
La scadenza per l’assegnazione del nuovo spazio di XM24 era stata fissata per il 15 novembre 2019. La data era stata proposta e siglata da Matteo Lepore (assessore alla cultura, turismo, sport e immaginazione civica del comune di Bologna) il giorno dello sgombero del centro sociale, 6 agosto 2019, per rimediare al danno di immagine dovuto all’utilizzo delle “ruspe democratiche” utilizzate per sgomberare il centro sociale; una scadenza che avrebbe dovuto segnare la conclusione della lunga trattativa avvenuta tra l’assessore e gli attivisti del centro sociale, resasi necessaria dopo la resistenza creativa degli attivisti la scorsa estate. Come dichiarato da Lepore, l’obiettivo di questa trattativa era quello di trovare “uno spazio adeguato” a partire da quattro luoghi già individuati da XM24.
Che l’interlocuzione non stesse portando a nessun risultato soddisfacente, però, era stato sottolineato più volte dai militanti del centro sociale, determinati ad avere nuovamente uno spazio nel quartiere della Bolognina, casa storica di XM24. In questi mesi, però, l’unico spazio realmente proposto dall’assessore è stato quello in via Zanardi 378: un magazzino ancora parzialmente in funzione, a “cinquantasette minuti” a piedi da via Fioravanti 24. Decisamente troppo lontano dal quartiere in cui XM24 si trova da diciassette anni, ed estraneo alla lista degli spazi proposti dal collettivo. Rispetto a questi ultimi, e alla loro “non idoneità”, le motivazioni fornite dal Comune sono state differenti: l’ex caserma Sani perché di proprietà del demanio; l’edificio di via Bignardi, in disuso dagli anni 2000, perché di proprietà di un privato che non ha garantito la disponibilità a cedere la proprietà; l’ex deposito Tper (l’azienda che gestisce il trasporto pubblico cittadino) di via Bigari, perché di proprietà della città metropolitana. Tutte queste informazioni erano però già note all’assessore il 6 agosto, motivo per cui l’impegno preso dalla giunta avrebbe dovuto essere quello di attivarsi per sbloccare almeno una di queste situazioni, rendendo accessibile uno degli spazi proposti.
Decisi a non retrocedere e con la necessità sempre più stringente di riprendere le attività e le lotte in corso prima dello sgombero, all’alba del 15 novembre gli attivisti di XM24 hanno occupato l’ex caserma Sani, aprendo un nuovo spazio autogestito in città. Abbandonata da decenni, l’area dell’ex caserma si estende per più di dieci ettari tra via Ferrarese e via Stalingrado: un’area molto ampia, piena di edifici e luoghi differenti potenzialmente in grado di ospitare una molteplicità di progetti, percorsi e persone. Fin dalle prime ore del mattino decine di persone si sono riversate nel nuovo spazio, mettendo a disposizione la loro creatività e manualità; due degli edifici principali sono stati messi in sicurezza, puliti e resi vivibili per la prima assemblea pubblica, lo stesso venerdì alle sei del pomeriggio. In uno stanzone enorme, stipato di persone, allegria e fumo, alcuni esponenti di XM24 hanno ripercorso il cammino degli ultimi mesi e dato la possibilità a chi era presente di proporre attività future. Ne sono uscite le proposte più disparate: un caseificio, corsi di formazione di difesa legale, un’autoinchiesta su come il “maschile” e il “femminile” si costruiscono e si reiterano nei generi e nei ruoli; attività ludico-creative per bambini e bambine, corsi di giornalismo alternativo, assemblee studentesche, sport popolare, pranzi di quartiere, cene e balotta.
L’assemblea si è rivelata un momento creativo-decisionale importante. In una città come Bologna, sulla carta fiore all’occhiello per la sua capacità di creare nuove politiche di partecipazione, ma nei fatti città sempre più votata al turismo low cost, alla gentrificazione del centro storico e delle periferie, alla promozione di forme di “partecipazione senza potere a sostegno di un potere senza partecipazione”, determinata a diventare la città del cibo e dell’italian food grazie all’apertura di FICO, l’occupazione di XM24 riecheggia come un fuoco d’artificio in quei palazzi che strumentalizzano concetti come legalità e partecipazione trasformandoli in maschere dietro le quali nascondersi per negare legittimità a modalità autonome di organizzazione sociale.
“Abbiamo bisogno di spazi per vivere, sperimentare e socializzare fuori dalle logiche di mercato e contro l’isolamento. Luoghi per immaginare e costruire ciò che non c’è e ricercare quello di cui abbiamo bisogno”, è stato scritto da XM24 in questi giorni. In questo desiderio di autonomia e libertà si esprime la capacità di mettere a fuoco il contrasto tra la “partecipazione dall’alto”, incoraggiata dai dispositivi istituzionali, e quella praticata ogni giorno in modo indipendente, innovativo e coraggioso.
Da parte delle istituzioni, al momento, non c’è stata nessuna reazione. Nel corso di questi mesi la scelta di scartare l’ex caserma Sani dal tavolo delle trattative è stata motivata dal fatto che si tratta di un’area di proprietà del demanio; una motivazione che appare piuttosto come una scusa per nascondere la scarsa volontà di ragionare sui possibili utilizzi di questo spazio. Neppure da Cassa depositi e prestiti sono arrivate dichiarazioni ufficiali. D’altronde il quarto concorso internazionale bandito da CDP Investimenti Sgr si è concluso già da due anni (con la vincita dello studio Dogma di Bruxelles) ma la riqualificazione dell’area con giardini, cortili, percorsi ciclabili e pedonali, spazi domestici e di lavoro, resta un sogno (di pochi) difficile da realizzare, anche perché attualmente non è stato individuato nessun partner finanziatore del progetto. In attesa di nuovi sviluppi, in via Ferrarese 199 continua la riqualificazione dal basso, tra fango, pioggia e spiragli di sole che regalano anche l’arcobaleno. Contro il Nulla che avanza, XM24 r-esiste! (rita marzio)
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