da: Contropiano
Intervista a Maurizio, del Comitato contro la cementificazione a Tor di Valle, realizzata da Radio Città Aperta.
Come avete accolto la decisione della Raggi di approvare il progetto dello stadio per la Roma, nonostante tutto quel che era stato promesso in precedenza?
Siamo preoccupati. La prova lampante è che siamo giunti a un punto in cui non è più sostenibile alcuna difesa dei diritti della cittadinanza. Berdini è uno abituato a battersi e a lottare; se ha gettato la spugna evidentemente ha capito che l’accordo tra il comune e la giunta dei Cinque stelle con i palazzinari ormai era arrivato a un punto di non ritorno. Siamo preoccupati perché noi che viviamo in zona conosciamo già benissimo le difficoltà della vita ora, tra il traffico, la qualità della vita pessima e un impatto di quella portata. E non stiamo parlando solo di stadio, ma dei grattacieli, del centro commerciale, quattordicimila e cinquecento persone (stimate) che dovrebbero venire a lavorare, tutti i giorni, dal lunedì a venerdì, in quella zona. Una zona delicatissima, un’ansa del Tevere, a rischio idrogeologico del più alto livello, con un traffico già insopportabile sulla Via del Mare e l’Ostiense, con un trasporto pubblico assolutamente insostenibile che oggi è la Roma-Lido.
Su tutto questo quadrante, tutta questa zona così delineata, mettere un mostro di quella portata vuol dire mandare all’aria un settore intero della città. Ci sono delle falle enormi, che peraltro sono state anche messe in evidenza dal giudizio negativo espresso dai tecnici del comune di Roma, della città metropolitana e della provincia, legati appunto all’aspetto ambientale, idrogeologico, della mobilità e quant’altro. Però nonostante questo si va avanti imperterriti, perché gli interessi dei soliti noti, dei poteri forti, dei costruttori, dei palazzinari contano di più dei diritti dei cittadini ad avere una qualità della vita dignitosa. Noi siamo ovviamente molto rammaricati per tutto questo, ma non gettiamo la spugna. Ci batteremo fino all’ultimo minuto e anche dopo, per impedire questo scempio. Metteremo in cantiere, insieme a tutti gli altri comitati, ovviamente, non da soli, una serie di iniziative; e comunque non ci fermeremo, anche se la conferenza dei servizi, in ultima istanza il 3 marzo, dovesse dare il suo ok al progetto. Noi non smobilitiamo.
Noi che viviamo là sappiamo cosa vuol dire avere un treno Roma-Lido già oggi classificato come linea peggiore d’Italia da Legambiente, e su cui si abbatterebbero decine di migliaia di tifosi i giorni delle partite della Roma, e comunque molte migliaia di altri passeggeri che si recherebbero negli uffici dei grattacieli. Le strade sono già al collasso. La mattina, nell’orario di punta, non si circola… Evidentemente chi ha fatto questo progetto neanche si è degnato di vedere cosa c’è in zona. Hanno fatto il progetto sulla carta, tirato delle righe senza vedere cosa c’è sotto, e sono andati avanti, Perché l’importante era fare il business, perché, appunto, qui stiamo parlando di un affare di un miliardo, un miliardo e mezzo di euro, non è che se ne vedono tanti di questi tempi in giro. E quindi per fare questo si passa sopra a tutto. Capisco, fino a un certo punto, che chi fa l’imprenditore, chi fa il palazzinaro, pensa solo alle sue tasche. Invece non è comprensibile che la regione Lazio e il comune di Roma si prestino a queste cose. È veramente vergognoso.
È ancora meno comprensibile che la sindaca e il consiglio attualmente in carica abbiano vinto le elezioni proponendo un programma che parlava di cose ben diverse da quelle che stiamo vedendo in questi giorni. Anche considerando il fatto che il piano attuale, già ridotto a seicentocinquantamila metri cubi (circa il 20% in meno rispetto al progetto originario) è comunque più del doppio rispetto a quanto contemplato dal piano regolatore. Alla fine non conta nulla, se non l’interesse di chi deve realizzarla quest’area.
