
Gkn Driveline è una multinazionale con sede a Londra: cinquantuno stabilimenti e ventisettemila dipendenti in tutto il mondo che producono semiassi ed elementi di trasmissione per il settore automotive. Dal 2018 Gkn è proprietà del fondo di investimento finanziario Melrose Industries.
Il 9 luglio scorso, dieci giorni dopo la fine del blocco dei licenziamenti in Italia, la multinazionale ha licenziato con una comunicazione via mail tutti i 422 dipendenti dello stabilimento di Campi Bisenzio, alle porte di Firenze – cui vanno aggiunti i circa ottanta delle ditte in appalto.
Nel 1994 Gkn aveva acquisito da Fiat lo stabilimento di Novoli (Firenze), per poi trasferire la produzione nella zona industriale due anni dopo. L’ottanta per cento dei componenti che si producono attualmente a Campi Bisenzio è destinato a Stellantis-Fca, quindi alla Fiat, e questo, secondo gli operai, è l’indizio di un ulteriore probabile disimpegno di Stellantis dall’Italia, con ricadute gravi sui posti di lavoro nel settore automotive.
A Campi Bisenzio però negli ultimi anni non sono mancati gli investimenti per modernizzare la fabbrica, sia in macchinari che in formazione. Al momento della chiusura la Gkn aveva diverse commesse in corso e i magazzini pieni per continuare a produrre. «Dal primo lockdown del marzo 2020 – mi ha detto un delegato sindacale Fiom-Cgil – non abbiamo fatto un’ora di cassa integrazione. Nell’ultimo periodo la dissimulazione dell’azienda è arrivata al punto di mostrarci, in sede di discussione sindacale, la programmazione aziendale fino al 2023. Le nostre commesse quindi continuano a esistere, i nostri pezzi vengono montanti negli stabilimenti Fca Italia, semplicemente vengono da altre parti d’Europa; ipotizziamo Slovenia, Polonia, Francia, Germania e Spagna, quindi una delocalizzazione del prodotto che non va solo in paesi con salari più bassi ma anche in paesi con più forza industriale di noi».

Il giorno prima di licenziarli, la multinazionale ha messo tutti i dipendenti in permesso, in modo da avere le mani libere. Ma poche ore dopo gli operai erano già rientrati nello stabilimento, avevano cacciato i vigilanti messi lì dall’azienda e dato avvio a un’assemblea permanente – non a un’occupazione della fabbrica. Da allora, ogni giorno, organizzano il pranzo e la cena nel piazzale davanti allo stabilimento, presidiano l’accesso e fanno ronde in bicicletta per evitare che entrino estranei, si riuniscono per discutere di come andare avanti e coinvolgere nella lotta più interlocutori possibili.
In Gkn il rapporto di fiducia tra i delegati sindacali e la base è molto forte, fin dai tempi della Fiat. Una tradizione che negli ultimi anni è stata rinverdita e aggiornata attraverso meccanismi di partecipazione che hanno permesso di coinvolgere l’intero stabilimento nelle mobilitazioni e che sono simboleggiati dalla nascita del Collettivo di fabbrica tre anni fa e dalla formalizzazione dei delegati di raccordo, figure intermedie che affiancano i membri dell’Rsu nell’attività sindacale e permettono un coinvolgimento capillare in tutti i reparti.
I lavoratori della Gkn hanno ricevuto solidarietà concreta da numerose realtà del territorio fiorentino, mentre politici e capi sindacali, locali e nazionali, hanno speso parole veementi e impegnative in favore della loro causa. Ma loro chiedono fatti. A fine luglio il consiglio regionale toscano ha approvato una mozione di indirizzo, ma adesso gli operai vogliono che lo stesso consiglio si riunisca di fronte alla fabbrica per una sessione specifica, aperta alla cittadinanza e alle loro proposte.
