
Lo Sponz Fest 2023, cominciato questo lunedì a Calitri, celebra il suo decennale e ospita, a partire da oggi (giovedì 24 agosto) un ciclo di incontri denominato “Padiglione Irpinia”, dedicato alla salute mentale e in particolare alla figura di Sergio Piro. Il tema del decennale Come li pacci è infatti inteso “nella duplice accezione di pazzia dissipatrice della Festa ed anche di affaccio alla sfera della mente e della sua cura, di confronto e scambio pubblico sulle sue sregolatezze e sulle loro relative connessioni col sociale”.
Padiglione Irpinia, organizzato e curato da Mariangela Capossela, è così chiamato in omaggio alla figura di Piro, che sotto questo nome “introdusse nello spazio ospedaliero un luogo rivoluzionario per la cura, un luogo aggregatore di comunità, destinato alla socializzazione e alla ricreazione”. La giornata si apre alle 10.00 con l’itinerario Ci.Corrispondenze immaginarie, “un’opera d’arte partecipata sulla memoria dell’ex manicomio di Volterra – creata per Volterra22, prima Città toscana della cultura – che ha sviluppato una corrispondenza a partire dalle lettere censurate scritte dai pazienti psichiatrici”. Il progetto prende vita dal volume Corrispondenza Negata che ha raccolto decine di lettere, archiviate nelle cartelle cliniche e mai spedite, scritte dagli internati nel manicomio di Volterra in un periodo compreso fra il 1889 e il 1974. Queste lettere oggi riprendono vita in un dialogo costruito con nuovi interlocutori che hanno accettato di rispondere. Le risposte arrivate a Volterra saranno rese pubbliche a Calitri, presso le case degli abitanti che hanno messo a disposizione una stanza dove andare a leggere le corrispondenze immaginarie.
Prosegue, poi, alle 11.30, con un incontro dedicato interamente alla figura e al lavoro di Sergio Piro. «Ci sembrava importante – ci ha spiegato Mariangela – dare spazio e rilievo al tema parlando di una figura che avesse un legame importante con il territorio, per questo la nostra scelta è ricaduta su di lui». L’incontro ha per titolo “Padiglione Irpinia in assemblea: Sergio Piro e la riforma psichiatrica in Campania” ed è curato dalla Fondazione CeRPS, in collaborazione con la Soprintendenza archivistica e bibliografica della regione Campania, (con interventi di Carlotta Carpentieri, Francesca Donato, Benedetta Pittore, Carmela D’Orlando, Rossella Greco, Giuseppina Salomone). L’incontro si concentra sull’esperienza di Piro come direttore nell’ospedale psichiatrico Materdomini di Nocera Superiore (dal 1960 al 1969) “ricostruito attraverso la lente del nuovo rapporto medico-paziente: dall’innovazione diagnostica alla restituzione del ruolo sociale e decisionale del paziente come terapia, dal legame e collaborazione con l’equipe di medici, infermieri e operatori alle resistenze istituzionali, al cambiamento”.
Dall’esperienza di Materdomini venne fuori il celebre lavoro fotografico di Luciano D’Alessandro, pietra miliare del rapporto tra fotografia e critica dei manicomi. Per tre anni, dal 1965 al 1967, Luciano D’Alessandro, con l’avallo di Sergio Piro, documentò le condizioni degli internati nel manicomio di Nocera Superiore. Questo ciclo di fotografie fu pubblicato nel 1969 nel volume Gli esclusi. Fotoreportage da un’istituzione totale con prefazione dello stesso Piro, che scriveva: “Il vuoto totale in cui si trascina l’esistenza dei malati non è il vuoto della malattia come ineluttabile condanna biologica è invece il vuoto che l’apatia, l’inerzia e l’abbandono ha creato in coloro che sono esclusi da qualunque movimento e da qualunque dinamica. Se già lo spazio dell’uomo era ristretto dalla sua alienità, esso viene ulteriormente ristretto dalla violenza e dall’abbandono”.
