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3 Agosto 2023

A difesa del reddito e per un lavoro dignitoso. Cinquecento persone in piazza a Napoli

Angelo Della Ragione
(disegno di bonnie colin)

È quasi mezzogiorno quando davanti alla sede di Fratelli D’Italia si genera un po’ di caos. I giornalisti presenti cercano lo scoop provando a infilarsi in spazi resi impossibili dalla densità di celerini, mentre la polizia prova ad allontanare manifestanti e cronisti con maniere non troppo forti. Gli ordini, evidentemente, sono questi.  

Ci sono quasi cinquecento persone in strada, nonostante il caldo torrido napoletano di un mercoledì di inizio agosto. Sono lì dopo il passaparola dei giorni scorsi che invitava i percettori del reddito di cittadinanza, ma anche disoccupati e lavoratori, in piazza, in protesta contro i recenti tagli al sussidio da parte del governo Meloni.

A Napoli sono 21.500 circa, su 146mila percettori totali nel 2022, le famiglie che si sono viste annullare il sussidio (ed è solo la prima tranche di tagli), un contributo minimo che permetteva a malapena il pagamento di affitto e utenze. Già nei giorni scorsi la tensione era salita, dentro e fuori la sede dell’Inps di via Guantai Nuovi per esempio, anche a causa della vaghezza delle misure “paracadute” previste per chi non percepirà più il reddito: una sorta di ping pong amministrativo che prevede un rimpallo di responsabilità tra Inps, servizi sociali e centri per l’impiego. Uno scaricabarile che ha fatto infuriare i tanti che hanno appreso, via sms, di essere entrati nel circolo dei “non più meritevoli”. A pochi giorni dalla notizia, così, centinaia di persone si sono ritrovate a Porta Capuana, autoconvocate soprattutto via social network, con una rivendicazione che lascia poco spazio alle strumentalizzazioni: lavoro dignitoso per tutti, ma intanto giù le mani dal reddito!

«Io voglio lavorare – racconta uno degli ex percettori prima della partenza del corteo –, svegliarmi alle cinque di mattina se necessario, ma voglio vivere dignitosamente, voglio poter dare un futuro ai miei figli. Se la Meloni ci mette a lavorare io la carta gliela vado a consegnare fino a Roma».

La piazza comincia a popolarsi già dalle prime ore della mattina. Delusione e rabbia si mescolano al sudore e al caldo provocato dal sole di agosto, le persone parlano tra di loro per capire quale percorso attraversare in corteo, mentre arrivano alla spicciolata i giornalisti di emittenti e notiziari, locali e nazionali. I manifestanti provano a interagirci, anche animandosi un po’ quando il groviglio di telecamere e microfoni quasi impedisce al corteo di muoversi in maniera compatta.

Il corteo, in ogni caso, avanza, aperto da uno striscione che recita: “Lavoro o non lavoro vogliamo campare. Lottiamo uniti per il reddito universale”. Sebbene la manifestazione sia stata convocata via passaparola, in piazza sono presenti i comitati per la difesa del reddito di cittadinanza nati in questi mesi, così come il movimento dei disoccupati organizzati che ha subito dato la propria adesione alla manifestazione.

Manifestazione che si sposta in direzione corso Umberto I, fermandosi all’esterno della sede di Fratelli d’Italia, il partito della premier Meloni, inaugurata a Napoli da poco. Si susseguono gli interventi al microfono.

«Dobbiamo scendere in piazza tutti i giorni, è disumano il modo in cui ci stanno trattando! Siamo persone, non schiavi!».

I manifestanti prendono posizione davanti alle camionette azzurre della polizia, si intonano cori sempre più duri, le richieste sono quelle di un lavoro dignitoso, di un salario minimo, del ripristino e dell’estensione del reddito di cittadinanza. Gli antisommossa cercano di evitare l’escalation, alla fine si registrerà giusto qualche spintone e una nuova discussione tra manifestanti e i giornalisti dalle telecamere più invadenti.

Dopo la contestazione il corteo si muove verso via De Gasperi, puntando alla sede dell’Inps e cercando di bloccare il traffico. Le parole d’ordine sono quelle comuni alle storiche lotte per l’occupazione in città: un orario di lavoro ridotto, una formazione seria e concreta, un salario minimo dignitoso per tutti e un sussidio che aiuti chi è in difficoltà a sostenere il carovita. Le tappe successive saranno il palazzo comunale – si chiede al sindaco di pronunciarsi a favore della continuità del sussidio e che intanto tutti i percettori vengano presi in carico dai servizi sociali – e soprattutto la prefettura, dove alcuni delegati dei gruppi presenti chiedono un incontro. Verranno ricevuti dal capo di gabinetto, il vice prefetto e da alcuni funzionari, a cui verrà richiesto di attivare un tavolo di confronto tra governo ed enti locali per superare la confusione e lo scaricabarile istituzionale di questi giorni e per garantire la continuità di reddito per tutti almeno fino a fine anno.

«La speranza è che questa giornata sia l’inizio di una lotta comune che coinvolga più persone possibili», si sente dire al microfono, mentre qualcuno evidenzia la necessità di dare continuità alle manifestazioni su questo tema, «così come è accaduto in Francia».

Al termine dell’incontro la delegazione riporta l’esito dell’evento alle persone rimaste ad aspettare al sole. Si improvvisa un’assemblea dove vengono proposte e segnalate iniziative per poter proseguire la lotta. Il prossimo appuntamento è per mercoledì, in vista di una grossa manifestazione nazionale a settembre. (angelo della ragione)

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