Nella parte sud di Roma, nel quartiere San Paolo, viale Giustiniano Imperatore mette in comunicazione la via Cristoforo Colombo (una strada a più corsie che collega Roma con Ostia) e la stazione San Paolo della Metro B. Se lo si percorre con la Cristoforo Colombo alle spalle si nota sulla destra una grande struttura abbandonata a forma di ellisse e poi dei palazzi abbastanza recenti. Sulla sinistra c’è un campo da baseball. Ancora poche centinaia di metri e si arriva a uno slargo che porta alla fermata della metro. A quel punto si può già scorgere la grande basilica di San Paolo fuori le mura e la via Ostiense. Sta tutto in circa un chilometro di strada che potrebbe diventare ciclabile nei prossimi mesi.
«Non illudiamoci, Roma non diventerà come una delle città modernissime del nord Italia o del centro o nord Europa. Non inseguiamo inutili utopie, il tessuto urbanistico non favorisce l’inserimento di piste ciclabili. In questo momento le priorità sono altre». Probabilmente sono diversi i romani che condividono queste idee, espresse lo scorso 20 maggio durante la seduta del consiglio del Municipio VIII (una delle partizioni amministrative e politiche di Roma) dal consigliere Maurizio Buonincontro (Fratelli d’Italia) quando in discussione c’era proprio la costruzione della pista ciclabile su viale Giustiniano Imperatore. Non serve ingegnarsi molto per trovare dei motivi per non andare in bici a Roma: le distanze da coprire sono spesso lunghe, le salite non mancano e la convivenza con gli altri utenti della strada è difficile. La percentuale di persone che usano la bici per spostarsi è cresciuta negli ultimi anni ma rimane bassissima rispetto a chi fa ricorso ad automobili, moto e motorini. A Roma, la bici è ancora un mezzo per divertirsi o fare sport più che per muoversi in città. Secondo Buonincontro le piste ciclabili potrebbero essere inserite solo in una città ben funzionante. Nel frattempo si dovrebbe evitare che le nuove ciclabili riducano i parcheggi disponibili.
C’è però anche chi, come Luigi Di Paola (eletto consigliere con la lista civica Super8, a sostegno del presidente Amedeo Ciaccheri) ha un’idea meno negativa: «Introdurre piste ciclabili non è un capriccio o un estremismo, ma la risposta a un sistema di trasporto che non è più in grado di reggere e quindi va cambiato». Durante la seduta del consiglio Di Paola è stato tra i pochi a prendere posizione in favore della ciclabile. Molti altri consiglieri, non solo legati alle liste di destra, hanno espresso dubbi e perplessità. Alla fine è stato approvato all’unanimità un documento che impegna il presidente del Municipio e gli assessori competenti a chiedere al Comune un tavolo di confronto per ridiscutere il progetto in base alle esigenze della cittadinanza. «Crediamo che ci sia ancora lo spazio per migliorare. Vorremmo un intervento che renda più facile l’inserimento della ciclabile nel quartiere intervenendo anche sulla posizione delle fermate dell’autobus e sul verde pubblico», spiega Paola Angelucci (Super8), presidente della commissione lavori pubblici che ha preparato il testo.
Il progetto in questione risale alla giunta del sindaco Marino (Pd, 2013-2015). Dopo la turbolenta fine dell’esperienza e il periodo di commissariamento del Comune nel 2016 il Movimento 5 Stelle vinse le elezioni mettendo tra i punti principali del suo programma un cambiamento della mobilità che doveva passare anche attraverso un uso più diffuso della bicicletta. Poco dopo la vittoria delle elezioni il Comune assunse come bike manager Paolo Bellino, noto ciclo-attivista romano. Sembrava il preludio a un’inversione di tendenza nelle politiche sulla mobilità cittadina, Bellino però si dimise circa sei mesi dopo per contrasti con il personale amministrativo del Comune e non con la giunta che l’aveva assunto. In seguito gli interventi comunali hanno interessato soprattutto alcune vie consolari che collegano il centro con i quartieri periferici, come la ciclabile realizzata sulla via Nomentana.