Parole che denunciavano senza mezzi termini la violenza manicomiale e che contribuirono a consolidare il movimento politico e culturale di critica ai manicomi saldando il Mezzogiorno alle lotte condotte da Franco Basaglia a Gorizia. La scelta di Piro di schierarsi apertamente contro la violenza manicomiale e i discorsi e le pratiche che la giustificavano, e il grande dibattito aperto dal lavoro di D’Alessandro, aprirono la strada al suo allontanamento dalla direzione del manicomio di Materdomini ed evidenziarono una caratteristica che Piro mantenne per il resto della sua vita politica e professionale: la capacità di schierarsi e di prendere posizione senza alcuna mediazione laddove fossero in gioco i diritti umani e politici dei sofferenti psichici.
È bene ricordare che dopo l’esperienza di Materdomini, Sergio Piro è stato, inoltre, direttore dell’ospedale psichiatrico Leonardo Bianchi di Napoli (III Unità) dal giugno 1974 al 1975 e direttore dell’ospedale psichiatrico Frullone di Napoli, oltre che componente della segreteria nazionale di Psichiatria Democratica, dal 1976 al 1981. Precursore del movimento di critica psichiatrica, in quegli anni ha scritto due opere che rimangono punti di riferimento imprescindibili: Il linguaggio schizofrenico nel 1967 e Le tecniche della liberazione nel 1971, entrambe per Feltrinelli, oggi purtroppo non più ristampate.
L’opera di Piro è stata inesauribile, la sua attività di scrittura non si è praticamente mai interrotta fino alla fine (Piro è scomparso nel 2009) e si è sviluppata in un campo del sapere ben più vasto di quello esclusivamente psichiatrico. Piro ebbe infatti vasti interessi nel campo delle scienze umane e sociali; scrisse e si occupò, in particolare, di semantica, antropologia, linguistica, epistemologia, coniugando sempre ricerca teorica, insegnamento e impegno diretto nelle lotte antistituzionali, nelle esperienze territoriali e nella costruzione di un servizio sanitario in grado di prendersi realmente in carico il sofferente psichico. Ha dedicato l’ultima parte del suo lavoro di “ricerca trasformazionale” all’esclusione e all’abbandono degli “psichiatrizzati” da parte dei servizi di salute mentale (Osservatorio dell’abbandono), alla lotta ai “restauratori di manicomi” e al sostegno generoso ai movimenti di resistenza e opposizione alla globalizzazione capitalistica e alla guerra.
La sua attività pubblicistica è stata di recente raccolta da Francesco Blasi in un volume che consente di apprezzarne la chiarezza della visione politica e la grande comunicativa, così come è stata data una nuova vita editoriale a uno dei libri più attuali di Piro, Esclusione, sofferenza, guerra, che, scritto nel 2002, analizza le relazioni profonde e strutturali che collegano le condizioni di esclusione sociale, di violenza diffusa e la “sofferenza oscura”.
La scelta dello Sponz Fest 2023 di dare spazio a un tema che oggi fatica a trovare spazi di confronto non limitati agli addetti ai lavori è davvero importante e va senza dubbio apprezzata. Resta però non solo la necessità di recuperare la memoria di un pensatore che è stata una delle figure culturali più importanti per la storia del movimento di critica psichiatrica, ma anche di recuperarne l’esempio nelle modalità di organizzazione dei servizi di salute mentale per evitare, come ha ben scritto Antonio Esposito, che “la salute mentale torni mestamente in manicomio”. Far vivere Piro nelle lotte quotidiane contro la progressiva riduzione dei servizi di salute mentale e la loro “neomanicomializzazione” è forse oggi la sfida più urgente e difficile. (dario stefano dell’aquila)
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Il programma degli incontri di Padiglione Irpinia si sviluppa fino a sabato 26 agosto. Qui è possibile consultare il dettaglio.
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