Così, da circa una settimana, sulla spiaggia dell’arenile nord è cominciato il dejà-vu: arrivano i camion, piazzano il telone sulla sabbia (questa volta, giusto per dare il brivido della novità ci aggiungono del brecciolino) e si apprestano a ricoprire con la sabbia pulita. Per contrastare le onde che contaminerebbero la sabbia nuova, pare siano stati piazzati degli scogli più alti di trenta o quaranta centimetri.
L’intervento, in concreto, ha una doppia funzione. In primo luogo è efficace a livello d’immagine: il commissario prova a giocarsi l’effetto dei camion che scaricano sabbia nuova di zecca sulla spiaggia, mentre le dichiarazioni sulla possibilità data ai bagnolesi di “scendere a mare” (senza però poter fare il bagno) s’inseriscono nella scia degli slogan renziani della scorsa primavera: «Entro l’estate restituiremo la spiaggia ai bagnolesi!». Siamo a novembre, ma tant’è. In secondo luogo, si tratta di un bel regalo ai concessionari privati del litorale. Da tempo, infatti, da quando le acque sono state dichiarate non balneabili, le attività dei lidi dell’arenile nord si sono diversificate, rinunciando a offrire la possibilità del “bagno a mare” ai propri clienti e puntando sempre di più su bar e ristorazione, musica dal vivo e discoteca. È evidente come la possibilità di offrire una “discesa” su una sabbia pulita, anche se non è dato sapere per quanto, rappresenti un vantaggio, non quantificabile, da un punto di vista economico. Quantificabile invece è il costo di questo intervento. Si tratta di una spesa di cinquecentocinquantamila euro di soldi pubblici, nonostante la condizione ambigua dei concessionari, titolari di un’autorizzazione a insistere sulla spiaggia che è in contrasto con un provvedimento approvato dal comune, ma che lo stesso comune non si è mai attivato per applicare: quello sulla spiaggia pubblica e comunale, inconciliabile con la presenza dei privati.
Per denunciare questa situazione, e chiedere una vera bonifica del litorale (imprescindibile da rimozione della colmata e bonifica dei fondali), circa cento persone hanno manifestato ieri a Bagnoli. Hanno attraversato in corteo le strade del quartiere e sono arrivate fino alla spiaggia, oltrepassando le transenne dei lavori in corso, dando vita a un’assemblea in mezzo ai teloni di rivestimento e i cumuli di sabbia. All’assemblea ha partecipato anche il presidente della Municipalità, Civitillo, eletto con la lista di de Magistris e grazie anche a tanti voti della rete civica e di movimento del quartiere. Il presidente, dopo aver ricordato di «venire dal territorio» e di «metterci la faccia», ha condannato duramente la finta bonifica in atto in questi giorni sulla spiaggia.
La posizione dei comitati del quartiere è chiara: l’intervento di Invitalia è solo un rappezzo di una messa in sicurezza provvisoria mai completata, e il suo unico fine è il sostegno alle attività commerciali della zona. Parole dure vengono spese pure nei confronti dell’amministrazione comunale. Il sindaco, secondo i comitati, non ha mosso un dito contro la ricostruzione di Città della Scienza sul lato mare e sul rinnovo delle concessioni private, invece di lavorare con l’Autorità Portuale per una nuova concessione comunale che favorisca l’applicazione della delibera sulla spiaggia pubblica. «Basta nascondersi dietro le difficoltà normative e i limiti del mandato! Se vuole, de Magistris può fare qualcosa!». Applausi, anche se certi toni stonano un po’ se confrontati con il possibilismo con il quale gli stessi attivisti che ieri prendevano atto dell’inconsistenza del sindaco nel contrastare le iniziative del commissario, fino a qualche mese fa lo consideravano un alleato fondamentale nella battaglia contro lo stesso. Come prevedibile, dopo le elezioni, dopo i soldi del Patto per la Campania, e come probabilmente avverrà ancor più dopo il referendum, il primo cittadino si sta sfilando con agilità dal muro contro muro con il governo. Durante la stessa assemblea, d’altronde, è stato evidenziato come nei prossimi mesi la struttura del Commissariamento potrebbe cambiare, non nella sostanza ma nella forma, salvando la faccia di de Magistris, magnificando un percorso di ascolto e apertura da parte del governo, ma lasciando nei fatti intatti i pieni poteri a Nastasi e soci. Analisi lucida. Anche se con un anno di ritardo. (riccardo rosa)
Leave a Reply