MONiTOR Italia
  • Home
  • temi
    • culture
    • iniziative
    • italia
    • lavoro
    • migrazioni
    • recensioni
    • rifiuti
    • sanità
    • scuola
  • città
    • bologna
    • milano
    • napoli
    • roma
    • torino
  • foto
    • fotoreportage
    • fotogallerie
  • autori
  • edizioni
  • napoli MONiTOR
culture
22 Novembre 2012

Errico Ruotolo, se la matita cancella

Cyop e Kaf

Venerdì 23 novembre 2012, alle ore 18.00, si inaugura al Castel Sant’Elmo la mostra monografica “Errico Ruotolo. Opere dal 1961 al 2007”, a cura di Giuseppe Morra e Gabriele Frasca. La mostra sarà visibile fino al 6 gennaio 2013, dal venerdì al sabato ore 14:00-19:00; la domenica ore 9:00-19:00. Di seguito uno dei testi che compongono il catalogo.

A Errico gli ho stretto la mano una sola volta. È bastata però a darmi coraggio. Il nostro incontro avvenne a Pietrarsa, museo ferroviario che per un certo periodo ospitò alcune mostre importanti. A quel tempo dipingevo quasi esclusivamente sulle fiancate dei treni, quindi immaginate l’emozione che già il luogo da solo poteva darmi. Non ricordo se e di cosa abbiamo parlato, però sono sicuro che incrociare anche per pochi minuti il suo sguardo mi abbia dato la consapevolezza che la strada che stavo per intraprendere era proprio quella sbagliata, fallimentare al punto giusto, e che per questo andava percorsa con più audacia, muniti di una certa necessaria incoscienza. Era, non a caso, la fine del secolo. Il testimone tra la sua generazione e la mia in qualche modo era passato. Mi chiedo spesso – ed è un discorso che andrebbe approfondito (non qui, non ora) –: ma tra i nonni e i nipoti non dovrebbero esserci i padri? Almeno per avere modo di ucciderli.

Più avanti, ad altre sue mostre, non sono potuto mancare. Non me lo sarei perdonato. Però non l’ho mai avvicinato di nuovo. Un po’ per timidezza – come vuoi che si ricordi? –, un po’ perché volevo conservare il ricordo di quella spinta iniziale, il suo ignaro avermi trascinato nel pozzo senza fondo della pittura. Non crediate che non l’abbia osservato a distanza però. Mi affascinavano soprattutto le mani. Ho sempre pensato, proiettandogli sul corpo certe idee che m’ero fatto di lui, che avesse mani da contadino.

È che ai miei occhi, la matita per Errico era aratro. Sicché, da quei suoi rapidi solchi germogliavano gonfiori. Opere a gravi-danza multipla le sue. Da più e più parti – nella geografia del supporto – escrescenze, bubboni, brandelli dell’ultima tra le rivoluzioni industriali, quella microelettronica che ci spappola finalmente sbriciolata, rasa al suolo e resa suono. Certo, da lì al puro solfeggio il passo è breve, ed è quello che consente di trovarsi nel baratro del linguaggio.

Dagli ultimi disegni che ho potuto vedere con i miei stessi occhi mi è parso che il suo operare non foss’altro che un processo di depurazione. Dal flusso di pixel che credo l’investisse ogni santo giorno si vedeva costretto, per trovare l’eterno nel quotidiano scontro tra bande, a sottrarre il montaggio prima il suono poi. Come se dal prodotto confezionato per le masse volesse risalire, decostruendone innanzitutto il senso, alla materia primordiale di ogni conflitto: il bene e il male che si coricano nello stesso letto. Il risultato è un silenzioso ma non per questo aritmico disporsi di segni più veloci di quella stessa luce che li ha generati. Una fuga di notizie, le ultime forse, letteralmente. E poi, a dispetto della vulgata che vuole che le prime cose fatte siano quelle più forti, quelle di Errico, col tempo andavano lib(e)randosi sempre di più. I suoi lavori a cavallo del nuovo secolo sembrano volare tanto più in alto quanto maggiore è la zavorra che riesce a lanciare in basso.

