“Il bambino risuscita sempre e torna, franco e sorridente, a vivere in mezzo agli uomini. Come ha detto Emerson, il bambino è l’eterno Messia, che sempre ritorna fra gli uomini decaduti, per condurli nel Regno dei Cieli”.
M. Montessori
Si sono persi i bambini. Nella coltre della clausura sono scomparsi dalla scena sociale i minori di ogni età e condizione con le loro esigenze, tra cui il luogo fondamentale della loro crescita, la scuola. La sospensione delle attività didattiche è senza dubbio uno degli aspetti più pesanti del lockdown, il passaggio alle piattaforme on-line colpisce infatti gli scolari ma anche le famiglie, rovesciando il peso della quarantena su un istituto sociale da tempo sofferente, temi importanti che sono invece evaporati nella discussione di questi mesi, avvelenata dalla epidemiologia fasulla propinata dai media e dalle pletoriche apparizioni dei virologi dagli schermi televisivi. Intanto, nel ventre della clausura sanitaria i bambini, i ragazzi e gli adolescenti si sono visti sottrarre un’attenzione doverosa, soffrendo la mancanza di quel terreno di confronto umano e di formazione che è la scuola, oltre alla restrizione alla libertà di movimento, in uno scenario che rende ancora più evidente la severa divisione della società in classi. Proprio per questo è necessario considerare che, pur nella loro necessaria urgenza, quelle misure di contenimento della pandemia vanno lette con occhio critico, soprattutto ora che la tanto attesa Fase 2 riporta a galla domande naturali in chi si incontra di nuovo per strada: “Tutto bene? E i bambini?”.
Una delle note “positive” dei dati epidemiologici è che i bambini risultano poco colpiti dal virus, con una percentuale di circa il 2,4% di tutti i casi totali[1]. Le statistiche cinesi, a eccezione della provincia di Hubei, riportano complessivamente trecento casi di bambini colpiti[2] mentre fuori dalla Cina i casi sono sporadici, il che ha spinto diversi ricercatori a indagare le motivazioni biologiche di questa “immunità”. Nei casi di bambini contagiati la sintomatologia riscontrata è, in genere, “mild”, a carattere simil-influenzale con un basso rischio di patologia severa e su questo sono state formulate diverse ipotesi. Sicuramente una delle più intuitive è la differenza tra i sistemi immunitari di bambini e adolescenti e quelli degli adulti, che diventano ancora più profonde nei bambini in età prescolare[3], protetti dalla presenza di anticorpi materni durante i primi mesi di vita[4]. Questi meccanismi biologici, però non spiegano la scarsa vulnerabilità al SARS-CoV2, del quale non sono presenti anticorpi “donati” dalla madre e nemmeno la minore suscettibilità dei bambini più grandi e degli adolescenti che potrebbero, invece, beneficiare della presenza di altre popolazioni virali residenti nelle vie aeree in grado di limitare il virus mediante meccanismi di competizione “virus-to-virus”[5]. Resta infine da indagare la differenza nell’espressione del recettore ACE2, necessario al virus per legarsi alle cellule e infettarle[6], maggiormente espresso negli adulti sottoposti a terapia antiipertensiva. Quale che sia il meccanismo alla base di questi dati, è senz’altro positivo sapere che i bambini siano poco colpiti dalla patologia, anche se una considerazione generale sullo stato di salute dell’infanzia non può essere ferma ai dati clinici sul COVID-19 ma deve tenere conto del complesso di fattori che durante la “clausura” (a tutti gli effetti un “elemento” patologico) ne hanno influenzato lo stato di salute.
Le “malattie” non hanno la stessa esistenza ontologica degli esseri viventi, sono paradigmi interpretativi di processi biologici e dipendono dalla costituzione dell’organismo e dai rapporti sociali, dalle condizioni economiche in cui si verificano e determinano effetti che dipendono dallo stato complessivo del paziente in un determinato ambiente, per cui è importante capire come stavano questi bambini, prima del lockdown.
“Okkio alla salute”[7] è un programma ministeriale di sorveglianza sanitaria che fotografa lo stato di salute della nostra infanzia e adolescenza. Un dato che fa riflettere fra i tanti è quello sull’obesità che, in queste settimane che hanno costretto i più piccoli all’inattività assume un ruolo rilevante. Tra i bambini campani il 4,7% è in condizioni di obesità grave, il 13,2% risulta obeso, il 26,2% sovrappeso. Complessivamente, quindi, il 44,1% presenta un eccesso ponderale, in un triste primato che vede la Campania prima fra le regioni italiane, seguita da Calabria (41,4%) e Molise (40,1%), in una piramide il cui apice “virtuoso” è rappresentato da Friuli (24,1%) e provincia autonoma di Trento (23,3%). Un chiaro gradiente Nord-Sud che preoccupa anche in proiezione futura. L’obesità in età evolutiva, infatti, tende a persistere in età adulta e a favorire lo sviluppo di patologie quali le malattie cardio-cerebro-vascolari, il diabete e alcuni tumori, con una evidente ricaduta sulla tenuta del sistema sanitario.
In queste settimane, mentre tutti erano ossessionati dai runner adulti, nessuno pensava, invece, alla mancanza di attività fisica dei bambini che già prima dell’arrivo del virus faceva registrare numeri preoccupanti. Nella nostra regione il 23% dei bambini non pratica, infatti, alcuna attività, mentre risultano elevate le ore trascorse davanti a un supporto tecnologico, tv, tablet o smartphone. Il 14% trascorre almeno cinque ore davanti a un terminale. Sono dati che pongono al centro dell’attenzione non le capacità educative delle famiglie, che sono un riflesso della condizione socioculturale media ma le responsabilità del sistema pubblico.
