Leggo dal cellulare che Strasse sta organizzando di nuovo Drive_IN, spettacolo teatrale attraverso lo spazio urbano per uno spettatore alla volta. Francesca De Isabella, fondatrice del gruppo insieme a Sara Leghissa, me ne ha parlato in una delle occasioni in cui ci siamo incrociate tra le pieghe della città. Stavolta non me lo perdo. Sarà alla Barona, una zona tra città e campagna, dove si vive come in tanti altri luoghi di Milano, tra contraddizioni e opportunità. Tanti, soprattutto quelli che non la abitano, la chiamano periferia. Qualcuno la associa ancora alle immagini di Fame Chimica, il film di Bocola e Vari del 2003, girate in realtà soprattutto a Quarto Oggiaro, altro quartiere stigmatizzato.
È il 15 giugno, sul calendario ho scritto “Strasse”. Devo passare a recuperare il biglietto per lo spettacolo dalla Triennale di Milano, fermata Cadorna, lì poi mi diranno dove andare. Sono in ritardo e fuori c’è un’afa a cui non ero più abituata. Attraverso piazza Duca d’Aosta e osservo distrattamente l’esercito, due furgoni dei carabinieri, molti migranti sdraiati sotto gli alberi e vicino alle fontane, lo spazio vuoto dove ricordavo il padiglione cinese di Expo. La mela bianca di Pistoletto, lo scultore, c’è ancora: i turisti e i pendolari continuano a girarci intorno per andare verso i treni. I ragazzi con lo skate sono sempre nel solito angolo. Mi infilo in metropolitana ed esco a Cadorna. Al bar della Triennale è in corso un aperitivo per la Milano Arch Week, ma alla biglietteria non c’è coda. Per raggiungere la Barona si prosegue verso sud, fermata Romolo della linea verde e da lì si continua con un bus.
Abbiamo appuntamento in un locale che sembra appartenere a un’altra epoca e a un’altra città. Potremmo essere sul fiume Lea nell’East End di Londra e invece siamo tra il Naviglio Grande e il Lambro Meridionale. Conoscendo Strasse, lo spettacolo forse è già iniziato senza che me ne sia accorta. Mi staranno osservando mentre mi aggiro tra i tavoli? La ragazza dietro al bancone sorride: «Sei nel posto giusto, aspetta». Mi racconta la lunga storia di questo luogo, un tempo palcoscenico per i gruppi rock milanesi. Dopo qualche minuto esco, Francesca sta arrivando dal fondo della strada. Un saluto e ci avviamo verso la macchina. Appena partite, passiamo davanti a uno degli spazi sociali sgomberati negli ultimi anni. Ora il cancello è chiuso e c’è l’erba alta. Lei annuisce in silenzio quando lo riconosco, alza la musica e guarda dritto davanti a sé.
«Drive_IN è un film mai girato, una pellicola che si sviluppa sulla strada. È la stessa scena girata nell’arco di una notte, che nasce e muore continuamente in un paesaggio che rivendica lo sguardo di chi lo attraversa». Così Strasse descrive la sua opera. Sono molti gli stratagemmi messi in atto dalla compagnia per “rivendicare lo sguardo” dello spettatore, che potrebbe arrivare all’appuntamento distratto o teso di fronte all’imprevedibilità del viaggio. I tempi delle azioni, la musica, la scelta dei luoghi agiscono sullo spettatore e lo assorbono in questa sorta di film, interagendo con le sue emozioni. Mi arrendo tardi allo spettacolo, sciogliendo la tensione che mi ha fatto vivere i primi minuti come se fossi sul set di un thriller. È ormai il tramonto e siamo in un luogo che sfugge alle regole della città e a quelle della campagna. Ora mi sembra di essere sul set di Nel corso del tempo di Wim Wenders. Immagino che alla guida ci sia Bruno “King of the Road” e che io, seduta al suo fianco, sia diventata Robert “Kamikazen”. Sembra quasi di sentire le note degli Improved Sound Limited e invece è solo il suono del paesaggio che entra dal finestrino abbassato, mentre la storia messa in scena da Strasse continua.
Quando la macchina si spegne resto in silenzio. Vorrei ripartire, vorrei che il film non fosse ancora finito. Ci salutiamo impacciate e mi avvio a passi lenti verso casa, lasciandomi alle spalle la Barona e le immagini raccolte in questo breve viaggio. Mentre percorro la città non riesco a credere che quelli che vedo per strada non siano comparse di Drive_IN. (gloria pessina)
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