“Me chiammo Giuseppe […] vivo ‘a quanno so’ nnato dint’ ‘o Lotto Zero […] pazziann’ , pazziann’ me sceto ‘a matina perché stuort’ o muort’ aggia jì a scola”. (Lotto Infinito, E. Avitabile).
«Siamo venuti a scuola i primi giorni di settembre e ci siamo trovati le porte chiuse in faccia». Così una mamma del rione Lotto Zero di Ponticelli racconta la rabbia e la delusione nel trovare chiuso l’unico micro-nido del quartiere. Una chiusura che ha aspetti paradossali, perché sembra legata al tipo di risorse utilizzate per il funzionamento del nido. Infatti, a differenza di altre strutture, quelle costruite e finanziate con i fondi del PAC, Piano di azione e coesione proposto dall’allora ministro Barca, a oggi, non hanno riaperto. Le risorse del piano erano state recuperate dai fondi strutturali europei. Due anni fa, grazie a un primo finanziamento, nacque il micro-nido Lotto O, la cui gestione fu affidata a una cooperativa. I fondi, al momento dell’inaugurazione, garantivano un biennio di funzionamento, cioè un ciclo di micro-nido. Poi qualcosa è andato storto. Nonostante la Regione abbia annunciato, lo scorso agosto, la disponibilità di 1.225.000 euro destinati al comune di Napoli per piani di intervento nel settore della prima infanzia, al rientro a scuola i bambini risultavano regolarmente iscritti nelle graduatorie ma la mancanza dei soldi “in cassa” (in attesa di decreti ministeriali e variazioni di bilancio comunali) non ha consentito l’apertura dei nidi. A Napoli si contano ben otto strutture finanziate con queste risorse (dalla municipalità di Chiaia-San Ferdinando a Pianura, passando per il Vomero e la Sanità fino a Ponticelli) e ne risulta aperta a inizio anno scolastico solo una (Arenella) che beneficia ancora di un mese di autonomia ereditato dalla precedente gara d’appalto.
«A oggi i bambini sono ancora a casa – prosegue la mamma di Ponticelli –. Con tutto il carico su noi genitori precari o disoccupati, che quando non abbiamo i nonni, spendiamo i soldi in baby-sitter». Programmare tutto nei tempi sembra quasi impossibile, considerato che è dal 1999 che nel Lotto Zero si attende la “Città dei bambini”. In questo caso, la filiera delle responsabilità sembra tutta cittadina. Non si sarebbe scelto in tempo se gestire direttamente i nidi, rendendoli stabilmente comunali, o ripetere la gara di affidamento mettendo a disposizione i nuovi fondi. In ogni caso, sarebbe stato necessario attivarsi per tempo nel chiedere i finanziamenti, controllandoli e coordinandoli, almeno per le strutture già aperte. Le municipalità a loro volta avrebbero dovuto stilare un progetto di gestione, essendo i principali responsabili. Non è stato fatto e non è facile, in un quartiere che conta più promesse che abitanti, incassare un colpo del genere.
«Quando iscrivi tuo figlio a scuola nessuno ti dice che ti garantiranno il servizio solo per quell’anno scolastico. In primavera cominciarono a circolare le voci sul fatto che il nido avrebbe chiuso anticipatamente», racconta una rappresentante delle mamme, chiedendo di restare anonima. I genitori, allora, furono rassicurati sul destino delle strutture, ma i nidi hanno chiuso e al momento nessuno ha fornito informazioni sulla possibilità di riaprirli. Il 27 settembre la VI municipalità (Ponticelli-San Giovanni-Barra) ha convocato un gruppo di mamme con la proposta di “sparpagliare” i loro figli presso altri nidi funzionanti, per poi ricollocarli all’eventuale riapertura dei nidi di cui sono assegnatari i bambini. «Alcune hanno accettato – continua la mamma –. Molti sono in urgenza. Chi non è motorizzato dovrebbe percorrere sei-sette chilometri la mattina, con il passeggino, per portare il figlio a scuola». E c’è preoccupazione per la mancanza di continuità: «Una volta che il bambino si è inserito in quella scuola che fai? Lo togli per fare pochi mesi in un’altra? Alcuni compiono pure tre anni e devono passare in materna». Si potrebbero cambiare fino a tre scuole in meno di un anno.
Nessuno a Ponticelli vuole perdere una struttura che sorge in via Papiri Ercolanesi, al centro di un rione in cui è più facile invecchiare appoggiati a una ringhiera piuttosto che trovare qualcosa di edificante da fare, «Il servizio per un anno è stato ottimo – prosegue la rappresentante –, un’esperienza di solidarietà e di sostegno a noi genitori». L’asilo è stato vandalizzato due volte e i genitori del quartiere l’hanno pulito, rimesso a posto, sorvegliato di notte. Perché, specie in questa zona, disporre di un servizio pubblico che funzioni è una opportunità rara. Ci sono famiglie che hanno potuto usufruire di un nido pubblico solo alla nascita del loro quarto figlio. Ne risente anche l’esperimento di crescita operato nel quartiere perché, prosegue, «ci siamo mossi ad aprile, siamo a fine settembre, ancora non abbiamo chiaro i nostri bambini cosa devono fare, siamo arrabbiate e sfiduciate».
Poco più di due anni fa, all’inaugurazione dell’asilo nido di Ponticelli in tanti furono presenti al taglio del nastro: il sindaco di Napoli, l’assessore all’Istruzione Annamaria Palmieri, il prefetto Silvana Riccio in qualità di autorità nazionale di gestione dei fondi. Oggi, lontano da fotografi e giornalisti, nessuno sembra essere in grado di assicurare un impegno istituzionale certo per garantire la riapertura del nido, e non ci sono comunicati ufficiali. Un silenzio che appare come una resa preoccupante e al quale nessuno dei genitori intende rassegnarsi. Staremo a vedere come andrà a finire l’anno scolastico dei bambini di Ponticelli. (leda marino)
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