Assunto che si disegna con la gomma (o la zappa) Errico sottrae, sottrae: il disegno, i colori, i contorni, fino a lasciar parlare brandelli di oggetti, macchie, rilievi monocromatici, graffi. Le asportazioni d’oggi figlie delle deportazioni di ieri. Ed ecco che dai suoi de-pinti potreste sentire gli echi delle grida perpetue di ogni guerra, che per quanto s’ostini a chiamarsi nuova è sempre la stessa, se stessa, da quel momento – l’odissea di Kubrick c’insegna – in cui primati ci privammo d’ogni possibile convivenza. Come dire che s’è iniziati con la fine.

E per finire appunto, vorrei ringraziarti Errico, scusandomi se continuo a chiamarti per nome – ci conoscemmo appena eppure ti sento così familiare – forse perché da certa tua ostinazione appresi la capacità di rielaborare il fiume in piena delle informazioni che ci vomitano addosso. A Errico, dicevo, dico grazie perché m’ha insegnato con la forza muta dell’esempio a inciampare con le mie stesse gambe, a farmi l’autosgambetto, procurarmi il singhiozzo e balbettare per poter ogni volta reinventare una lingua diversa. Se possibile di volta in volta più incomprensibile, non tanto per confondere le acque ma per attizzare quei mille fuochi necessari a che l’incendio divampi. (cyop&kaf)

Share on Facebook Share on Twitter Share on Google+
Previous Article Una scuola statale o una scuola pubblica?
Next Article Verissimo / Tutti i clic di Ambrosone

Related Posts

  • E lucevan le stelle, un progetto fotografico sulla cooperazione nella salute mentale

  • Arte pubblica, disciplinamento sociale e ipocrisia

  • Ascoltate quello che i malati hanno da dire. Su Stranieri a noi stessi di Rachel Aviv

  • Un cuore affamato. Oroscopo di Foucault 2024

Leave a Reply

Appuntamenti

Edizioni MONiTOR

Lo stato delle città, n°12

Lo stato delle città, n°11

Lo stato delle città, n°10

Lievito

La memoria bucata

Lo stato delle città, n°9

Confini

Le guarattelle

Lo stato delle città, n°8

Le fragili alleanze

Lo stato delle città, n°7

La settimana santa

L’estate è finita

La Venere degli stracci

Lo stato delle città, n°6

Baby Gang

Lo stato delle città, n°5

Lo stato delle città, n°4

Solidi

Detti

Lo stato delle città, n°3

Lo stato delle città, n°2

Risalendo la china

Quartieri Spagnoli

L’infelicità italiana

Lo stato delle città, n°1

Lo stato delle città, n°0

Heroes

Qualcosa che bruci. Oroscopo di Foucault

Il cielo in una stanza

Lo sparo nella notte

La città orizzontale

Grigio

Primavera breve

Fino all’urdemo suspiro

Vai mo

Palude

iL SINDAKO

Lo stato della città

Il fuoco a mare

La sfida

Odissee

SOSTIENI!

Lo stato delle città / LA RIVISTA

NEWSLETTER

Manteniamo i tuoi dati privati e li condividiamo solo con terze parti necessarie per l'erogazione dei servizi. Per maggiori informazioni, consulta la nostra Privacy Policy.

Controlla la tua casella di posta o la cartella spam per confermare la tua iscrizione

Fotoreportage

Storie Disegnate

Napolimonitor.it 2006 > 2015

Lo stato della città / IL LIBRO

Chi siamo

Napoli Monitor è stato un mensile cartaceo, in edicola dal 2006 al 2014.
A partire dal 2010 è un sito di informazione e approfondimento.
Dal 2015 pubblica anche libri e dal marzo 2018 la rivista “Lo stato delle città”.

contatti

La redazione di Napoli Monitor è ai Quartieri Spagnoli (via Emanuele De Deo 63/a, 80134 – Napoli) – info: redazione@napolimonitor.it

MONiTOR Italia
© Copyright 2015. Proudly supported by dopolavoro and Shift-Left