Nel giugno 2019 è stato presentato il Piano urbano della mobilità sostenibile (Pums) pensato dal Campidoglio per analizzare i punti su cui intervenire. Ci si stava ormai avvicinando alla fine del mandato e i risultati sembravano magri: poche ciclabili realizzate, scarsi miglioramenti del trasporto pubblico e mancata riduzione dell’uso delle automobili. In seguito alla pandemia il Comune ha però annunciato un piano da 150 km di nuove piste ciclabili con lo scopo di rendere più semplice l’uso di mezzi privati diversi dalle automobili e dai motorini. Tra i sostenitori del progetto c’è Enrico Stefàno, consigliere del Movimento 5 Stelle e presidente della commissione trasporti del Campidoglio: «Il piano non è altro che l’accelerazione di quanto avevamo previsto nel Pums. L’obiettivo è favorire forme di spostamento sostenibile a scapito dello spazio per le macchine». In effetti, nelle prime settimane dopo la fine della quarantena c’è stata un’insolita attività nella realizzazione di nuove piste ciclabili: forse il tratto più significativo è quello che percorre la via Tuscolana (in parte resa ciclabile già con un precedente intervento). Ora il corridoio ciclabile congiunge Cinecittà con la stazione ferroviaria Tuscolana. La corsia per le bici è stata ottenuta rosicchiando spazio alle corsie usate dalle automobili e per buona parte è stata disegnata spostando il parcheggio delle macchine verso il centro della carreggiata, separando così le bici dal flusso di automobili. Come spiega ancora Stefàno questa scelta rende più difficile parcheggiare le macchine in seconda fila perché si finirebbe per bloccare il traffico. La ciclabile però da Porta Furba verso il centro attraversa le fermate degli autobus e in un paio di punti i ciclisti devono superare dei parcheggi per portatori di handicap che non potevano essere staccati dal marciapiede. In altri punti c’è il rischio che le macchine invadano la pista per le bici, segnata sull’asfalto ma non separata da un cordolo dalle altre corsie. «Il piano del Comune — spiega Claudio Mancini dell’associazione Salvaiciclisti Roma— rappresenta un passo avanti rispetto al passato, anche se i cantieri sono stati più lenti del previsto e non si è arrivati ad attribuire delle vere e proprie corsie alle bici».
Salvaiciclisti ha elaborato già da qualche anno un piano per la ciclabilità chiamato W.E.B. (Way Endless Bikelane) basato su dieci assi radiali e tre piste di raccordo “circolare”. «Il nostro piano – dice Mancini – è stato ripreso dal Pums e anche gli interventi previsti in questi mesi lo ricalcano, almeno in parte. Mancano infatti i raccordi e il centro della città è stato un po’ trascurato, però nel complesso l’impostazione ci sembra buona. Tuttavia è molto difficile dare un giudizio ora, dovremo aspettare la conclusione di almeno una parte consistente dei lavori».
A far da contraltare c’è stata la decisione del Comune di prorogare la sospensione della Zona a traffico limitato (Ztl) diurna nel centro di Roma fino al 30 agosto: il motivo sarebbe non rendere ancora più difficili gli spostamenti ai romani e non penalizzare i commercianti. Sono argomenti simili a quelli già sentiti nel dibattito sulla ciclabile di viale Giustiniano Imperatore.
Ci vorrà almeno qualche mese per capire come queste scelte cambieranno la mobilità di Roma, anche se già la ripresa delle attività di settembre, stanti le limitazioni esistenti sul trasporto pubblico, sarà un importante banco di prova. Nello stesso periodo si capirà se e in che forma verrà realizzata la pista ciclabile di viale Giustiniano Imperatore. Guardando la mappa degli interventi previsti ci si rende conto che la breve ciclabile, se prolungata di qualche centinaio di metri come previsto dal nuovo piano comunale, finirebbe per mettere in collegamento la via Cristoforo Colombo, la via Ostiense e viale Marconi, tutte strade su cui è già presente o è prevista la realizzazione di importanti assi ciclabili. Rimane però il problema di intervenire in una struttura urbanistica, viaria e culturale consolidata in cui gli utenti della strada sembrano essere in perenne conflitto. Sul piano del Comune e dei municipi incombe anche la fine della consiliatura (il mandato dell’amministrazione attuale e dei municipi scade tra meno di un anno) e la campagna elettorale che la precederà. (alessandro stoppoloni)
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