da: I Siciliani (aprile 1994)
«Non rompere le scatole al tuo padrone. Non parlare di mafia. Non chiedere i soldi che ti spettano. Non dire mai: “I miei diritti”. Perché tu di diritti non ne hai. Tu non conti niente. Tu non sei nessuno».
Te lo dicono ogni giorno e se non bastano le parole te lo dicono a legnate. A Catania, Costanzo ha fatto sempre quello che ha voluto. Come i democristiani e i socialisti sotto Craxi. Come i gerarchi fascisti sotto il fascismo. Quando cambia il vento, cambiano il colore della camicia (viva il duce, viva Andreotti, viva Craxi, viva Berlusconi) ma restano sempre al potere.
Resistenza vuol dire che per almeno una volta nella storia non è andata così. Che almeno per una volta nella storia tu ti sei incazzato e hai detto: «Adesso basta. Voglio contare anch’io». Questo è successo un venticinque aprile di molti anni fa. I padroni e i gerarchi ne hanno ancora paura. Perché se è successo una volta può succedere ancora. Per questo dicono che sono cose vecchie e superate, e non bisogna pensarci più. Ma noi invece ce lo ricordiamo.
Molte persone come noi e come te hanno combattuto perché gli operai non venissero bastonati per la strada, perché i mafiosi come Costanzo fossero inseguiti e non protetti dalla polizia, perché i ladri andassero in galera e non tornassero invece a governare sotto un’altra bandiera. È grazie a loro che siamo un popolo, nonostante tutto, e non un gregge. Un popolo può sbagliare una volta, può lasciarsi imbrogliare. Ma alla lunga, prima o poi, ragiona.
Viva la Resistenza contro i fascisti e i mafiosi.
Viva il 25 aprile.
I SICILIANI
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