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25 Luglio 2018

Omicidio Bifolco, a ottobre la prima udienza d’appello. Il punto sul processo

Riccardo Rosa appello, davide bifolco, gianni macchiarolo, processo, rione traiano, sentenza
(archivio disegni napolimonitor)
(archivio disegni napolimonitor)

È fissata per il prossimo 16 ottobre la prima udienza del processo di appello sulla morte di Davide Bifolco, adolescente del Rione Traiano ucciso quattro anni fa da un carabiniere in servizio, al termine di un inseguimento. Se da un lato il processo di primo grado, conclusosi nell’aprile 2016, aveva smentito tanti elementi emersi in una prima fase e diffusi in maniera incontrollata dalla stampa (su tutti: la presenza di un latitante a bordo del motorino su cui viaggiava Davide; la possibilità che il mezzo avesse forzato un posto di blocco; quella che i tre ragazzi avessero con loro un’arma), dall’altro la sentenza di condanna è stata condizionata dalla scelta del rito abbreviato da parte dell’imputato e dalla mancanza di una perizia balistica affidabile.

Il rito abbreviato, infatti, oltre a concedere uno sconto di un terzo della pena all’imputato, fa sì che la decisione si fondi sulla base dei soli atti delle indagini preliminari, indagini che sono state svolte in questo caso dallo stesso corpo militare a cui appartiene l’imputato e che appaiono (si veda: Lo sparo nella notte. Sulla morte di Davide Bifolco, ucciso da un carabiniere) per molti aspetti superficiali e incomplete. La consulenza balistica risultata decisiva alla condanna del carabiniere per omicidio colposo (e non volontario), è stata dal canto suo considerata poco affidabile dallo stesso magistrato giudicante, che infatti ha concesso durante il  processo un’integrazione probatoria, accettando la richiesta delle parti civili di riascoltare il consulente Baiano.

La poca attendibilità della consulenza balistica, che non sgombra il campo dai dubbi rispetto la credibilità della versione del carabiniere Macchiarolo (il quale afferma di aver sparato dopo essere inciampato), è dovuta però a due questioni abbastanza delicate: la sparizione del bossolo del proiettile che ha ammazzato Davide e il fatto che il corpo del ragazzo sia stato caricato senza vita sull’ambulanza prima che venissero effettuati i rilievi di rito.

Il giudice, tuttavia, pur avendo lasciato intravedere alcune perplessità rispetto alla ricostruzione dei carabinieri, ha ritenuto che la stessa fosse più attendibile delle altre (per esempio quella di Salvatore Triunfo, che era a bordo del motorino assieme a Davide, e che contraddiceva l’agente Macchiarolo rispetto all’inciampo). Anche le questioni sollevate dalla parte civile (le discrepanze nelle testimonianze degli agenti, una ricostruzione alternativa basata sulle posizione delle ricetrasmittenti in dotazione ai militari, gli appunti fatti alla perizia balistica) non sono servite a mettere in discussione il capo di imputazione, formulato dal p.m. sulla base della versione considerata più credibile, quella di Macchiarolo. È arrivata così per il carabiniere una condanna a quattro anni e quattro mesi, che non ha soddisfatto nessuno: le parti civili, che contestano l’imputazione per omicidio colposo; la difesa del militare, che ritiene la pena troppo severa.

La sentenza è stata così impugnata da tutti, fatta eccezione per la procura. Una volta accolta la sua tesi accusatoria, infatti, quest’ultima non ha possibilità di contestare la condanna, che quindi non potrà essere più severa di quella comminata in primo grado. Potendo insomma, la famiglia di Davide ricorrere solo sulle implicazioni civili del caso, le possibilità che la pena di Macchiarolo venga ridotta sono concrete, nonostante gli avvocati della parte civile abbiano chiesto l’annullamento della sentenza e la trasmissione degli atti al p.m. per la modifica del capo di imputazione.

«È un momento delicato nella vicenda processuale che riguarda la morte di mio figlio», spiega Giovanni, il papà di Davide. «Per questo chiediamo a tutte le persone che in questi anni hanno capito che stiamo parlando della morte di un ragazzino innocente, ammazzato da un carabiniere senza alcun motivo valido, di essere presenti alle iniziative che organizzeremo tra settembre e ottobre, per chiedere giustizia della sua morte». Il riferimento è ai presidii all’esterno del tribunale che hanno accompagnato tutte le udienze del processo finora, e che verranno organizzati anche in occasione delle udienze di appello; e alle commemorazioni che si svolgono al Rione Traiano, organizzate dall’associazione che porta il nome di Davide ogni anno tra il 5 e il 29 settembre, date della sua morte e del suo compleanno. Di anni, questa volta, Davide ne avrebbe compiuti ventuno. (riccardo rosa)

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