«Sei contro Salvini solo a chiacchiere, nella pratica sei uguale!». Le parole pronunciate al megafono sono quelle che colpiscono di più perché restituiscono l’immagine di un’amministrazione, quella comunale napoletana, molto diversa da quella dominante e diffusa a livello nazionale, dove il lavoro della giunta de Magistris viene propagandato e recepito sotto l’affascinante etichetta di Anomalia-Napoli. Il simulacro a pezzi di un sindaco che “potrebbe essere la nuova, vera svolta a sinistra nel panorama nazionale”, di una città “accogliente verso tutti”. A Napoli non c’è la nuova sinistra ma «azioni degne della peggiore destra», sostengono rete antirazzista e comitato pro rom durante la conferenza stampa convocata a piazza Municipio.
Succede che lo sgombero al campo rom di via Sant’Erasmo alle Brecce, Gianturco, dello scorso 7 aprile, ha lasciato decine di famiglie senza neanche quel tetto di lamiere che avevano costruito. È successo che nei giorni e nelle settimane precedenti lo sgombero (che era previsto oggi ma è stato anticipato) la polizia municipale aveva preparato il terreno per avere gioco facile nell’intervento finale, aveva cioè sequestrato il mercato, le automobili, addirittura buttato il cibo che la Caritas distribuiva ai circa mille e quattrocento occupanti di quel campo. Tutto questo in nome della tutela di un pezzo di proprietà privata e con la promessa istituzionale – non solo di de Magistris, ma anche del governatore De Luca – di una “rapida ricollocazione in un’area meglio attrezzata”, facendo affidamento su quei circa quindici milioni di euro di fondi europei “da destinare alle politiche di inclusione e sostegno ai diritti del popolo rom”.
L’area alternativa a quella del campo di via delle Brecce è stata individuata in via del Riposo, a pochi metri dal cimitero. Le fotografie cinquanta per cinquanta esposte all’esterno del Municipio ne mostrano tutti i difetti: «I container sono collocati a un metro e mezzo l’uno dall’altro, il livello del terreno è stato abbassato, d’inverno diventerà una sorta di piscina con l’acqua che entrerà in tutti i container», spiegano i ragazzi del comitato. Si invitano assessori e dirigenti a scendere, ad affrontare “faccia a faccia” i rom che chiedono un posto per la notte, di spiegare loro cosa è andato storto e perché questi fondi non vengono utilizzati adeguatamente. L’area di via del Riposo può ospitare duecento persone. Oltre mille hanno scelto “spontaneamente”, dopo il “mobbing comunale” – così lo definisce Alex Zanotelli – di lasciare il campo e cercare per tempo nuove soluzioni abitative. «C’è chi è stato ospitato da alcuni amici ma dovrà presto trovare casa, c’è qualcuno che ha preso in affitto una abitazione – pochi, in verità. Altri vivono da qualche giorno all’addiaccio, alla stazione, due famiglie dormono in macchina, anche con malati di cuore, bimbi piccoli, donne incinte». A parlare adesso è Catrinel Motoc, di Amnesty International.
Catrinel è arrivata a Napoli alcuni giorni fa da Londra. È romena ed è qui per monitorare la situazione e riferire ad Amnesty riguardo le politiche sociali del comune. «Sono stati violati i diritti dell’uomo, il campo in via del Riposo è un atto di segregazione razziale. Amnesty si rivolgerà alla Commissione Europea dove dal 2012 è in corso una procedura contro l’Italia per discriminazione del popolo rom». Catrinel e una delegazione di una delle famiglie esiliate dal campo hanno poi partecipato a un incontro con Giovanni Morelli dello staff dell’assessore alle politiche sociali Roberta Gaeta. Alla richiesta di soluzioni abitative, Morelli avrebbe allargato le braccia. Il campo in via del Riposo è quello che l’amministrazione comunale ha potuto offrire, un campo per duecento persone sarebbe la panacea allo sgombero di un altro campo che ne ospitava millequattrocento. In via del Riposo i rom alloggiavano fino a quattro anni fa, e il campo fu distrutto più volte da incendi di natura dolosa. Per ora le famiglie che non hanno avuto la fortuna di rientrare tra i duecento eletti dovranno arrangiarsi, chiedere ospitalità ad amici o parenti, cercare riparo in stazione o in macchina. Confidare, insomma, in una città più accogliente. (davide schiavon)
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