Alle vacanze e all’intrattenimento è stata assegnata una insostituibile funzione: quella di far passare il tempo, d’estate. I grandi concerti ne ritmano lo scorrere sfruttando l’apertura di location d’eccezione pronte a ospitare un pubblico preso dalla smania del divertimento, senza farsi troppi conti in tasca. Così il vero merito dei grandi concerti sta nel portare proprio le grandi star in Italia – vedi Maradona a piazza Plebiscito.
16 luglio 2008. Festeggiamenti in onore della Madonna del Carmelo, Morano Calabro (Cs); 6 luglio 2017. Castel Sant’Elmo, Napoli, Ceres fest. In mezzo, l’inappagata attesa di un concerto che aspettavo quanto il fedele i suoi Radiohead, il suo Vasco.
Leggo la notizia su Facebook. Gli anni Novanta reagiscono con tutta la loro portata social all’annuncio e nel giro di poche ore è la condivisione virale. Siamo ancora al 24 giugno. Il sestetto salernitano torna a Napoli dopo la performance del teatro San Carlo del maggio scorso a fare da base al pubblico. E sì, perché se volete sentire i Neri per caso, ascoltateli a casa. Il pubblico ama reinterpretarli a modo suo. Ed è il più bel karaoke cui si possa prender parte.
Dovrei togliermi il vizio di credere a quello che scrivono, tanto sui volantini quanto sugli eventi Facebook. In effetti gli unici programmi che rispettano il palinsesto sono quelli televisivi. Funicolare Montesanto–via Morghen per la prima volta nella mia vita e vai di servizio pubblico Anm – che dio lo benedica quando effettua. Arriviamo più che puntuali a Castel Sant’Elmo, tra municipale che canalizza il traffico e automobilisti in attesa di arrestarsi in uno dei parcheggi intra moenia più esclusivi che ci sia. Prendiamo i nostri biglietti, il cui costo di commissione ammonta al trenta per cento più uno e cinquanta di prevendita, e dai dieci euro ideali arriviamo ai quasi quindici effettivi.
Il pubblico è vestito di gala, da serata in discoteca oserei dire. La presenza di una lista all’ingresso motiva questa mia impressione. Una volta percorso il lungo tratto che divide l’ingresso da piazzetta d’armi, l’intuizione diventa realtà e arriviamo in un sol colpo nella pista più esclusiva di tutta Napoli alta. La colonizzazione dell’intrattenimento ha fatto breccia tra le mura antiche e il pubblico presidia gli spazi tra panini gourmet e birre dal costo esclusivo. Abbozzati, ma neanche troppo, mangiamo le nostre merende, beviamo la nostra acqua.
Sono le 21:30, l’orario previsto per l’inizio del concerto. E invece no. Ci sono i Posityva, una boy-band che ci vuole far riflettere sull’importanza degli investimenti economici in campo musicale. Certo, c’è uno scarto decisivo tra il live e il suono fissato – e su questo dovete lavorare un bel po’, ragazzi. Ma tanto il video in rete quanto la loro presenza ad apertura concerto trasuda dispendio finanziario. Fatto sta che la trasmigrazione del testo dal cantato al parlato coinvolge molto la scena musicale contemporanea. Song e Napl si attesta quale pezzo forte, giocato sulla doppia lettura sono di Napoli da un lato, canzone su Napoli dall’altro. Vertici.
Trenta minuti, l’invito a un sostegno via Facebook a mezzo “mi piace” (che non gli ho fatto mancare) e lasciano il palco al dj, il cucitore dei tempi fino all’ingresso in scena del sestetto. Sono delle scene stuzzicanti, di lui che mentre suona manda note vocali su Whatsapp, di lui che non tanto si sintonizza con i tempi degli squinternati organizzatori, di lui che concilia la sua presenza con le richieste che gli vengono inoltrate ogni tre minuti. Fortuna vuole che metta tutte le hit del momento e che il pubblico abbia altro cui pensare.
Poi sale in cattedra il vocalizzatore della serata, una sorta di presentatore in salsa discotecara che annuncia, suo malgrado, i Neri per caso tre minuti prima del loro ingresso, creando un effetto attesa scomposta che alle 22:30 è davvero inaccettabile. Poi salgono loro e cambia tutto.
Sono tutto teso ad ascoltarli, se non fosse che non è il caso farlo a Napoli. Certo, il pubblico partenopeo è caldo, vivace, canta, si anima, si sbatte, ma ti fa ascoltare le loro voci solo sui pezzi in inglese; quelli italiani ci prova comunque a infilarci parole che risultino metricamente adatte, con hapax che meriterebbero una fono-fissazione per la versatilità linguistica mostrata.
Infilano le loro hit una dietro l’altra, costruendo un programma che è una collana da infilare ai lobi. Tutti bravi: il nuovo acquisto Daniele è creativo, ha una bella voce e un sorriso sincero che mi è tanto piaciuto. Gonzalo, Mimì, Ciro, Massimo e Mario, che miti. Massimo senza la verve della gioventù – quanto mi emoziono ogni volta che lo ascolto – ma sempre preciso e raffinato. Mario si conferma il basso che avrei sempre voluto essere sotto la doccia – e invece.
Durano settantacinque minuti, controllati come non mai. Segnalo trenino spontaneo su Guantanamera, gole squarciate del pubblico nel cantare Le ragazze. Sentimento pentimento chiude il concerto alle 23:45. C’è chi resta, a fare tardi con la musica dance. C’è chi torna, mesto, a casa, aspettando una prossima data amica del gruppo vocale più radicato nella musica italiana. (antonio mastrogiacomo)
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