La discarica di Roncigliano, alle porte di Roma, si vede poco, ma si sente. Da un lato un terrapieno ricoperto di oleandri ostruisce la vista, dall’altro c’è una piccola collina. Il resto confina con un tratto di campagna ed è più difficile avvicinarsi. Eppure basta annusare l’aria, ascoltare il suono della retromarcia dei mezzi che si muovono all’interno dell’area o osservare lo stormo di gabbiani che fa la spola fra la discarica e i campi circostanti per ricordare che in questo momento, proprio lì, viene portata una parte consistente dei rifiuti di Roma e di altre città del Lazio.
L’11 gennaio il sindaco di Roma Gualtieri, in qualità di sindaco anche della città metropolitana, ha prorogato l’apertura della discarica di Roncigliano (situata nel comune di Albano Laziale, non lontana dalla zona industriale di Pomezia-Santa Palomba) fino al luglio 2022, dando continuità a un provvedimento preso durante l’estate del 2021 dall’allora sindaca Virginia Raggi. La proroga si basa sulla constatazione che le iniziative portate avanti finora dalle istituzioni non hanno permesso l’uscita da uno stato di criticità. La proroga dovrebbe evitare il collasso del sistema di raccolta di rifiuti della capitale, ma estende ad altri ventiquattro comuni dell’area metropolitana di Roma la possibilità di inviare i rifiuti a Roncigliano, confermando comunque un limite per la capacità di accoglimento della discarica. Questo provvedimento cerca di rimediare al recente esaurimento degli spazi della discarica di Fosso Crepacuore, nei pressi di Civitavecchia. La decisione ha provocato la rabbia dei cittadini che vivono nella zona intorno alla discarica (in particolare quelli di Albano Laziale, Ardea, Genzano di Roma e Ariccia) i quali, già riuniti in un coordinamento contro il progetto di costruzione di un inceneritore ad Albano, ora chiedono la chiusura della discarica, facendo anche notare come, al ritmo attuale di deposito dei rifiuti, lo spazio disponibile dovrebbe esaurirsi nel giro di poche settimane.
Il 15 gennaio chi sostiene il coordinamento e alcune realtà romane hanno partecipato a una manifestazione a Roma a piazza Santi Apostoli, di fronte a palazzo Valentini, sede della prefettura di Roma e della Città metropolitana. «Non vogliamo limitarci a impedire che i rifiuti arrivino qui per spostare il problema altrove, lasciando il cerino acceso in mano a un altro territorio. Vorremmo evitare la costruzione di nuove discariche, gestendo i rifiuti in modo diverso», ha spiegato uno degli attivisti. La proposta è quella di conferire i rifiuti organici in impianti di piccole dimensioni a fermentazione aerobica per la produzione di concime, evitando grandi impianti a fermentazione anaerobica che dalla stessa materia producono dei gas, fra cui il metano. Un altro attivista ha fatto notare come la situazione sia stata aggravata dalla pulizia straordinaria realizzata a Roma, con una certa fatica, all’inizio del mandato di Gualtieri. «Non di rado ci accorgiamo che i rifiuti che arrivano non sono stati trattati e quindi non avrebbero i requisiti per essere inseriti nella discarica», ha aggiunto un altro dei membri del coordinamento; anche l’Arpa in un’analisi risalente all’agosto del 2021 ha ravvisato delle criticità sotto questo aspetto.
Il coordinamento ha predisposto davanti all’ingresso della discarica un presidio con l’obiettivo di controllare le tipologie di rifiuti che vengono portati dai camion. Il trattamento di stabilizzazione preliminare al conferimento veniva prima svolto da un impianto per il Trattamento meccanico biologico (Tmb, si occupa di separare l’immondizia indifferenziata in una parte da destinare alla discarica e in una da incenerire) che però è andato a fuoco pochi anni fa e non ha ancora ripreso le attività. «Ad Albano Laziale raggiungiamo tassi molto alti di raccolta differenziata, e questo rende ancora più difficile accettare la presenza della discarica con i rifiuti di Roma», ci ha spiegato un’altra attivista mentre aspettavamo che una delegazione di manifestanti uscisse da palazzo Valentini, dove era in corso un incontro (poi giudicato del tutto insoddisfacente dalla delegazione) con il vicesindaco della città metropolitana, il sindaco di Colleferro, Pierluigi Sanna, e il capo gabinetto di Gualtieri.
