Alla fine “i ragazzi di Fanpage”, come li chiama affettuosamente Bassolino nel suo intervento, hanno fatto un gran favore all’ex sindaco. Il loro video, che documenta passaggi di monete da una mano all’altra all’esterno di alcuni seggi delle primarie del Pd, è venuto fuori poco dopo che lo stesso Bassolino aveva preso atto della sconfitta, facendo gli auguri alla ex discepola e oggi avversaria Valeria Valente, che per pochi voti gli si era classificata davanti nella competizione per decidere il nome del candidato sindaco del partito. Il video è diventato così l’occasione perfetta per tornare in gioco, dichiarandosi vincitore “politico e morale” delle primarie. Allo stesso tempo, l’ennesima magra figura della dirigenza del partito napoletano gli dà l’occasione per spaccarlo ulteriormente, giustificando una guerra intestina e probabilmente una sua candidatura a capo di una lista civica, dove potrebbero trovar posto diversi uomini, a quel punto ex, del partito democratico.
Per consacrare il momento Bassolino sceglie lo scenario del teatro Augusteo, dove chiama a raccolta amici e sostenitori. «Siamo più degli iscritti al partito di tutta Napoli», dirà alla fine. Prima dell’inizio, all’esterno del teatro, alcuni di questi sostenitori entrano a contatto con un piccolo gruppo di operai del comitato di lotta cassintegrati e licenziati Fiat, che contestavano l’ex governatore travestiti da pulcinella. Dopo qualche momento di tensione la folla prende posto in sala, riempiendo ogni poltrona della platea e della parte superiore del teatro, tanto che molte persone, rimaste in piedi, si dispongono come condannati in attesa di un plotone di esecuzione, uno affianco all’altro, sulla parete a fondo sala. I presenti sono oltre mille, tra personalità del mondo della politica, tantissimi giornalisti che si accalcano ai piedi del palco, sindacalisti, vecchi militanti del Pci, attori di Un posto al sole. L’arrivo dell’ex sindaco sulle note di Sweet Dreams è una specie di apparizione divina: la folla che girovagava si fa prima compatta, poi si apre in due al passaggio del Mosè afragolese, che può godere di una calorosa accoglienza prima di raggiungere il palco.
Prima che Bassolino prenda la parola, alcuni personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo riscaldano la folla, alternando le letture dei più rilevanti interventi comparsi sui giornali in questi giorni (da Saviano a Lanzetta) a profonde riflessioni politiche e morali. Gli attori Cristina Donadio e Ciro Capano riavvolgono dal leggio il nastro di queste primarie, con tono solenne e voce elegante, per poi chiudere con un meno sobrio: «Viva Bassolino! Viva Napoli!». Agli interventi della scrittrice Rosaria Rizzo e del professor Galluppi la gente già non ne può più: vogliono sentir parlare il loro sindaco. È per quello che sono venuti e del resto non sanno che farsene. Bassolino impassibile ascolta da una sedia sul palco. Ha la cravatta rossa indossata quasi sempre in questi mesi. Ai suoi piedi ci sono decine di fotografi che impediscono la visuale ai seduti in prima fila, che pure sono per la maggior parte deputati, ex assessori, consiglieri comunali, direttori di giornale, attori di Un posto al sole. Si individuano Pina Tommasielli e Bernardino Tuccillo, membri della prima giunta de Magistris. Annamaria Carloni, Massimo Paolucci, Eduardo Cicelyn, i consiglieri Vasquez, Fellico e Attanasio, che chiede continuamente (ignorato) ai fotografi di spostarsi. E poi Allodi, Gambardella, Marone, Santangelo, Valiante e tanti altri.
Dopo circa mezz’ora Bassolino prende il microfono accolto dagli applausi. Ora può procedere a ruota libera. Ringrazia i ragazzi che l’hanno aiutato per questa campagna (pagandosi persino il panino). Cita, senza nominarli, Lenin e Berlinguer. Insiste, come fanno a scuola i professori di lettere quando parlano di Pascoli, sulla «grandezza delle piccole cose» (ma questa volta si risparmia il comizio sulle buche stradali). Alza improvvisamente la voce quando fa notare che né da Roma né da Napoli ha ricevuto alcuna telefonata nel giorno dell’assoluzione dalla sua «vicenda giudiziaria». Da quel momento è un crescendo. «Me ne andai di casa perché, figlio di un vecchio liberale, non potevo sopportare che gli operai si dovessero levare il cappello». Ovazione. «Dallo stesso quartiere dello scandalo delle primarie ho cacciato, insieme a centinaia di poliziotti, i camorristi dalle case popolari». Delirio. «Attendo fiducioso l’esito del ricorso, io combatto sempre per vincere» e «in questi mesi ho dimostrato che si può fare!». Nella parte conclusiva del suo intervento, a voce sempre più alta, Bassolino delinea lo scenario futuro: aspettare l’esito del secondo ricorso (il primo è già stato respinto), e «continuare ad ascoltare la città», sperando che ci sia un sussulto «a sinistra e nel partito».
Il sussulto, a dire il vero, lo ha il pavimento del teatro quando Bassolino si appresta a scendere gli scalini del palco per guadagnare l’uscita. Tra i giornalisti parte una rissa per potergli fare qualche domanda. Spintoni, urla, isterismi. «Fanpage, sali!», fa un tizio dell’entourage di Bassolino al giornalista della testata on line, invitandolo a guadagnare il palco. Lui fa finta di niente e quello continua: «Sindaco, ‘cca sta ‘o Fanpage!». Bassolino lo guarda e accusa un leggero imbarazzo. Poi prosegue, fa qualche passo senza rilasciare dichiarazioni, ma il caos è tale che dopo aver salutato la moglie e qualche amico risale sul palco e scompare dietro le quinte. Un vecchietto, con un fazzoletto rosso da partigiano annodato al collo, osserva scandalizzato la scena. Poi sussurra alla moglie: «Ma chesta è ‘na schifezza. ‘Cca ce vo’ ‘a forza pubblica». (riccardo rosa)
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