È così. Noi abbiamo sempre sostenuto che, al massimo, in quell’area là si poteva fare lo stadio, perché lì c’è l’ippodromo, uno ci mette lo stadio sopra e sta a posto. Tutto il resto non si può fare. È vergognoso che un partito, una lista che si è presentata alle elezioni su certi punti politici forti, come il rifiuto della devastazione dei territori, poi una volta al governo della città cambi idea e cominci a trattare. A noi ha dato molto fastidio il fatto che i Parnasi, i Pallotta, i dirigenti della Roma entrano ed escono dal comune come se fosse casa loro e noi non abbiamo avuto nemmeno la possibilità di incontrare qualcuno, perché non ci hanno ricevuto. Evidentemente una cosa sono le promesse elettorali, altra cosa è la realtà. Io credo che i Cinque stelle stiano sbagliando e pagheranno un prezzo altissimo, perché la devastazione di Tor di Valle sarà un punto di non ritorno. Un punto di non ritorno e una cartina al tornasole di quello che vuol dire governare la città. Noi crediamo che su questa cosa non sia possibile nessuna mediazione, nemmeno mezzo grattacielo, perché non è sostenibile. Noi vogliamo una città che sia sostenibile e questo è esattamente il contrario.
Tra l’altro sui grattacieli si sono limitati forse a tagliare qualche piano. Dovevano essere alte duecento metri, queste torri, nel nuovo progetto sarebbero leggermente più basse. In tutto questo lo stadio rappresenta appena il 18% di tutta l’area. Il che la dice lunga su quale sia poi il reale interesse, no?
Esatto. L’intelligenza – diciamo – di queste persone è stata proprio quella di cercare di solleticare gli istinti più bassi dei tifosi, della tifoseria romanista, in modo da far credere che in questa maniera la città acquisirebbe un grande prestigio, eccetera. Io francamente tutto questo prestigio non lo vedo. Comunque i tifosi della Roma devono sapere, e molti lo sanno, che intanto lo stadio non è e non sarà della Roma. La Roma pagherà un bellissimo affitto al signor finanziere James Pallotta, il quale poi può decidere anche di vendere lo stadio, anche se ci sarà un accordo che prevederà un diritto di prelazione. Sappiamo bene come è la finanza: si compra, si vende e via, si va da un’altra parte. I tifosi romanisti devono sapere che allo stadio non ci arriveranno mai, perché sessantamila persone in quella situazione, pur con tutte le strade che ci pensano di fare, ponti, eccetera, non ci arriveranno mai. Per arrivarci dovranno partire il giorno prima, perché altrimenti non vedranno nemmeno i tempi supplementari. E poi altre questioni: mezzi grattacieli o grattacieli interi lì, in quella zona lì, a rischio esondazione, dove quando piove molto il Tevere fa uscire l’acqua da sotto e va a finire dritto nelle case del quartiere di Decima. Questo bisogna saperlo. Può darsi che ai tifosi non interessi, perché vivono da un’altra parte, però questo è. Noi lo sappiamo. E quindi su questa cosa siamo irriducibili, non ci può essere nessuna mediazione. Stiamo cercando di fare chiarezza per aprire gli occhi a tutti coloro che ancora li hanno, come dire, coperti da annunci roboanti. Tipo: in questa maniera ci saranno posti di lavoro a iosa, addirittura aumenterà il Pil… Se ne sono sentite di tutti i colori.
Una manna dal cielo, praticamente…
Come il “milione di posti di lavoro” di Berlusconi, qualche anno fa. Uguale, praticamente. Invece è tutto falso.
Tra l’altro in città ci sarebbe anche uno stadio già fatto – il Flaminio – che versa in stato di abbandono. In chiusura: di che cosa ha veramente bisogno Tor di Valle, invece dello stadio?
Ti ringrazio per la domanda perché è importante, perché noi di solito dobbiamo cercare di rimbeccare le accusa che ci vengono fatte, che siamo “quelli del no e basta”. E invece noi vogliamo che Tor di Valle venga riqualificata, e non vogliamo che la zona continui a degradare, perché oggi, oggettivamente, essendo abbandonata, sta degradando. Lì ci va, da piano regolatore, un bel parco fluviale. È quello che deve essere fatto. Perché ci sia un parco godibile da tutti i cittadini romani, un parco pubblico, non privato. Questa è l’idea, perché quell’area là deve essere destinata a questo, non può avere altre vocazioni. Questa è la nostra proposta, che rilanciamo. (redazione radio città aperta)
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