L’idea di evitare il ricorso a nuove discariche si scontra però con la realtà di una capitale che, a prescindere da chi la governa, sembra non essere in grado di trovare un modo alternativo alle discariche per gestire i suoi copiosi rifiuti. Tuttavia, il problema dell’accoglimento dell’immondizia di Roma non è una novità: per anni l’enorme discarica di Malagrotta, nella zona sud-occidentale, ha tenuto in piedi un sistema in cui la raccolta differenziata ha un impatto limitato e in cui il conferimento di grandi quantità di materiali indifferenziati è ancora alla base delle modalità di gestione. Nel 2013 la chiusura di Malagrotta, promossa dalla giunta Marino dopo anni di attività in proroga, ha causato – in mancanza di un piano per cambiare la gestione dei rifiuti – la periodica necessità di trovare dei nuovi luoghi, anche al di fuori della regione Lazio, per portare la spazzatura. Di qui la continua ricerca, passando da un’emergenza a un’altra, di siti utilizzabili e la conseguente opposizione delle comunità locali. Solo nel 2020 la regione Lazio ha approvato, dopo un complesso percorso legislativo, un piano regionale dei rifiuti che fornisce la cornice entro cui i comuni dovrebbero agire, ponendo degli obiettivi ambiziosi come la media del 70% di raccolta differenziata e la chiusura del ciclo dei rifiuti all’interno della regione entro il 2025.
Nell’ordinanza di Gualtieri si dice che la proroga dell’uso della discarica servirebbe a evitare effetti nocivi sulla salute, sull’ambiente e l’interruzione di un servizio pubblico, ma allo stesso tempo si riconosce che parti del sito di Roncigliano avrebbero bisogno di essere bonificate. Si afferma anche la non pericolosità della discarica rispetto all’inquinamento delle falde acquifere, riconoscendo però che servirebbero dei nuovi interventi per capire qual è la causa dei valori alterati riscontrati. Per esempio, i dati dell’Agenzia regionale protezione ambientale del Lazio (settembre 2021) hanno evidenziato la presenza di due idrocarburi, di fluoruri e di arsenico in quantità superiore ai limiti di legge. Per queste ultime due tipologie di sostanze non si può escludere una presenza nell’ambiente a prescindere dalla discarica, mentre per gli idrocarburi il legame sembra più probabile. Dal coordinamento si denuncia comunque un insufficiente livello di controlli e si fa notare come, se il nesso fra la presenza della discarica e l’inquinamento delle acque fosse confermato, col tempo i danni non faranno altro che allargarsi anche a zone a valle del sito di Roncigliano.
A subire in pieno la presenza della discarica sono intanto gli abitanti del Villaggio Ardeatino, una frazione del comune di Ardea che si trova di fronte all’entrata della discarica, separati solo dal terrapieno con gli oleandri e dalla via Ardeatina. Passeggiando lungo la via di ingresso al Villaggio è difficile non notare delle grandi cisterne azzurre piene d’acqua che ogni villetta usa per fare fronte alla mancanza di un acquedotto pubblico e all’impossibilità di usare l’acqua inquinata della zona.
Il dato che emerge, in sostanza, è la mancanza di una volontà – tanto politica quanto industriale e commerciale – di ridurre la quantità di rifiuti prodotti (si pensi solo all’aumento avvenuto negli ultimi anni degli imballaggi di cartone, a causa della forte crescita delle vendite online). Emerge però anche l’aumento della conflittualità interna, dovuta alla presenza sul territorio di un agglomerato urbano così ingombrante come Roma, le cui esigenze sembrano spesso prevalere su quelle di chi abita intorno, come è avvenuto negli anni passati anche per quel che riguarda l’approvvigionamento idrico. Si può intravedere anche un problema istituzionale: l’aver dato al sindaco della città più grande anche il ruolo di sindaco della città metropolitana forse non ha contribuito a creare uno spazio di confronto fra esigenze territoriali diverse di cui invece ci sarebbe particolare bisogno. (alessandro stoppoloni)
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