Tra i risvolti di questo periodo d’emergenza c’è di avere messo a nudo il divario tra chi ha accesso a diritti essenziali come casa (non solo come tetto), cura, lavoro tutelato e chi no, tra chi può permettersi di isolarsi o mettersi in quarantena (con o senza retribuzione) e chi non può farlo, detenuti in primis. Sin da subito l’emergenza ha messo in luce la vulnerabilità di tutti quei lavoratori non tutelati come le partite Iva, i rider, gran parte delle lavoratrici domestiche e di cura… come chi campa alla giornata.
Per le librerie indipendenti, come per il resto del settore culturale e delle attività commerciali, l’arresto dell’attività si traduce in un bilancio negativo e nell’impossibilità di coprire i costi fissi che già in tempi “normali” il libraio fatica a coprire a fronte di margini di guadagno molto limitati. La riapertura non sarà facile e le difficoltà fanno emergere più chiaramente le dinamiche inique su cui poggia la filiera del libro, che penalizza fortemente le librerie indipendenti. Queste non godono quasi di alcuna forma di incentivo fiscale e sull’affitto, nonostante siano spesso definite presidi culturali sul territorio, e sono fortemente penalizzate da un sistema di distribuzione che va a vantaggio delle grandi catene e dei rivenditori online.
In una filiera sana dovrebbe essere possibile distinguere tutti gli attori che portano un singolo libro dalla casa editrice alle mani del lettore, tuttavia il panorama italiano ci mostra una situazione totalmente distorta per la forte concentrazione di potere in una manciata di gruppi (Messaggerie, Feltrinelli, Mondadori, Giunti) che detengono allo stesso tempo gli anelli della distribuzione e della vendita, sia nelle proprie librerie che online (dove Ibs e Libraccio, di proprietà di Messaggerie, competono con il colosso Amazon). Le dimensioni, in termini di copertura del mercato, delle librerie di catena e degli store online, e il fatto che in molti casi editore, distributore e libreria abbiano lo stesso proprietario, garantiscono a questi attori una tranquillità economica impensabile per una libreria indipendente.
La nuova legge a tutela del libro (in vigore dal 25 marzo), che vieta sconti superiori al cinque per cento sulla vendita di libri sia al dettaglio che online, è di sicuro un passo avanti per le librerie indipendenti. Il provvedimento, infatti, impedisce alle librerie di catena e agli store online di applicare a tappeto, com’era normale finora, sconti maggiori su tutte le novità con l’effetto di ridicolizzare la necessità delle indipendenti di vendere un libro al prezzo di copertina. Si tratta, tuttavia, di una misura insufficiente, che limita in minima parte gli squilibri tra grandi e piccole librerie.
Nella fase di contenimento dell’emergenza ha lasciato perplessi la decisione di non considerare i libri come beni di necessità, proprio in un momento in cui nutrire la mente e tenerla attiva è quanto mai necessario. Nel clima di confusione, paura e cambi repentini sulle clausole dei decreti, le librerie hanno cercato varie strategie di sopravvivenza, nella tutela di se stesse, dei lettori e delle lettrici.
Per quanto ci riguarda, nella prima fase ci siamo attrezzati per la consegna a domicilio, salvo poi scoprire dalla sera alla mattina che questa era vietata, così abbiamo fatto ricorso alle spedizioni. Mentre tutte le attività chiudevano e la logistica era una delle poche a non subire arresto, abbiamo deciso di non fare più ordini (che intanto ci venivano recapitati a casa) per evitare di contribuire all’esposizione di facchini e corrieri. Abbiamo sospeso le vendite, ma ci preoccupa molto il rischio di rimanere senza alcun sostegno nell’immediato. In questo clima di isolamento e preoccupanti pronostici economici sul futuro prossimo abbiamo sentito la necessità di confrontarsi, collaborare alle spedizioni, provare a immaginare nuovi scenari e risposte collettive a questa crisi che colpirà capillarmente tutto il settore.
In verità L.I.Re. (Librerie Indipendenti in Relazione) nasce mesi prima che l’epidemia toccasse le nostre vite, dall’incontro di quattro librerie del centro antico, unite da affinità elettive e prossimità geografica: Dante & Descartes di piazza del Gesù, storica libreria specializzata in libri rari antichi e nuovi; Librido in via Nilo, dedicata a bambini e bambine, ma anche agli/alle amanti dell’illustrazione e dei pop up; la libreria Tamu in via Santa Chiara, con un catalogo dedicato alla narrativa dai Sud e a saggistica varia; Perditempo – Libri, vini e vinili, dove tra un bicchiere e un dj set si può trovare una ricercata selezione della scena editoriale indipendente.
La rete nasce dall’esigenza di condividere le esperienze, i crucci e le gioie di un mestiere molto esposto ai cambiamenti della fruizione della lettura e del consumo, ma anche esercizio di quotidiana resistenza culturale. La necessità di intrecciare i percorsi e fare rete è indispensabile in questo momento di isolamento e di difficoltà economiche, ma è anche un’occasione per immaginare nuovi scenari a partire da nuove basi. Quella che stiamo vivendo è una fase di stasi, ma anche un momento per riflettere su alcune evidenti inefficienze del mercato e ripensare a una visione non avversaria delle relazioni economiche nel comparto editoriale, che rendono le librerie attività sempre sull’orlo di un collasso (qui il comunicato dalla pagina Facebook).
Tra le strategie adottate da L.I.Re in questi giorni di epidemia c’è stata quella di collaborare alle spedizioni, mettendo in condivisione la rete costruita dalle singole librerie e i contatti con le case editrici. Un’altra iniziativa è quella di scegliere dei titoli la cui vendita andrà a sostenere la rete, in una forma di ripartizione collettiva degli utili. I testi sono scelti perlopiù da case editrici indipendenti di cui apprezziamo il lavoro e con cui intratteniamo relazioni fiducia, che in questo momento hanno bisogno come noi di essere sostenute. I lettori, in questo modo, avranno l’occasione di sostenere non una, bensì quattro librerie indipendenti, oltre alle case editrici. (qui il link alla pagina con i dettagli dell’iniziativa).
L’idea non è quella di scavalcare la distribuzione, ma crediamo che in questo momento sia necessario ripensare le relazioni economiche nel nostro settore. Nella fase di riapertura, infatti, si faranno ancora più acute le disparità tra chi gode di alcuni privilegi e chi no. Non chiediamo di essere “salvati”, nell’immaginario che vede le librerie come animali in via di estinzione da preservare, vogliamo poter lavorare con uguali condizioni di partenza rispetto ad attori molto più forti sul mercato. Le nostre librerie sono esercizi aperti alla creatività e alla libertà, antidoti all’omologazione culturale, un ruolo che vediamo riconosciuto esclusivamente dalla sensibilità di lettori e lettrici. (a cura di L.I.Re. – librerie indipendenti in relazione)
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