MONiTOR Italia
  • Home
  • temi
    • culture
    • iniziative
    • italia
    • lavoro
    • migrazioni
    • recensioni
    • rifiuti
    • sanità
    • scuola
  • città
    • bologna
    • milano
    • napoli
    • roma
    • torino
  • foto
    • fotoreportage
    • fotogallerie
  • autori
  • edizioni
  • napoli MONiTOR
italia
21 Luglio 2022

Che cosa è welfare pubblico? Invito a una scuola-laboratorio

Monitor
(disegno di martina di gennaro)

1. Luglio 2022. L’allarme per la crisi del lavoro sociale ed educativo da qualche settimana riaccende il dibattito nei siti e nelle riviste dedicate al welfare. Tutti ne parlano e tutti ne sono preoccupati: terzo settore, sindacati confederali, centri studi della Bocconi e riviste di settore nelle ultime settimane hanno rilanciato il tema, con prospettive in parte convergenti e in parte diverse, di cui sarebbe bene discutere da un punto di vista critico. Rimandiamo questa discussione a un prossimo intervento, per condividere invece il racconto di un lavoro in corso e soprattutto l’invito a partecipare a un laboratorio sul welfare pubblico che si terrà a Padova l’1 e 2 ottobre prossimi, da cui speriamo possano nascere idee, pratiche e alleanze per una trasformazione del welfare in senso radicalmente pubblico.

2. Siamo un gruppo di persone che lavorano nei servizi sociali e che fanno ricerca sul welfare nelle università e in altri contesti. Vogliamo costruire uno spazio aperto e dialogico di scambio e riflessione sulla crisi del welfare pubblico e sui modi in cui risolverla. Sappiamo che il problema delle condizioni di lavoro è noto da tempo, e non sono mancate le mobilitazioni e prese di parola di operatori e operatrici che le vivono in prima persona. Con fatica, anche dentro l’università, il tema viene talvolta proposto in senso critico. È un problema che però, come molti altri, emerge ciclicamente per poi eclissarsi, destando attenzione soprattutto nell’emergenza: per esempio quando un appalto viene assegnato al massimo ribasso escludendo la cooperativa che da anni lo gestiva (generalmente già in condizioni assai critiche), come a Perugia nello scorso inverno o a Casalecchio di Reno nelle scorse settimane; oppure quando una comunità educativa chiude per mancanza di educatori (spremuti fino al burn-out o dimissionari perché decisi a evitare di finirci), dopo lungo logoramento per l’insufficienza delle rette comunali e regionali dalle quali dipendono, come a Milano poche settimane fa.

3. Di fronte a questo panorama, le grandi opzioni che vengono prospettate nel dibattito sono in genere due. Da un lato, si spinge per il rifinanziamento del sistema delle esternalizzazioni e il rafforzamento del potere del terzo settore in sede di definizione delle politiche: qui la “co-progettazione” e la “co-programmazione” sono le nuove retoriche imperanti. Dall’altro, sempre all’interno del sistema delle esternalizzazioni, si promuove il co-finanziamento delle politiche da parte di soggetti privati: le cooperative stesse, le imprese sociali, le fondazioni bancarie, gli “investitori a impatto sociale”. In entrambi i casi, il miglioramento del lavoro e del servizio sarebbero una specie di conseguenza naturale degli interventi, senza che questo miglioramento sia tuttavia mai messo a tema nella sua autonomia.

Ci piacerebbe aprire, assieme ad altri, una diversa prospettiva.

Per farlo vogliamo rimettere al centro una grande questione che – nel dibattito dominante – rimane in ombra o viene liquidata con grande facilità, ovvero il nesso tra le condizioni di chi lavora e la qualità dei servizi e dunque l’accesso ai diritti sociali per chi ne beneficia. Pensiamo che, per farlo, vada indagato e messo in discussione alla radice il sistema delle esternalizzazioni e che questo vada fatto insieme da chi lavora nei servizi e da chi lavora nelle università e studia le trasformazioni del welfare in senso critico.

Ci sembra che questo ponga ogni considerazione riguardo un nuovo welfare pubblico su un piano necessariamente trasformativo e conflittuale. Si tratta di un conflitto in cui siamo inevitabilmente coinvolti, ciascuno nel proprio ruolo, nei servizi come nell’università e nella ricerca, e nel quale dunque vogliamo intervenire insieme. Nessuno in questa fase ha risposte sicure, e noi vorremmo trovare un modo di cercarne e prefigurarne insieme alcune.

4. Un’immagine-guida del nostro percorso è quella delle “comunità scientifiche allargate” che avevano rivoluzionato i saperi sul lavoro operaio negli anni Settanta e che oggi andrebbero reinventate all’altezza dei tempi, facendoci ispirare da altri che – in giro per il mondo – ci provano.

Vogliamo insomma portare una proposta culturale e politica sul welfare: non una proposta astratta ma incarnata in pratiche di ricerca, di lavoro e di fruizione dei servizi che mettano a fuoco le ingiustizie che percorrono i due mondi che abitiamo – quello dei servizi di welfare e quello della produzione di conoscenza sul welfare – per poterle combattere con alleanze trasversali.

