Perché tanta violenza? “Ragazzi tesi e repressi colpa di guerra e Covid curiamoli con lo sport” (Viola Ardone, scrittrice). “Genitori e stato assenti, gli alibi non servono più ora ci vuole repressione” (Marino Niola, antropologo).
Amiche e amici da casa, da che parte state? Repressione o sport? Viola, Marino: avete trenta secondi per spiegare le vostre comprensibilissime ragioni.
“Oggi in un giovane, per dirla kantianamente, vacilla la legge morale che è dentro di loro: per molti non è più un disvalore girare in strada con un coltello”. E chi dovrebbe controllare? “Un peso ce l’hanno sicuramente i genitori. Oggi papà e mamme controllano i figli attraverso i social, con il telefonino, come da ragazzini si prendevano cura dell’animaletto del tamagotchi. Mia madre quando tornavo a casa mi annusava l’alito per capire se avevo bevuto o fumato, c’era – per così dire – un controllo analogico”. (valentino di giacomo, il mattino, 27 aprile).
“I genitori vogliono fare gli amici dei figli, aumentando la distanza educativa e non comprendendo che la divisione dei ruoli è fondamentale. Questi giovani sono rovinati dalla morbidezza dei papà e delle mamme che gli dicono sempre dei sì, tanto poi a dirgli di no ci sarà sempre la vita”. Monsignor Battaglia, l’arcivescovo di Napoli, ha lanciato l’idea di un patto educativo con tutte le altre istituzioni. Non servirà? “Monsignor Battaglia ha proposto una cosa bellissima, ma poi bisogna agire. Nel frattempo che si mettono in campo gli antidoti culturali, serve la repressione”.
E ora via al televoto. Potete aprire l’app CuraNapoli e digitare 1 per “Più militari”, 2 per “Campetti di pallone”. Vi ricordiamo che l’idea vincente diventerà la ricetta ufficiale dell’amministrazione cittadina per la cura del fenomeno baby-gang.
Galleria, incubo movida. “È un ring per il ‘branco’, serve vigilanza notturna” (il mattino, 20 aprile).
C’è un fenomeno sociale, che riguarda Napoli ma anche altre realtà urbane italiane, che non è proprio recente, ma che negli ultimi tempi sta diventando sempre più allarmante, come Il Mattino sta puntualmente denunciando con inchieste e interviste. Ci riferiamo al fatto che sempre più adolescenti girano armati – coltelli, tirapugni, in qualche caso anche pistole – e che molte risse, litigi e battibecchi si risolvono, con crescente casistica, con l’uso delle armi. (andrea di consoli, il mattino, 19 aprile).
Le baby gang si rendono talvolta protagoniste di episodi gravissimi ed eclatanti che, a giudizio del capo della polizia, possono essere considerati anche “conseguenze di un periodo particolarmente difficile che ha segnato tutti. Il periodo di chiusura, dello stare a casa, della mancanza di comunicazione”. Insomma il peso del Covid e del lockdown potrebbero avere un ruolo anche nella recrudescenza di una serie di episodi delinquenziali riferiti ai giovani: “Sono episodi che vanno letti uno per uno e nei diversi contesti territoriali e che vengono da diversi ambiti sociali. Ma hanno bisogno — sottolinea il capo della polizia — dell’attenzione e di uno sforzo da parte di tutti e non solo delle forze dell’ordine” (anna paola merone, corriere del mezzogiorno, 22 aprile).
Lasciamo per un momento le baby gang e occupiamoci di una coppia, molto turbolenta, che nell’ultima settimana ha vissuto momenti critici. Turisti e clochard. Aiutare i primi cancellando i secondi? Essere misericordiosi con i senzatetto tenendo però d’occhio il decoro urbano? Sentiamo i diretti interessati.
I turisti in attesa del bus rosso si danno di gomito e prendono i cellulari per scattare foto: sulla collinetta dietro la quale si staglia, maestoso, il Maschio Angioino hanno appena individuato una capanna di plastica e materiale di recupero dalla quale sta uscendo qualcuno. Si spostano e scorgono altri ricoveri di fortuna realizzati da chi non ha casa e cerca di sopravvivere. Lo scatto del villaggio dei disperati con lo sfondo del Maschio Angioino sarà un trofeo da mostrare in tempo reale sui social (paolo barbuto, il mattino, 22 aprile).
Folla anche davanti al Museo Archeologico che si conferma “uno scrigno di tesori, ci torno ogni volta che vengo a Napoli”, sorride Maria, che ha scelto il Mann per un tuffo nell’arte durante il viaggio con la sorella. Un’occhiata a qualche cartone lasciato dai clochard sullo scalone laterale e via. Un sollievo vedere i turisti nelle aiuole pulite di recente dall’amministrazione con l’aiuto dei profughi ucraini. Numerose bandiere giallo-azzurre sventolavano ieri nella chiesa di Santa Maria delle Grazie in piazza Cavour per la Pasqua ucraina, che dura tre giorni. Uova colorate e colombe da benedire pregando per la pace. (anna laura de rosa, repubblica napoli, 25 aprile).
“L’immagine di quell’uomo che dimora ai piedi del Crocifisso che sembra vegliarlo mi ha colpito come una sciabolata”. L’assessore comunale alle politiche sociali, Luca Trapanese, ha ancora negli occhi la foto pubblicata da Repubblica del senzatetto nella Galleria Principe. Avvolto nelle coperte l’uomo dorme ai piedi del Crocifisso della chiesa monumentale di Santa Maria di Costantinopoli, proprio sotto il porticato. “Rappresenta la disperazione – aggiunge – oltre che la solitudine nella fragilità estrema a cui, come istituzioni, abbiamo il dovere di dare una risposta”. Assessore quell’uomo sotto il Crocifisso come gli oltre duemila senzatetto a Napoli chiedono un impegno quotidiano e forte. […] Dopo l’operazione in Galleria Umberto quali altri interventi ci saranno? “In Galleria siamo riusciti a convincere la maggior parte dei clochard ad accettare una sistemazione, anche se qualcuno ha deciso di non andare via. Purtroppo il 99% dei senza fissa dimora non vuole essere accolto, ma restare a vivere in strada. Il Comune non può fare nulla perché non c’è alcun obbligo in tal senso”. (marina cappitti, repubblica napoli, 22 aprile).
Non può andare in questo modo. Non è tollerabile che accada in una città che, anche dopo due anni di stallo causa pandemia, e nonostante la drammatica congiuntura internazionale dettata da una guerra in Europa, va all’incasso sul fronte turistico, imponendosi tra le mete più gettonate in Italia. (leandro del gaudio, il mattino, 27 aprile).
Con l’app CuraNapoli potete ora votare: tasto 1 per salvare i clochard (almeno quell’un per cento che accetta una mano), tasto 2 per rassegnarsi all’invasione turistica e far pagare la tassa di soggiorno anche ai napoletani.
Ora due minuti di pausa, pubblicità, poi riprendiamo con una interessante questione generazionale. (a cura di davide schiavon)
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