Dovevo avere sedici anni quando ascoltai per la prima volta Mingus, un disco con testi di Joni Mitchell e musiche di Charles Mingus. L’atmosfera malinconica e “abitata” di quel bellissimo disco, liquefatta dal basso di Jaco Pastorius, rimane una delle esperienze musicali più significative di quel periodo. Charles Mingus, uno dei maggiori compositori e musicisti del jazz, è morto il 15 gennaio del 1979 a Cuernavaca (Messico), dove era andato per curarsi da una leggendaria guaritrice messicana. La sclerosi laterale amiotrofica lo avrebbe ucciso a cinquantasei anni, proprio durante la lavorazione del disco Mingus di cui riuscirà ad ascoltare tutti i pezzi tranne il giocoso God Must be a Boogie Man.
Mingus è anche il titolo del fumetto dedicato a Charles Mingus pubblicato a luglio scorso dalla casa editrice Coconino Press con i testi di Massarutto e i disegni di Squaz.
Non è facile scrivere una biografia e non è facile farla a fumetti. Nella postfazione Massarutto sottolinea: “Questo è un fumetto e non un saggio, non è il racconto illustrato della vita di Mingus. Qui tutto è rielaborato in forma visionaria”. Questa scelta si rivela vincente proprio perché la vita di un grande jazzista del calibro di Charles Mingus si trova in bilico tra realtà e leggenda e le due cose devono potersi fondere senza la rigidità che richiederebbe una biografia “storica”. Il libro di Massarutto e Squaz segue una struttura cronologica che non avanza come la vita reale ma piuttosto come un’album musicale in cui ogni “capitolo” porta il titolo di un brano e ci apre una finestra sulla vita del musicista.
Questi frammenti sono presi da interviste, testimonianze o dagli scritti di Mingus stesso. I nove “pezzi” (più una bonus track) che compongono questo libro sono tratti da eventi realmente accaduti o almeno, passati alla storia come tali. Mingus, come tanti musicisti afroamericani dell’epoca era rivoltato dalla violenza della segregazione e un’episodio emblematico della sua maniera di combatterla è raccontato nel quinto capitolo dal titolo: Fables of Faubus. Nel 1957 il governatore dell’Arkansas Orval Faubus, un reazionario contrario all’integrazione, aveva vietato l’ingresso a scuola a nove studenti di colore. Il governo aveva dovuto inviare paracadutisti per scortare gli studenti e difenderli dalle violenze causate dal clima di odio e paura che si respirava in quel momento. Bene, nel 1960, Mingus decide di dedicare un pezzo musicale proprio al governatore Faubus che intitolerà per l’appunto Fables of Faubus. Questo pezzo conteneva una parte cantata (spoken) in cui Mingus attaccava, senza esclusione di colpi vocali, la politica razzista e fascista del governatore dell’Arkansas. Doveva essere inserito nel disco Mingus Ah Hum ma la Columbia, per paura delle possibili conseguenze, aveva rifiutato. Mingus non si fece scoraggiare e decise di pubblicarlo l’anno seguente per la Candid Records, la sua casa discografica con il nome Original Faubus Fable.
C’è chi ama il jazz e chi no. C’è chi, forse, lo amerà prima o poi. È impossibile “racchiudere” la potente ed esplosiva creatività di Charles Mingus in un libro, che sia o non a fumetti. E per capire qualcosa di Mingus è necessario ascoltarne innanzitutto la musica. Questo fumetto è una dichiarazione d’amore, un invito a scoprire, attraverso le schegge di vita che i due autori ci lasciano, il gigante che era (ed è tuttora) Charles Mingus. (miguel angel valdivia)
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