Saylor Moon preferisce il tabacco da rollare alle sigarette. A pochi metri Naruto fa girare una canna prima di nuove avventure. Il Comicon 2017 ha presentato alla Mostra d’Oltremare un programma ricco di eventi e iniziative, dentro la cornice luminosa del complesso razionalista di piazzale Tecchio, benedetta dal clima ideale per un week-end.
Organizzata a cavallo del primo maggio, la manifestazione occupa il fine settimana lungo che rimpingua le casse e i numeri del boom turistico napoletano. Migliaia di persone hanno invaso i viali della Mostra, in quattro giornate meglio organizzate degli anni precedenti, in un clima rilassato nonostante la ressa. Voci incontrollate diffuse via web parlavano di controlli serrati all’ingresso, perquisizioni e rigidità che, invece, non ci sono e così Naruto può rilassarsi portando dentro con i suoi amici zaini pieni di birre gelate e stecche di fumo per allietare la giornata tra un’avventura e l’altra.
Nata nel 1998 e cresciuta in modo esponenziale fino a spostarsi, per ragioni logistiche, da Castel Sant’Elmo alla Mostra d’Oltremare nel 2010, Comicon è un successo dell’imprenditoria culturale napoletana che ha saputo resistere nel tempo rappresentando un punto di riferimento per tante tribù del sottobosco culturale metropolitano. Sembra persino riduttiva, ormai, la dizione di “festival del fumetto” per una manifestazione che raccoglie differenti universi della produzione culturale di massa contemporanea.
Il fumetto resta tuttavia il fulcro della rassegna, con un’ampia area espositiva per case editrici e rivenditori. Accanto ai colossi dell’editoria, alcune case dal minore fatturato presentano anche produzioni di pregio, con il predominio della graphic novel che negli ultimi anni ha conquistato spazio in un mercato del quale si fa fatica a rilevare con precisione i dati ma che è il quarto al mondo per fatturato, dopo Giappone, USA e Francia. Un settore dell’editoria le cui vendite si dividono tra le edicole, dove continua la fortuna di fumetti “industriali” come Topolino, i classici Bonelli e i Manga in formato tascabile. Accanto a questo “antico” canale di diffusione le librerie e le fumetterie, dentro cui è possibile trovare collezionisti e appassionati in cerca di materiali più ricercati, compravendite di usato e scambi. Un mercato da duecento milioni all’anno, con un “peso” nel mercato editoriale italiano di circa il dieci per cento. Se nelle edicole, tuttavia, l’accessibilità di prodotti come Topolino o Tex è abbastanza agevole, il discorso cambia per albi e graphic novel, i cui prezzi restano elevati anche all’interno della fiera. Manca, probabilmente, una qualche forma d’intervento pubblico per favorire l’accesso anche ai ragazzi con minore disponibilità economica familiare. A ogni modo, il successo è innegabile e al netto della giungla del lavoro precario su cui si basano tutti gli eventi di questo tipo, anche il successo in termini di indotto è un elemento impossibile da trascurare.
Esauriti gli abbonamenti per quattro giorni e i biglietti per le giornate di sabato e domenica. Per lunedì primo maggio le vendite sono arrivate al novanta per cento. In pratica tutto esaurito grazie al convergere di più fattori, la stagione d’oro del turismo in città e la crescita dell’evento come punto d’incontro di reti sparse in tutta Italia, che si tengono insieme tramite le infinite modalità di socializzazione digitale, radunando appassionati di fumetti ma anche di giochi di ruolo, videogiochi, cartoni animati e serie tv.
Sono molteplici, infatti, i dialetti che si mescolano tra orde di zombie e pokemon con la pancetta che ogni tanto si rilassano all’ombra della Torre delle Nazioni, quando la temperatura sotto il costume felpato diventa insostenibile. Sono loro i protagonisti più visibili, in un evento che, comunque, offre un programma interessante.
