I risultati del secondo turno delle elezioni presidenziali in Colombia sono stati resi noti. Gustavo Petro, economista, politico ed ex guerrigliero ha sconfitto Rodolfo Hernández al secondo turno del 19 giugno ed è stato eletto presidente della Colombia. Per la vicepresidenza, Petro ha fatto una scelta storica per la politica colombiana, incarnata da Francia Márquez Mina, una donna afrodiscendente, attivista ambientale del sud ovest colombiano, nata e cresciuta nel Cauca, una delle regioni più colpite dal conflitto armato e tra le più escluse dal governo centrale metropolitano. I candidati del Pacto Histórico, il partito vincitore, hanno ottenuto il 50,5% dei voti contro il 47,16% del partito dell’imprenditore Rodolfo Hernández, la cui campagna è stata segnata da scandali di corruzione e affermazioni sessiste e omofobiche. Nel nostro paese, che è profondamente razzista e classista, l’elezione di Francia Márquez ha una forza simbolica tale da permetterci di immaginare altre forme di futuro per la Colombia.
Francia Márquez è la prima leader nera a ricoprire il posto da vicepresidente. Sette anni fa si è messa in cammino dal sud ovest della Colombia verso la capitale per raggiungere con i suoi compagni il ministero dell’ambiente e protestare contro la deviazione del fiume Ovejas, contro le enormi concessioni minerarie e l’uso di sostanze tossiche come il mercurio per estrarre oro. Nel 2018, dopo aver vinto il Goldman Prize per l’attivismo ambientale, ha ricevuto numerose minacce. Nel 2019 è sopravvissuta a un tentato omicidio. Uno degli slogan più memorabili della sua campagna è stato “Vivir sabroso”, che incarna la possibilità di godersi la vita e assaporarla al di là della ricchezza materiale.
In seguito ai risultati elettorali, le strade della Colombia si sono riempite di persone che hanno celebrato la notizia incredule e felici per questa nuova proposta in opposizione al governo tradizionale del paese, guidato da decenni da élite imprenditoriali ultraconservatrici. Come ha detto Gustavo Petro nel suo discorso dopo la notizia della vittoria, questa elezione indica un orizzonte alternativo nel quale «la pace non è altro che la garanzia dei diritti delle persone. Pace è dare alla società colombiana opportunità, pace è che qualcuno come Francia possa diventare vicepresidente».
Per capire meglio questa affermazione, ricordiamo che l’Accordo di Pace con gli ex guerriglieri delle Farc-Ep (Forze rivoluzionarie della Colombia – Esercito del popolo), firmato nel 2016 dal governo colombiano, ha avuto un’attuazione molto debole negli scorsi anni. Questioni cruciali sono state omesse dal governo precedente, quello di Iván Duque, erede del presidente Álvaro Uribe Vélez, le cui politiche controverse avevano prevalso nel paese negli ultimi vent’anni. La vittoria del Pacto Histórico è dovuta in parte anche agli errori e ai tragici eventi che sono accaduti e si sono intensificati durante il mandato di Duque. Tra gli avvenimenti più recenti, le dozzine di morti durante lo sciopero nazionale del 2021 e l’aumento dei massacri in diverse zone del paese. E poi: la persecuzione e l’omicidio di giovani, di difensori dei diritti umani, di firmatari dell’Accordo di pace e di leader sociali. Secondo l’Istituto per gli studi sullo sviluppo e la pace, dal momento della firma dell’Accordo al 19 giugno 2022 sono stati almeno 1.316 i leader sociali assassinati. Secondo la Ong Global Witness, osservatorio sulle violenze ambientali a livello mondiale, la Colombia nel 2020, per il secondo anno di fila, ha il triste primato per numero di difensori ambientali ammazzati.
Dopo aver saputo i risultati, in tantissimi siamo scesi per strada, in moltissimi luoghi del paese. Eravamo increduli e i cuori ci scoppiavano di gioia per la forza simbolica e politica di questa elezione, in un paese così frammentato e diversificato come la Colombia, che per decenni è stato governato solo da élite familiari con enormi poteri politici ed economici. Si è festeggiato in particolare nelle regioni tradizionalmente marginalizzate e impoverite, che sono andare a votare e hanno fatto sentire la propria decisione. Molti indigeni e afrodiscendenti si sono sentiti rappresentati da Francia Márquez e per questo lei è stata decisiva per il trionfo del Pacto Histórico.
Francia propone un’agenda pubblica fortemente femminista, anti-patriarcale, anti-razzista e anti-coloniale, per la prima volta dopo anni in cui questi movimenti sono stati sottovalutati, perseguitati, stigmatizzati e persino eliminati dallo spazio pubblico.
Questa elezione rappresenta anche una possibilità di riconoscimento da parte del governo di corpi oggetto di razzismo, vittime del conflitto armato, indigeni, LGBTQI+ e molti altri tipi di popolazioni. Aspettative e paure tra chi supporta e chi si oppone a questo nuovo governo di certo cambieranno lungo il percorso. Ma, per adesso, la possibilità di cambiamento e di partecipazione alle decisioni da parte delle popolazioni marginalizzate è importante: è un carnevale e noi vogliamo continuare a ballare e sognare “finché la dignità diventerà un’abitudine”. (maría del pilar peralta ardila / traduzione di gloria pessina)
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