A distanza di una settimana dall’ultimo presidio, gli antirazzisti di Napoli e della Campania si sono dati un nuovo appuntamento di fronte alla Caserma Andolfato di Santa Maria Capua Vetere. Dopo il rilascio di permessi temporanei ai circa mille tunisini presenti nel campo la settimana scorsa, questo lunedì mattina altri duecento migranti sono arrivati a Napoli, a bordo della nave Excelsior, e immediatamente sono stati trasferiti all’Andolfato.
Arriviamo da Napoli intorno a mezzogiorno, e insieme al resto del presidio ci muoviamo in corteo lungo il muro di cinta del campo, gridando cori antirazzisti, dietro uno striscione bianco con su scritto “WELCOME”, benvenuti.
Riproviamo, come giovedì scorso, a lanciare palline da tennis oltre il muro, con su scritti dei messaggi per i migranti. Ma non sappiamo se i vari “solidarité pour les sans papiers” e “liberté pour tous” siano arrivati a destinazione. L’ultima volta gli immigrati hanno restituito le palline, lanciandole fuori dal campo insieme a cappellini, bende e oggetti vari sui quali avevano scritto le loro risposte: semplici ringraziamenti “shukran”, “merci”. Ma anche veri e propri SOS in arabo e francese: “ci picchiano”, “aiuto” .
Oggi la situazione è cambiata. Nessuno sa dire che cosa ne sarà di queste persone una volta che avranno lasciato il campo, per molti di loro potrebbe non esserci alcun permesso temporaneo, ma solo un decreto di espulsione. Nel frattempo, una rete di oltre tre metri è stata alzata tra la tendopoli e il muro, per separarla ulteriormente dall’esterno. Si parla di trasformare la caserma in un CIE, ma questa procedura richiederebbe almeno un anno. Per il momento l’ex-caserma non ha uno statuto giuridico definito. Chi manifesta oggi non esita a chiamarla “galera etnica”, mentre le istituzioni adottano la sigla CAI (Centro di Accoglienza e Identificazione), mai ufficializzata legalmente e coniata in occasione degli sbarchi delle ultime settimane.
Oggi, nessun oggetto è lanciato dall’interno, né sentiamo alcun applauso. Poco dopo veniamo a sapere di tensioni tra migranti e forze dell’ordine. Dopo un’accesa trattativa una piccola delegazione di attivisti e mediatori riesce a entrare nel campo, per capire cosa stia succedendo dentro, mentre pochi poliziotti si schierano all’ingresso della caserma, il cui portone viene socchiuso.
Chi è riuscito a entrare dice che in tutta la tendopoli non c’era un filo d’ombra, che i migranti hanno tirato sassi contro le camionette che impedivano loro di avvicinarsi al muro di cinta. Il responsabile della mediazione della Caritas di Caserta ci spiega che secondo le forze dell’ordine presenti all’interno, i migranti sono nel “CAI” per una scelta volontaria. Qualcuno dalla folla commenta: «Eh, grazie, se escono li rimpatriano». (giulia beatrice filpi)
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