«Oggi ho fatto una nuova attività!» mi esclama con la superbia di chi ha scoperto una grotta sulla luna. «Che cosa?» gli chiedo, sperando non abbia niente a che fare con la matematica. «La terra!», è la risposta che gli fa vibrare la gola. E io lo immagino a scavare buche, far saltare zolle, piantare grane e altro ancora per liberare l’energia che gli eccede in corpo. Oltre che scavatore, sarà anche un gran seppellitore, chissà cosa avrà nascosto sotto terra, mi domando schivando i sassi. Con le dita trascinate dalle mani mi mostra sul libro di scienze di cosa effettivamente si tratti: La storia della Terra. Due pagine affrescate con La creazione degli astri e delle piante di Michelangelo Buonarroti, quella che c’è nella Cappella Sistina, con doppio Dio: uno a sinistra, di spalle, si allunga verso un cespuglio, l’altro a destra, ha i capelli scompigliati dal vento e divide nel cielo il sole e la luna. Un’ampia didascalia spiega la nascita dell’universo secondo la bibbia, un’altra riporta tra virgolette un versetto della Genesi e infine una domanda: “Quale luce riesci a individuare nell’immagine?”.
Nell’angolo in alto a destra, in un piccolo e sproporzionato riquadro, c’è scritto: “Molto più recente, invece, è la spiegazione fornita dalla scienza, secondo la quale l’universo sarebbe stato originato da una grande esplosione, il Big Bang”. Questa storia non mi piace, mi fa pensare a cose turche o saudite, inaudite. L’Arabia Saudita, che di cespugli ne ha pochi, potrà anche permettersi di escludere l’evoluzionismo dai testi scolastici ma noi no, c’è una risoluzione del Consiglio d’Europa che lo vieta e un’edizione di Sanremo a ricordarci il mantra della scimmia nuda che balla. Che i libri di testo scolastici necessitino di verifiche lo sostiene in questi giorni anche il ministro dell’Istruzione Fedeli, chiamata a rispondere sul sussidiario per le quinte, dal titolo vagamente sovranista “Diventa protagonista”, dove la parola profugo equivale a clandestino.
Ci pensa lui, con un calcio alle cose morte, a rimettere tutto a posto. Tira fuori il quaderno a quadretti e inizia a sottrarre cifre a caso, stavolta con la prova che si esegue sommando tra loro il resto (o differenza) e il sottraendo, per ottenere come somma il minuendo. Subordinata ai gerundi, gli lascio disegnare i suoi numeri su carta spessa e resistente, circa cento grammi c’è scritto, per evitare che si strappi a furia di cancellare. La matematica, oltre che rassicurante, è in assoluto la materia del silenzio, in sottofondo c’è solo il tocco dei polpastrelli che contano: uno, due, tre, quattro, cinque… All’improvviso un fascio di luce mi abbaglia, sarà la luce divina che viene fuori dal libro di scienze ancora aperto. Mentre lui conta io riprendo a sfogliarlo, stavolta dall’inizio. La casa editrice, leggo, è ELI-La Spiga. Non la conosco, prendo il cellulare e di nascosto, come stessi seminando zizzania nel campo del nemico, inizio la mia inchiesta tascabile. Società soggetta all’attività di direzione e coordinamento da parte della Pigini Group S.p.a.; copio e incollo Pigini e salta fuori un articolo del Sole 24 Ore dal titolo “L’impero di don Pigini vale centosessanta milioni e cinquecento dipendenti”. Me ne frego dei numeri e mi fermo al “don”. Trattasi di Lamberto Pigini, il prete imprenditore che ha creato un impero editoriale iniziando a insegnare inglese ai bambini con meno di quattro anni negli anni Settanta, prima che Battiato ci avvertisse che nel giorno della fine di quella lingua non ce ne faremo niente. La svolta però è arrivata con la Rainbow – di cui il don è presidente onorario “con funzione di monitoraggio sul valore educativo dei singoli prodotti” – lo studio di animazione noto per aver inventato le Winx ovvero le fatine che conquistano il cuore delle bambine di tutti i continenti. Io che in mente ho al massimo le Vivian Girls, le principessine dal sesso indistinto disegnate da Henry Darger, scivolo subito nel Regno dell’Irreale dove le Winx fanno una brutta fine, divorate dai blengins, esseri alati con corna ricurve e uniformi militari che scatenano guerre di ateismo. Mi lascio le bombe alle spalle, raccolgo le prove, separo i ricordi dagli innesti e festeggio le sue sottrazioni di oggi, le addizioni di ieri, le divisioni e le moltiplicazioni di domani.
Mentre Darwin si prepara a fare il volo dell’angelo sulle note di Time of My Life, ringrazio l’aritmetica, regina della matematica, che ci costringe a ragionare, non ad avere opinioni. I numeri ora mi sembrano stelle, ecco da dove veniva la luce. (giusy palumbo)
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