Proprio come i bambini, anche la scuola risente degli effetti della pandemia che sono arrivati su un corpo già “ammalato” sul quale si sono abbattuti anni di politiche miopi. Carenza di insegnanti e personale, decadimento strutturale, inadeguatezza dei programmi che hanno mobilitato, pur nelle ristrettezze dell’emergenza, insegnanti, famiglie e mondo dei servizi per provare a riaccendere la fiammella del dibattito sul tema. Una nota positiva di questa vicenda sono stati, sicuramente, questi “anticorpi sociali” che in mancanza di quelli antivirus sono sorti nel seno della nostra malandata società. La “Rete Scuola e bambini nell’emergenza Covid 19” è una realtà formata da genitori, docenti ed educatori che fin dall’inizio della pandemia prova a tenere viva l’attenzione sul tema dei diritti fondamentali dei minori “alla salute, al benessere mentale ed emotivo, allo studio, allo spazio e al gioco”, come si legge nel loro Manifesto[8]. Centrali, in questo documento, le riflessioni circa le ricadute dell’emergenza sulla salute fisica e psichica dei bambini, relativamente alla chiusura delle scuole, alla diversità delle famiglie e delle loro possibilità di affrontare la crisi e alla “liberticida, disumana e pericolosa” imposizione di “uscire solo per lavorare e consumare”, fondamento su cui si regge la tanto attesa Fase 2. A tale proposito la Rete pone una domanda semplice ed essenziale, che nessuno pare voglia farsi. Si può riprendere la scuola? E come? È ovvio che si parli di una ripresa “graduale” quanto necessaria perché non possiamo immaginare di tenere le scuole chiuse finché non avremo capito definitivamente come sconfiggere il virus, che non sappiamo se e quando sparirà. Quello che, invece, sappiamo è che SARS-CoV2 è un virus estremamente contagioso, che nel 15% circa dei casi provoca una patologia respiratoria severa (ma dalla mortalità inferiore a quella che ci dicono i dati ufficiali) e che, tra i pazienti ammalati, il 5-6% sviluppa condizioni critiche[9], un numero che risulta tuttavia difficilmente controllabile dal nostro sistema sanitario, sfasciato da quelli che da settimane pontificano nei talk show di regime. Non è un’apocalisse, quindi, ma una crisi di sistema sanitario interna al nostro modello di sviluppo.
È di questi giorni la notizia della nuova chiusura del Parco di Capodimonte, per mancati accordi sulla vigilanza che dovrebbe evitare, secondo il direttore, i comportamenti poco virtuosi dei cittadini. Una delle tante follie di questo periodo. La bella stagione e il numero di contagi relativamente basso al Sud potrebbero essere, invece, l’occasione per un primo recupero delle attività scolastiche che, all’aperto e con le necessarie misure di protezione, non potrebbe in alcun modo rappresentare un pericolo. Gli spazi come quello di Capodimonte, anzi, potrebbero essere i luoghi adatti a una sperimentazione sicuramente meno rischiosa della riapertura di fabbriche e uffici che potrebbe rappresentare un’occasione per avviare una discussione collettiva sulla scuola, oltre a un nuovo modello di attraversamento degli spazi pubblici. È difficile, certo, ma non impossibile. Servono, per un progetto del genere, organizzazione e fondi, sicuramente meno di quelli utilizzati per costruire ospedali da campo dalla dubbia utilità, ma serve anche capacità di immaginare orizzonti che vadano oltre lo spazio della contingenza. Nell’assenza dello Stato, che non è riuscito a prevenire il contagio, che ha abbandonato i medici e gli infermieri al loro destino, che non ha saputo tutelare i lavoratori, che non ha garantito un adeguato sostegno alle famiglie messe in ginocchio dalla crisi indotta dalla pandemia e che non riesce nemmeno a programmare una strategia di uscita dei nostri bambini dall’isolamento, è il momento di uscire di casa per rivendicare la possibilità di progettare insieme e senza paura l’uscita dalla crisi. Se non ora quando? (antonio bove – continua…)
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Pandemia #6. Sorvegliare e prevenire
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[1] Yi J et al. Novel coronavirus infections: standard/protocol/guideline reccomendations for the diagnosis, prevention and control of the 2019 novel coronavirus infection in children (the second edition). Chin Appl Clin pediatr 2020
[2] Jiatong S et al. COVID-19 epidemic: disease characteristics in children. J Med Virol 2020
[3] Olin A et al, Stereotypic immune system development in newborn children. Cell 2018
[4] Pou C et al. The repertoire of maternal anti-viral antibodies in human newborns. Nat Med 2019
[5] Nickbakhsh S et al. Virus-virus interactions impact the population dynamics of influenza and the common cold. Proc Natl Acad Sci USA 2019
[6] Uhlen M et al. A genome-wide transcriptomic analysis of protein-coding genes in human blood cells. Science 2019
[7] Nardone P, Spinelli A et al. Il sistema di sorveglianza Okkio alla salute – Risultati 2016. I.S.S., Roma 2016
[8] https://gliasinirivista.org/manifesto-per-i-diritti-e-i-desideri-di-bambine-bambini-e-adolescenti-salute-spazi-pubblici-scuola-nellemergenza-covid-19/
[9] Huang C et al. Clinical features of patient infected with 2019 novel coronavirus in Wuhan, China. Lancet 2020
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