In occasione del quarantesimo anniversario del movimento del ’77, Comicon riconosce il contributo di quella stagione artistica e politica alla storia del fumetto, dedicandogli numerosi spazi come l’incontro con Filippo Scozzari, in occasione dell’uscita della nuova edizione di Prima pagare poi ricordare e Memorie dell’arte bimba, due testi di culto dello scorretto e geniale disegnatore che ha attraversato la stagione più felice di quest’arte in Italia. Un’ambiente di creatività e rivolta politica ed esistenziale passato attraverso esperienze editoriali d’avanguardia come Frigidaire sulle cui pagine – che andrebbero in qualche modo fatte conoscere a quest’orda di giovanissimi fra i quali l’egemonia dei Manga è saldissima – è passato anche Tanino Liberatore, ospite per presentare il suo I fiori del Male e partecipare al dibattito Ricordando il ’77, che insieme alla presentazione del concorso e alla mostra Anni di Piombo completano l’omaggio a una storia importante che riesce a fare capolino dentro l’egemonia culturale nipponica.
La vera star dell’evento, infatti, è Toyotaro, campione d’incassi su carta e su pellicola con il suo Dragon Ball Super, ospite di un programma articolato che vede il sovrapporsi d’iniziative e relativi raduni di “popolazioni culturalmente affini” nel caldo umido dei padiglioni. Sul piazzale esterno gruppi musicali diffondono dal palco sigle di cartoon storici come Mila e Shiro, cantati a squarciagola anche da un pubblico di giovanissimi insieme alle sigle delle moderne saghe animate.
Come ogni anno colpisce, oltre alla massa, l’eterogeneità delle “famiglie culturali” – in realtà presenti in Italia già da un trentennio – di videogames addicted, fanatici dei Manga, appassionati di giochi di ruolo, campioni di Subbuteo e fan delle serie tv del momento. Fenomeni accomunati sotto la dizione di “nerd”, un termine che inquadra in maniera approssimativa una fetta di popolazione giovanile (e non) che trova da quasi vent’anni ormai una casa al Comicon.
Il festival rappresenta, con il suo profilo multiforme, uno spaccato esaustivo di quello che si muove sulle reti digitali, un mondo parallelo a quello reale e che si presta a numerose considerazioni. Non si può, infatti, di fronte a una folla di Lamu, Spiderman e nobili cavalieri del Trono di Spade, non pensare alla forte pervasività che questi fenomeni, saldamente nelle mani della grande industria dello spettacolo, hanno sull’immaginario collettivo. In Giappone esistono gruppi di appassionati di Manga chiamati Otaku che vivono come veri e propri cartoni animati, talvolta ricorrendo alla chirurgia estetica per modificare le proprie sembianze e somigliare ai propri beniamini. Sono i frutti di uno strapotere sorretto da enormi investimenti dei colossi dell’entertainment, cresciuti a dismisura nell’era della televisione on demand, che lasciano pochissimo spazio a letture alternative e conoscono una forma aggregativa solo se legata alle regole del mainstream. Pezzi di società giovanile riuniti intorno a estetiche diverse, accomunate dall’appartenenza a un’ideologia del disimpegno che è funzionale all’ordine costituito.
Certo prescinde dal lavoro degli organizzatori del Comicon ma è un dato importante, e ancora non precisamente quantificato, l’affermarsi tra i giovani di una socialità che colma la distanza dal mondo reale con pezzi di una vita virtuale e priva di conflitti. Solo poche settimane fa un’altra fetta di popolazione giovanile, dall’altro lato di piazzale Tecchio, cercava di cacciare da Napoli Salvini, un mostro che non usciva da un fumetto ma era purtroppo “umano, troppo umano”.
Nonostante questo ci si diverte, nella zona del laghetto in fondo alla Mostra, tra le zanzare e i pollini alzati dal vento fresco di una primavera timida; si banchetta, si scambiano numeri di telefono e si fanno foto. In fondo, dietro lo sporchissimo e melmoso laghetto, orde di cavalieri moderni si sfidano a colpi di spada dentro arene che richiamano un Campo di Marte medioevale.
Nella multiforme folla la fanno da padrone i cosplayer e i loro variopinti costumi, in molti casi confezionati con grande maestria. Un fenomeno sul quale si sprecano i commenti di scherno ma che rappresentano, comunque, un pezzo della popolazione giovanile attuale, peraltro in relazione con centinaia di comunità virtuali che sviluppano, indipendentemente dagli eventi storici, una cultura ancora da comprendere. Saranno loro, i pezzi della società che viene, nei panni di Lupin III o del “vicino Totoro” con l’accento di Frosinone. In maschera, sfuggenti alle definizioni, tenuti insieme da una socialità virtuale e impolitica che sul selciato della Mostra d’Oltremare offre uno spaccato eloquente dell’informe società dell’era digitale. (antonio bove)
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