La notte tra il 25 e il 26 marzo, centinaia di facchini iscritti con il Si Cobas sono entrati in sciopero nelle province milanesi di Sordio e San Giuliano, e a Piacenza, Bologna e Ascoli Piceno. La maggior parte dei lavoratori sono assunti dal consorzio LHS, che gestisce numerosi appalti in GLS-Italia. In sciopero anche una dozzina di autisti, assunti alle dipendenze dirette della multinazionale. Lo stato di agitazione è stato proclamato a seguito dei risultati infruttuosi delle trattative, iniziate a dicembre 2023, tra le società e la sezione sindacale di Milano. Le rivendicazioni riguardano gli arretrati di natura economica per i lavoratori del sito di San Giuliano, che il sindacato chiede di coprire attraverso un accordo conciliativo. La lotta si è subito estesa oltre la Lombardia grazie a una sentenza del Tribunale di Lodi del 7 febbraio 2024. Il giudice Francesco Manfredi ha ordinato, in primo grado, l’obbligazione del consorzio e del committente a risarcire alcuni lavoratori che svolgono continuamente il “lavoro notturno”. Su questo tema, nel contesto del rinnovo del contratto collettivo “Trasporto merci e logistica”, scaduto il 31 marzo, il sindacato ha indetto l’apertura di uno stato di agitazione nazionale in tutta la filiera, annunciando l’inizio di una fase di scioperi che potrebbe allargarsi in altre roccaforti della logistica.
SCATOLE CINESI E SCATOLE VUOTE
Nel 2015 la proprietà del sito di San Giuliano è divisa in due parti: l’organizzazione del lavoro per i turnisti diurni è gestita da General Logistic System spa (GLS), mentre il turno della notte è gestito dal Gruppo Executive Società Consortile srl (GESC). Entrambe fanno parte del raggruppamento industriale marchiato GLS e si presentano come due società separate, ma posseggono la stessa sede legale e gli stessi rappresentanti. Sono quindi due committenti diverse che hanno siglato due contratti di appalto con il consorzio LHS. Dal 2015 al 2023, LHS a sua volta ha subappaltato il magazzinaggio a ben quattro società diverse: dal maggio 2015 al settembre 2016 alla Italia Lavoro spa; dall’ottobre 2016 al dicembre 2018 alla Comunicare Insieme srl; poi è stata la volta della Tralog logistica srl, che nel giro di un anno ha subìto una fusione in Logistic e Future srl; nel 2021 è subentrata la Maa Servizi & Logistica srl, ma è uscita anch’essa a metà dell’anno 2023.
I numerosi cambi d’appalto danno la misura di quanto la gestione della movimentazione merci sia regolata da un processo di rinnovamento delle società di capitali, le quali spesso fanno capo sempre agli stessi consorzi e agli stessi colossi. In questo limbo di “scatole cinesi” e di società uscenti e società entranti, i lavoratori rischiano di perdere l’anzianità maturata e di conseguenza la propria “qualifica”, insieme a tutti gli accordi migliorativi ottenuti con la lotta sindacale. Anzi, è proprio nei poli logistici dove la radicalità operaia ha un peso maggiore, che più frequenti sono i passaggi di assunzione da un datore di lavoro all’altro, e dove le “nuove società” si impongono, tra l’altro, anche in funzione anti-sindacale.
Dal primo maggio 2015 al dicembre 2018, a San Giuliano ci sono circa una decina di facchini iscritti al Si Cobas. Sotto il mandato della Tralog, altri lavoratori del milanese aderiscono alla stessa sigla. Nel frattempo, lo studio legale del sindacato intenta una decina di cause di lavoro per recuperare le differenze retributive e contributive che sono emerse da verifiche sulle buste paga degli anni precedenti. L’avvocato Mauro Tagliabue deposita i ricorsi contro le prime due società consorziate e chiama in causa le stesse LHS e GLS come responsabili in solido dei committenti. È interessante evidenziare come sia la GESC verso il consorzio LHS, sia la LHS verso le proprie consorziate, abbiano sottoscritto i contratti di appalto con una clausola di manleva sulla responsabilità solidale. Ciò significa che la società fornitrice prevede, nel contratto stipulato con la sua “sottoposta”, di lavarsi le mani da eventuali contenziosi, svincolandosi da responsabilità di risarcimento verso i lavoratori che vincono una causa, come invece spetta, per legge, alle società “più solide” di quelle a in subappalto. Nel caso di LHS, con i ricorsi puntualmente rigettati dal giudice, il richiamo alla suddetta clausola non è bastato a evitare una condanna al pagamento delle cifre. Anzi, in questi anni le operazioni del consorzio, particolarmente attivo nei processi di cambi-appalto, e della stessa GLS, hanno richiamato l’interesse delle procure e della Guardia di finanza, che indagando sulle “scatole cinesi” hanno scoperchiato numerose “scatole vuote”. Questo perché il contenzioso inscenato dalla LHS contro società riconducibili al proprio consorzio, e verso cui ogni pretesa è risultata nulla (poiché trattasi di società in via di chiusura o fallite), ha fatto luce sul sistema di utilizzo delle consorziate in funzione di mero rinnovamento della carta d’identità del suo capitale.
LE INCHIESTE GIUDIZIARIE
Nel mese di novembre 2021 la Guardia di finanza perquisisce gli uffici del gruppo GLS di San Giuliano e Assago. Con un’inchiesta per frode fiscale, il pm Paolo Storari ipotizza il reato di “dichiarazione fraudolenta mediante l’uso di fatture per operazioni inesistenti”. Secondo Storari, due società del gruppo GLS avrebbero utilizzato “alcune cooperative a vita breve rappresentate da prestanome, che dissimulano somministrazione irregolare di manodopera a favore di committenti più o meno conniventi, massimizzando i guadagni illeciti in virtù del mancato pagamento delle imposte dirette e indirette, delle ritenute da lavoro dipendente e dei contributi previdenziali e assicurativi”.