5. Invitiamo chi studia, chi lavora e chi è coinvolto nei servizi di welfare a partecipare a due giornate di riflessione e di dialogo. Ci confronteremo con linguaggi e metodi diversi su una serie di questioni e di domande:

●    Quali attori definiscono e gestiscono i servizi di welfare e sulla base di quali obiettivi?

●    Quali responsabilità hanno gli attori pubblici e privati nel regolare le condizioni di lavoro nei servizi?

●    Come si lavora nei servizi di welfare, in base a quali contratti, retribuzioni, orari e gradi di sicurezza economica e personale?

●    A quali scopi dovrebbe rispondere l’attività di un servizio di welfare?

●    Come riconoscere e valorizzare l’esperienza e i saperi dei destinatari dei servizi e delle comunità locali?

●    Come rompere gli schemi tradizionali dei servizi che replicano i ruoli di “esperti” e di “utenti” impedendo un vero dialogo e un vero cambiamento?

6. Nei due giorni ci faremo domande e cercheremo risposte grazie al contributo di studiose e studiosi che lavorano su questi temi; gruppi di operatrici e operatori che negli anni si sono impegnati nel dare voce al mondo del lavoro nel welfare; gruppi di persone che si sono organizzate per ottenere un diverso accesso ai servizi di welfare.

Il metodo che ci guiderà è quello di mettere gli strumenti della ricerca sociale al servizio di un’elaborazione condivisa di conoscenze provenienti da più attori, per riflettere e fare emergere un discorso collettivo, inventare strategie e nuove pratiche di azione.

Il laboratorio si svolgerà l’1 e il 2 ottobre 2022 presso l’Università di Padova (Dipartimento di filosofia, sociologia, pedagogia e psicologia applicata). È auto-organizzato e gratuito, e siamo in grado coprire almeno una parte delle spese di viaggio e alloggio dei partecipanti.

Nella nostra call trovate i dettagli dell’iniziativa: chiediamo a chi vuole partecipare di contattarci alla mail labwelfarepubblico@gmail.com, inviandoci anche una breve presentazione (dalla mezza pagina in su) in cui ci racconta cosa fa e cosa lo/la spinge a esserci.

Share on Facebook Share on Twitter Share on Google+
Previous Article Tra etnografia e reportage. Da dove vengono le gang delle nostre città
Next Article Una storia infinita: la vertenza per la biblioteca Deledda di Ponticelli

Related Posts

  • Nel distretto pratese qualcosa si muove, dopo l’aggressione agli scioperanti e il corteo per la libertà sindacale

  • Fantasmi dietro le sbarre. Svanire nell’ombra del 41bis

  • Non dimenticare Palermo. Un mercato dell’usato da smantellare

  • Caso Dal Corso, tutti gli errori nelle indagini sulla morte del detenuto nel carcere di Oristano

Leave a Reply

Appuntamenti

Edizioni MONiTOR

Lo stato delle città, n°12

Lo stato delle città, n°11

Lo stato delle città, n°10

Lievito

La memoria bucata

Lo stato delle città, n°9

Confini

Le guarattelle

Lo stato delle città, n°8

Le fragili alleanze

Lo stato delle città, n°7

La settimana santa

L’estate è finita

La Venere degli stracci

Lo stato delle città, n°6

Baby Gang

Lo stato delle città, n°5

Lo stato delle città, n°4

Solidi

Detti

Lo stato delle città, n°3

Lo stato delle città, n°2

Risalendo la china

Quartieri Spagnoli

L’infelicità italiana

Lo stato delle città, n°1

Lo stato delle città, n°0

Heroes

Qualcosa che bruci. Oroscopo di Foucault

Il cielo in una stanza

Lo sparo nella notte

La città orizzontale

Grigio

Primavera breve

Fino all’urdemo suspiro

Vai mo

Palude

iL SINDAKO

Lo stato della città

Il fuoco a mare

La sfida

Odissee

SOSTIENI!

Lo stato delle città / LA RIVISTA

NEWSLETTER

Manteniamo i tuoi dati privati e li condividiamo solo con terze parti necessarie per l'erogazione dei servizi. Per maggiori informazioni, consulta la nostra Privacy Policy.

Controlla la tua casella di posta o la cartella spam per confermare la tua iscrizione

Fotoreportage

Storie Disegnate

Napolimonitor.it 2006 > 2015

Lo stato della città / IL LIBRO

Chi siamo

Napoli Monitor è stato un mensile cartaceo, in edicola dal 2006 al 2014.
A partire dal 2010 è un sito di informazione e approfondimento.
Dal 2015 pubblica anche libri e dal marzo 2018 la rivista “Lo stato delle città”.

contatti

La redazione di Napoli Monitor è ai Quartieri Spagnoli (via Emanuele De Deo 63/a, 80134 – Napoli) – info: redazione@napolimonitor.it

MONiTOR Italia
© Copyright 2015. Proudly supported by dopolavoro and Shift-Left