Il 4 agosto c’è stato un incontro tra le parti davanti ai rappresentanti del governo, che hanno offerto a Melrose di valutare l’utilizzo di tredici settimane di cassa integrazione ordinaria. In questo caso, ci sarebbe il ritiro dei licenziamenti e non verrebbe accettata la cessazione d’attività. Melrose però ha ribadito che lo stabilimento di Firenze deve chiudere. Poi ha chiesto qualche ora di tempo per “valutare” e non ha dato più notizie di sé. “Il nostro obiettivo – hanno scritto gli operai – è diametralmente opposto: far ritirare i licenziamenti, salvaguardare la continuità produttiva dello stabilimento, l’intero patrimonio professionale e cinquecento posti di lavoro per il territorio. Per questo sono inaccettabili i licenziamenti ma lo è anche la cassa integrazione per cessazione d’attività. La morte è morte, anche quando è preceduta da una lunga agonia, magari con morfina”.
L’11 agosto più di tremila persone si sono ritrovate in piazza della Signoria per sostenere gli operai della Gkn e festeggiare l’anniversario della liberazione di Firenze. La sera del 26 agosto il Collettivo di fabbrica ha incontrato ai cancelli un gruppo di giuslavoristi per ragionare insieme su una proposta di legge che metta un freno alle delocalizzazioni, nel solco del principio che “la legge non deve essere scritta sulle nostre teste, deve essere scritta con le nostre teste”.
Nei giorni precedenti la viceministra M5S Todde e il ministro del lavoro Orlando avevano manifestato pubblicamente l’intenzione di mettere in cantiere una legge “antidelocalizzazioni”. Immediatamente il presidente di Confindustria Bonomi ha giudicato “punitive” le blande sanzioni trapelate dai mezzi di informazione, facendo intendere che le imprese non avrebbero tollerato alcun tipo di vincolo. Secondo i lavoratori Gkn invece, l’ultima bozza di decreto, che non prevedeva più nemmeno una multa, né il divieto di accedere a fondi pubblici, ma solo un obbligo di preavviso, era già largamente insufficiente. “È necessaria – hanno scritto nel documento preparato con i giuristi – una normativa che contrasti lo smantellamento del tessuto produttivo, assicuri la continuità occupazionale e sanzioni compiutamente i comportamenti illeciti delle imprese, in particolare di quelle che hanno fruito di agevolazioni economiche pubbliche. Tale normativa deve essere efficace e non limitarsi a una mera dichiarazione di intenti. Per questo motivo riteniamo insufficienti e non condivisibili le bozze di decreto governativo che sono state rese pubbliche: esse non contrastano con efficacia i fenomeni di delocalizzazione, sono prive di apparato sanzionatorio, non garantiscono i posti di lavoro e la continuità produttiva di aziende sane, non coinvolgono i lavoratori e le lavoratrici e le loro rappresentanze sindacali”.

Il conto alla rovescia della procedura di licenziamento – settantacinque giorni – si conclude il 22 settembre. Nei prossimi giorni è atteso l’esito del ricorso presentato dalla Fiom per condotta antisindacale nei confronti dell’azienda. Il pomeriggio del 18 settembre è prevista una manifestazione nazionale a Firenze. Nel frattempo una rappresentanza degli operai Gkn sta girando l’Italia per aggiornare sulla lotta e suscitare solidarietà e organizzazione in coerenza con gli obiettivi e la parola d’ordine che si sono dati fin dal principio: “Il nostro è un invito a insorgere. Solo se cambiano i rapporti di forza generali nel paese, noi possiamo sperare di salvarci. E se noi vinciamo, cambiano i rapporti di forza a favore di tutto il mondo del lavoro. Questo nostro invito oggi si irradia da Firenze al resto del paese. È un invito rivolto innanzitutto alle nostre organizzazioni sindacali e a tutti coloro che sono oppressi. #insorgiamo”.
Le foto che accompagnano questo articolo documentano l’incontro avvenuto il 5 settembre scorso al Gabrio di Torino. Il giorno prima gli operai Gkn erano a Roma e il giorno prima ancora a Napoli. Stasera saranno a Milano (Ri-Make, via del Volga 4), ma anche a Prato alle 18:30, in piazza delle Carceri, a supporto della vertenza Texprint. (luca rossomando)
2 Comments