Nel maggio 2023 anche LHS viene coinvolta in uno scandalo di frode per settantaquattro milioni di euro, dopo le indagini iniziate a Bologna nel 2016 e concluse nel 2020. Il consorzio è accusato di profitti illeciti e di essere parte di un meccanismo di somministrazione illecita di manodopera attraverso una fitta rete di società consorziate attive a Milano, Monza e Brianza, Piacenza, Castel Maggiore, Bologna, Cesena, Roma, Nola, Cardito, Melito e Napoli. In questa rete erano attive almeno diciannove società interposte tra il consorzio e i dipendenti, tutte accusate di evasione dell’Iva per trentanove milioni di euro, evasione prodotta attraverso un “vorticoso giro di fatture false” e di altre compensazioni fittizie per debiti tributari pari a trentasei milioni di euro. Il gip di Bologna Maria Cristina Sarli, dispone il sequestro di immobili e partecipazioni societarie per quasi dieci milioni di euro, e il sequestro impeditivo del consorzio, attualmente affidato a un amministratore giudiziario. A luglio 2023, LHS è costretta ad assumere alle proprie dipendenze tutti quei lavoratori che prima erano sotto contratto con aziende spurie. Secondo la ricostruzione del sindacalista che sta seguendo gli sviluppi della trattativa nel milanese, L. Esestime, le aziende si starebbero nascondendo dietro il commissariamento giudiziario per non concedere alcun margine di trattativa rispetto alle proposte avanzate dai lavoratori.
LO SCIOPERO SI ALLARGA
La scelta del Si Cobas di andare allo sciopero si inserisce nel quadro di una lotta più ampia, in previsione di una piattaforma sul rinnovo del contratto collettivo nazionale “Trasporto merci e logistica”, con l’obiettivo di esserne firmatari considerato l’ampio raggio di rappresentanza ormai consolidato nei settori logistica e trasporto merci su gomma. I temi che emergono dal testo del sindacato sono l’abolizione del sistema delle cooperative e degli appalti, unitamente a una regolamentazione delle internalizzazioni, affinché nessun lavoratore perda i diritti acquisiti con le lotte. Tra le rivendicazioni vi è anche l’estensione della responsabilità solidale, cioè la possibilità per i lavoratori di rivalersi contro le multinazionali e ottenere gli arretrati che tutte le società “spurie” sottraggono e si rifiutano di pagare.
A San Giuliano, inoltre, i lavoratori hanno portato a casa una prima sentenza sul riconoscimento del “lavoro notturno” tra i lavori usuranti anche ai fini pensionistici. Nel merito delle cause contro GESC e LHS, i legali del sindacato hanno ottenuto che per il sito di San Giuliano venissero quantificati non solo gli arretrati retributivi e contributivi, ma anche aumenti significativi per i turnisti di notte, secondo un’interpretazione della contrattualistica che prevede “l’incidenza del notturno” su tutti gli istituti indiretti (ferie, tredicesima e quattordicesima).
Nel sito di San Giuliano lavorano attualmente novanta persone su cinque giorni settimanali. Fino a un anno fa era il centro di smistamento più grande della Lombardia, includendo sia le lavorazioni di import-export sia quelle destinate alle consegne nazionali. Nell’estate 2023, per migliorare la logistica interna, la GLS Italia ha investito nel sito di Sordio, trasferendo gli operai diurni nel nuovo hub. Il lavoro diretto per l’internazionale prevede in media quarantamila colli al giorno. Nei periodi di picco, i volumi possono essere tre volte inferiori rispetto a quelli di San Giuliano, dove si lavora solo di notte: “Facciamo tra settantamila e novantamila colli a turno, sotto le feste arriviamo anche centoventimila”, conferma uno dei delegati. Col lavoro di notte, al sacrificio degli operai corrisponde un profitto maggiore per il padrone.
La vittoria nella sede del Tribunale di Lodi non ha riformato la contrattualistica né rappresentato un tassello di scuola giuridica da un punto di vista nazionale. Lo stesso avvocato Tagliabue ha collezionato sentenze diametralmente opposte rispetto al tema del lavoro di notte, ma la chiamata degli operai per aver ottenuto un riconoscimento di “portata superiore” ha senza dubbio fatto scattare lo sciopero nazionale e aperto un varco. Per adesso, la trattativa tra il sindacato e la filiera GLS è a un nuovo punto di partenza: a fine marzo alcune timide aperture sono state comunicate dall’amministratore giudiziario e dallo stesso consorzio LHS, riproponendo le vecchie ipotesi di conciliazione già rifiutate. I lavoratori prevedono nuovi scioperi in tutta Italia e l’estensione della richiesta dell’incidenza per il notturno ad altre filiere, come SDA e Bartolini, prima di arrivare alla manifestazione dei lavoratori del primo maggio. La portata della battaglia potrebbe investire tutte le aziende in Fedit, l’associazione datoriale dove GLS, SDA e BRT si confrontano. La nuova sfida che si pone il sindacato supera le frontiere dei magazzini della logistica, nell’intento di fare breccia in nuovi settori dove la manodopera impiegata è in buona parte costretta a lavorare di notte: dal settore chimico a quello metalmeccanico, sempre più operai nel nord Italia guardano ai successi del sindacalismo radicale. Se da un lato non è plausibile che le multinazionali accetteranno pacificamente una tale rivoluzione contrattuale, è pur sempre vero che gettare il cuore oltre l’ostacolo implica una scommessa con un margine di successo possibile. (alessandra mincone)
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