Al freddo preferisco il caldo. Al caldo preferisco il freddo. Non so come adeguarmi. È nell’assenza delle cose che si percepisce la loro reale funzionalità. È come dire che quando una cosa funziona non c’è. L’assenza è la condizione di base. L’assenza come essenziale punto di partenza. Se Beatrice si fosse presentata una sera, Dante non avrebbe scritto la Vita Nova. Se Dante non avesse scritto la Vita Nova, Beatrice forse si sarebbe presentata. Invece: «Che pall’ ‘stu Dante ca m’ guarda… Leggerment’ strabic’. Che pall’ sta Vita Nova. Che pall’, è noiosa, che noios’. Meglio ‘o film di natale… Si ride, si ride… si ride… Duman’ ce vad’ cu Fulvio».
E fu così che Fulvio, impiegato impiegato, in barba a tutta la puesia dantesca, portò Beatrice a vedere Vacanze a San Marzano sul Sarno. Un cast spettaculare. Fonz ‘a Mmerd nella parte di Fonz ‘a Mmerd e i comici di Made in Siberia nella parte di Maurizio Belpietro. Presi tutti insieme con il minimo esponente per interpretare una e una persona sola col massimo surriso. Il cineme gremito. Se ne era parlato tanto sul social. C’era supratutto chi ne parlava male. E per avvalurare maggiurmente la sua sprucida tesi, lo aveva già visto otto volte. Per analizzare meglio la parte finale, si era ripromesso di andarci altre due, cuntinuando a pagare: «L’analisi è tutto, l’analisi è tutto. Bisogna sacrificarsi per l’analisi. A me il film nun è piaciuto, e posso dirlo con cugnizione di causa perché l’ho visto dieci volte. Chi non l’ha visto non può parlare». E infatti chi non l’aveva visto non parlava, rimaneva a casa immuobile ventiquattro ore su ventiquattro. Nun c’era alternativa. O Vacanze a San Marzano sul Sarno o la paralisi. Ma una voce ricchiona dal nulla: «A me invece è piaciuto multissimo. Chi parla, parla solo per invidia».
Gli amici facebook di quest’ultima voce, cundividendo il penziero e vulendo spargerlo, cominciarono a ripetere ussessivamente la parola “invidia”: «Invidia invidia invidia invidia invidia invidia…». La voce si sparse così tanto che si crearono gruppi di ripetizione “invidia” in appezzamenti terrieri. Anche in zone prutette. Per risolvere il problema arrivò la furestale. E i gruppi di ripetizione cambiarono immediatamente la parola “invidia” con «furestale furestale furestale furestale». Così si spense la pulemica a favore della furestale che mai aveva avuto tutta questa attenzione e questa pubblicità da quando esiste. Se fosse stata assente, come volevasi dimustrare dalle premesse, sarebbe stata cunsiderata più dell’arma dei carabinieri. Comunque Maurizio Belpietro non l’ha presa bene. Si aspettava un’interpretazione più asciutta. (nicola vicidomini)
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