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napoli
7 Maggio 2013

Dalla base Nato all’idea della città che verrà

Luca Rossomando
(archivio disegni napolimonitor)

Da Repubblica Napoli del 7 maggio 2013

Il primo maggio, mentre davanti a quel che resta di Città della Scienza si scontravano due modi diversi di intendere il passato e il futuro di Bagnoli, a poche centinaia di metri, sulla collina di San Laise, un fondo agricolo adiacente all’ex insediamento Nato, l’atmosfera appariva decisamente più rilassata: fin dal mattino tante famiglie, tanti giovani, i bambini a giocare nell’erba, le tavole di legno imbandite e le tovaglie dei pic-nic, la musica non troppo alta diffusa dalle amplificazioni. Ma a parte l’aria di festa, il meeting di San Laise è anche la tappa di un percorso, che ha preso il via qualche mese fa, e rimanda anch’esso a una mobilitazione dei cittadini, alla loro richiesta, di fronte a istituzioni tentennanti, di poter dire la propria sulle sorti dell’ex quartiere operaio.

Fino agli anni Quaranta, sulla collina stretta tra Pozzuoli e Agnano, a pochi passi dal mare, vivevano e coltivavano la terra più di venti famiglie contadine. Quando il governo espropriò i terreni per costruire il collegio Costanzo Ciano, dove più tardi si insedierà la Nato, di famiglie ne rimasero meno della metà. Il collegio Ciano fu inaugurato nel maggio del 1940, un’enorme struttura voluta dal Banco di Napoli per festeggiare il suo quarto centenario. I diciotto fabbricati, le palestre, i campi da gioco, erano destinati ad accogliere centinaia di bambini poveri della città. Ma l’Italia entrò in guerra il mese dopo. Nel collegio finirono prima le truppe alleate di Mussolini e poi quelle anglo-americane; infine, all’inizio degli anni Cinquanta, la struttura venne concessa al comando Nato in cambio di un canone annuo da versare alla Fondazione Banco di Napoli, proprietaria dei suoli, che a sua volta ne utilizza una parte per attività in favore dell’infanzia. Oggi, però, gli americani sono in fase di avanzata smobilitazione e il prossimo autunno dovrebbero aver lasciato definitivamente la struttura. Una variante al piano regolatore stabilisce che quel luogo venga restituito alla città. Sulle modalità della restituzione, i cittadini di Bagnoli hanno qualche idea.

Negli ultimi anni i discendenti delle originarie famiglie contadine, che in tutto questo tempo hanno continuato a coltivare i terreni, separati dalla sede militare da una cortina di filo spinato, hanno ricevuto uno dopo l’altro i provvedimenti di sfratto. L’antica proprietaria dei suoli, una contessa, aveva venduto nel frattempo i suoi diritti a una società immobiliare. Le nuove prospettive, anche economiche, aperte dallo svuotamento del complesso, probabilmente hanno fatto il resto. Lo scorso inverno, però, uno degli ultimi contadini rimasti ha deciso di condividere le sue disavventure con alcuni abitanti del quartiere. Dopo le prime riunioni nei terreni della collina – e la meraviglia di molti nello scoprire quest’oasi di verde a cinque minuti dalla fermata della metropolitana -, sono arrivate le giornate dedicate alla pulizia del sentiero che conduce ai fondi e poi la costruzione di rustiche attrezzature, panche e tavoli, per permettere alle persone di sostare in quei luoghi. In breve tempo è diventato possibile organizzare iniziative come quelle del primo maggio, per socializzare all’intera città questa piacevole scoperta, e per dargli un seguito.

Il risultato di alcuni mesi di attività, che hanno coinvolto un numero crescente di persone su obiettivi semplici e chiari, senza troppi sofismi sulle procedure, è stata la permanenza di fatto dei contadini e una proposta articolata sul futuro dell’intera area, compreso naturalmente il collegio Ciano e la sua prossima restituzione alla città. In estrema sintesi, la richiesta è quella di tornare alle origini, ovvero di dare la priorità alle esigenze dei bambini, assecondando la destinazione per la quale il complesso era stato concepito e realizzato. In merito, c’è stato anche un pronunciamento favorevole del sindaco, mentre il governatore ha fatto presente che in quegli spazi potrebbero trasferirsi buona parte degli uffici dell’amministrazione regionale.

È una situazione che si ripete spesso negli ultimi tempi. Una campagna dei cittadini che porta alla ribalta un’esigenza particolare, e in generale la richiesta di influire sulle trasformazioni future della città. Quando la sollecitazione è capace di toccare i tasti giusti e diventa incalzante, allora può arrivare l’apertura del sindaco, sovente in disaccordo con la posizione del governatore. Uno spiraglio si apre, ma poi tutto resta sospeso, quel che manca alla fine è sempre la politica, il perseguimento di un obiettivo certo in tempi ragionevoli, l’indicazione dettagliata di un cammino attraverso una serie di atti concreti, di deliberazioni, di mediazioni tra gli interessi.

Esempi ce ne sono tanti, per restare a ovest della città basta accennare alla clamorosa marcia indietro del presunto acquirente di Zoo-Edenlandia, dove pure esistono proposte formulate dai comitati della zona. Oppure la campagna popolare per una spiaggia pubblica sul litorale di Bagnoli – in cui rientrerebbe naturalmente anche la soluzione per Città della Scienza -, che lo stesso sindaco sembra aver fatto propria, ma che richiede tempi e modi definiti nei minimi particolari e soprattutto concordati, negoziati con tutti gli attori in gioco. Avere una giunta su posizioni progressiste non è certo un male, il problema è che sulla carta erano progressisti anche quelli di prima, e quelli di prima ancora. La trasformazione urbana però è una chimera da almeno vent’anni. Forse ci sarebbe bisogno soprattutto di qualcuno capace di governare, di mettere in atto un futuro troppo spesso vagheggiato. E pazienza se il risultato sarà un po’ meno progressista di come ce lo avevano promesso. Ci accontenteremo anche di qualche compromesso, pur di cominciare a intravedere, in queste nebbie perenni, la forma che prenderà la città del futuro. (luca rossomando)

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