da La Repubblica Napoli del 17 ottobre
Sabato 18 ottobre in Italia ci saranno due manifestazioni di segno opposto. A Milano la Lega Nord di Matteo Salvini scende in piazza con lo slogan “Stop invasione”, contro migranti e rifugiati e contro l’operazione Mare Nostrum, che in un anno ha contribuito a salvare migliaia di vite umane. A Castel Volturno, invece, la manifestazione organizzata dal Movimento migranti e rifugiati di Caserta prenderà avvio dal chilometro 34 della Domitiana, all’altezza del cosiddetto palazzo degli americani, un condominio abitato solo da migranti e già noto in passato per le irruzioni indiscriminate delle forze dell’ordine. Il corteo di Castel Volturno ha l’obiettivo di riportare nell’agenda politica istituzionale la necessità di un riforma delle regole sull’immigrazione e sull’asilo, sostituendo la Bossi-Fini con una nuova legge. Una legge che sia finalmente capace di incentivare processi di regolarizzazione, piani di inclusione sociale e flussi di ingresso regolari, evitando le periodiche stragi in mare e i profitti dei mercanti di uomini.
Dopo gli incidenti dello scorso luglio a Pescopagano, con il ferimento a colpi di pistola di due africani a opera di un italiano e le contrapposte manifestazioni di bianchi e neri sulla Domitiana, il governo sembrava aver preso atto della necessità di superare gli interventi emergenziali per favorire misure a medio-lungo raggio e cambiare il destino di un luogo ormai simbolicamente rilevante anche per l’opinione pubblica nazionale.
Dopo tre mesi è accaduto ben poco. I promotori della manifestazione di domani chiedono naturalmente che siano regolarizzati i tanti stranieri presenti da tempo sul territorio, a cominciare da quelli che appartengono a regioni dove sono in corso conflitti armati, ma sanno bene che il permesso di soggiorno da solo non basta, servono scuole di alfabetizzazione e sistemi di inserimento professionale che sottraggano i lavoratori africani al reclutamento di strada e quindi allo sfruttamento spietato dei caporali. Ma accanto a queste misure serve un piano sociale più vasto, che investa l’intero comune di Castel Volturno, per quanto vasto e composto da parti molto diverse e spesso non comunicanti tra loro; un piano di inclusione rivolto ai migranti come al resto della popolazione, spesso formata da individui e famiglie anche loro sradicate, provenienti dal napoletano o dal casertano, che si trovano a vivere difficoltà diverse ma altrettanto profonde. Il potenziamento dei servizi sociali comunali e lo studio di forme di sostegno al reddito potrebbero arginare questa latente guerra tra poveri.
Per capire la situazione basta osservare la situazione del quartiere Pescopagano, dove a luglio è avvenuto l’ultimo incidente: le strade sono senza fogne e senza luce, prive di servizi, con le persone costrette a battagliare ogni mattina per salire sull’unico autobus disponibile. Gli italiani che danno la colpa agli immigrati, perché salgono in troppi e spesso non hanno nemmeno il biglietto; gli immigrati che denunciano che quando l’autista li vede, prosegue la sua corsa senza fermarsi. La realtà è che le corse sono state tagliate drasticamente, i prezzi dei biglietti aumentano e nemmeno un servizio minimo viene garantito. “L’acqua è poca però nessuno si salva da solo”. È questo il nome che gli organizzatori della manifestazione hanno dato alla campagna di sensibilizzazione per superare le divisioni tra bianchi e neri e coinvolgere tutti in vista dell’appuntamento di domani.
Castel Volturno resta una polveriera sul punto di esplodere. Il governo forse ha capito l’inutilità di limitarsi a inviare l’esercito ogni volta che la tensione raggiunge il livello di guardia. A questo punto però servono interventi mirati, non opere faraoniche fini a se stesse; serve ascoltare le voci del territorio, tenere conto delle diverse esigenze e fare in modo che gli interventi siano razionali e coordinati tra loro. Soprattutto servono tempi rapidi e certi, approfittando del fatto che le rivendicazioni, seppur con grande fatica, vengono espresse ancora in maniera collettiva, mediata, propositiva. A partire da questa consapevolezza la politica deve dare delle risposte immediate e non elusive. Sarebbe anche un modo di prendere posizione, attraverso i fatti, tra le due manifestazioni. (luca rossomando)
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