Pochi giorni fa l’ex magistrato Luigi De Magistris ha dato l’ufficialità alla sua candidatura a sindaco di Napoli per le amministrative che si terranno a maggio. Ad appoggiarlo sarà solamente il suo partito, Italia dei Valori, ma l’europarlamentare De Magistris si presenterà a capo di una lista civica.
Nella giornata di sabato, per incontrare i cittadini, lo staff di De Magistris organizza una convention al cinema Modernissimo. Al mio arrivo, alle 10:30, la sala è piena all’inverosimile. Sono uno degli ultimi ad entrare. Poco dopo arriveranno tre camionette della polizia che, per garantire l’ordine, bloccano l’accesso a oltre duecento persone.
L’atmosfera, nonostante la grande affluenza, è molto sobria (si sprecano i paragoni con la serata organizzata da Cozzolino). Nessuna bandiera, fatta eccezione per alcune dei comitati contro l’inceneritore; nessuno striscione, nessun neonato gettato fra le braccia del futuro sindaco. Sul palco ci sono De Magistris e il moderatore, un tavolino e una caraffa d’acqua (di rubinetto, tengono a specificare).
Mi posiziono su una scaletta laterale, dalla quale domino l’intera sala. Non sono molti i politici in sala: l’onnipresente, ad ogni modo, c’è. Si tratta di Francesco Emilio Borrelli, che in un primo momento aveva appoggiato Mancuso, salvo poi stringere un’alleanza col pizzaiolo Sorbillo, per convincerlo in seguito a ritirarsi, schierandosi finalmente con Ranieri. Nel post-brogli aveva suggerito il ballottaggio fra Cozzolino e Ranieri. Ora prova a farsi vedere anche da De Magistris, al quale però chiede, in alcune dichiarazioni rilasciate ieri, «di mantenere l’unità con il centro sinistra, evitando fratture».
Sul palco, al ritmo di cinque minuti a testa, si alternano esponenti della società civile: alla fine ne saranno tredici prima che cominci a parlare De Magistris. Riccardo Realfonzo, ex assessore al bilancio della giunta Iervolino, dimessosi e auto-definitosi “un Robin Hood a Palazzo San Giacomo”, sostiene De Magistris perché «c’è il rischio di consegnare le chiavi del comune a una destra che piega la gestione pubblica ai propri interessi affaristici». I cinque minuti passano abbondantemente, il moderatore è pronto a interrompere ma De Magistris fa un cenno con la mano e lo lascia continuare. Realfonzo ritiene necessario un salto di qualità nella vita dei cittadini, attraverso una gestione più assennata dei soldi comunali, ribadisce un principio cardine che il pubblico gradisce: l’acqua è un bene pubblico. Lo slogan finale è: «Riprendiamoci Napoli!». Banale ma di effetto.
Si susseguono interventi di avvocati, attivisti dei comitati, operatori sociali e tecnici, come Rafael Rossi, consulente per la gestione rifiuti in molti comuni d’Italia. Rossi serve la soluzione alla perenne emergenza rifiuti su un piatto d’argento, la stessa soluzione che chi scrive aveva prospettato mesi fa a Libero Mancuso, ricevendo per tutta risposta un sorrisetto. Raccolta differenziata porta a porta e trattamento a freddo. Nessun inceneritore.
Lunghi applausi quando a salire sul palco è Gerardo Marotta, anziano avvocato, fondatore dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, con trascorsi nel Pci. «Porto il messaggio della cultura, vedo una speranza per Napoli», è questo il suo pungente incipit. Concludono gli interventi il professor De Vivo, che parla di una categoria scientifica asservita al potere, e il musicista Enzo Avitabile che recita, dedicandolo a De Magistris, il testo di una sua canzone.
Alle 12:00 prende finalmente la parola De Magistris, che finora si è limitato a baciare e abbracciare tutti quelli che salivano sul palco e si è concesso alcuni bicchieri d’acqua. Rapida prova audio: «Mi sentite?». «No», urla qualcuno dal pubblico, «devi andare più a sinistra!». Sorride anche De Magistris. Il suo intervento dura mezz’ora, nella quale però affronta molti dei cosiddetti “punti programmatici”.
Il primo obiettivo sarà, spiega l’ex magistrato, «spezzare il legame fra spesa pubblica, cricche e criminalità organizzata». «Napoli sarà, fra qualche anno, capitale del Mediterraneo». «Non sarò un leader, bensì uno strumento nelle mani dei cittadini». «Trasporto pubblico attivo notte e giorno, Napoli deve tornare a essere una città aperta, senza paura». Parla anche di classe operaia, di Fiom, di ridistribuzione delle ricchezze e di livellamento dei redditi, batte i pugni sul tavolo ribadendo il suo «no all’inceneritore». Chiama Cosentino “Nick o’merican” e Cesaro “Giggin a’purpett”. De Magistris è un diesel, alla lunga il pubblico si appassiona ascoltandolo. Il candidato sindaco coinvolge e si fa coinvolgere: «Sono convinto che vinciamo, indipendentemente dalle alleanze e dalle coalizioni». Colto il messaggio, Cozzolino ha chiamato Bersani per informarlo del suo ritorno in campo.
All’una circa termina la convention. In sala incontro un amico, so che si candiderà per Italia dei Valori in una municipalità. Lo vedo visibilmente emozionato: «De Magistris può sembrare scontroso, ma è una persona fantastica. Quando partecipa agli incontri con i giovani, si siede in un angolo e ci osserva discutere». All’uscita noto che sono ancora molte le persone che aspettano De Magistris per un saluto. Sono ferme sotto la pioggia da due ore. Ripenso allora alla trionfale serata di Cozzolino al Palabarbuto: anche quella sera pioveva, eppure a nessuno venne in mente di aspettarlo per stringergli la mano nel diluvio. Anche questa è discontinuità. (davide schiavon)
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