MONiTOR Italia
  • Home
  • temi
    • culture
    • iniziative
    • italia
    • lavoro
    • migrazioni
    • recensioni
    • rifiuti
    • sanità
    • scuola
  • città
    • bologna
    • milano
    • napoli
    • roma
    • torino
  • foto
    • fotoreportage
    • fotogallerie
  • autori
  • edizioni
  • napoli MONiTOR
sanità
23 Marzo 2012

Se chiudono gli ospedali giudiziari

Dario Stefano Dell Aquila

Gli ospedali psichiatrici giudiziari devono chiudere entro il primo febbraio 2013. È quanto dispone la legge, impropriamente detta “svuota carceri”, di recente in Gazzetta Ufficiale. È forse superfluo osservare quanto importante sia questa disposizione. Per merito della commissione parlamentare di inchiesta sul sistema sanitario, presieduta da Ignazio Marino, dopo anni di lotte e di denunce sulle condizioni detentive all’interno dei manicomi giudiziari, sui letti di contenzione, sulla sequenza impressionante di morti, sembra trovare termine questa vergognosa vicenda. E anche forse il caso di ricordare, sia pure en passant, che quella che in tempi recenti era una denuncia solitaria e radicale di pochi (tra tutti mi piace ricordare Alberto Manacorda e Sergio Piro) è stata addirittura raccolta dal presidente della Repubblica che li ha definiti “un orrore medioevale”. Verrebbe solo da domandarsi perché mai nessuno ha mai risposto dinanzi a un giudice di questo orrore, ma è forse un’altra storia.

Il tema che è oggi prioritario affrontare è come si chiudono gli OPG, e con cosa saranno sostituiti? È  una questione che interessa da vicino una regione che vede la presenza di ben due manicomi, ad Aversa e a Napoli, e che ha circa centosessantacinque cittadini campani internati in queste strutture. Secondo la norma approvata, gli OPG saranno sostituiti da strutture a esclusiva gestione sanitaria all’interno e la cui vigilanza esterna sarà affidata, con molta probabilità, alla polizia penitenziaria. Sarà un decreto del ministero della salute, adottato di intesa con il ministero della giustizia e con le regioni a definire, entro il prossimo 31 marzo, i requisiti di queste strutture.

E qui, i problemi che sembravano risolti si riaprono tutti. Perché il rischio che dalla chiusura degli OPG nascano, per gemmazione, piccoli manicomi residenziali è molto alto. Prima di tutto perché la norma non ha inciso sul meccanismo delle misure di sicurezza. Pertanto, anche in futuro, per i sofferenti psichici autori di un reato non si daranno pene con un termine, ma misure detentive che potranno essere, come avviene oggi, prorogate senza limiti. In secondo luogo, perché regna assoluta incertezza sulla tipologia e sulla natura delle strutture che andranno a sostituirli. Se, come si ipotizza, le strutture avranno una capienza di venti-quaranta posti, solo in Campania ci saranno circa otto di queste nuove strutture. E se già oggi, in molte strutture residenziali “ordinarie” per il disagio psichico, prevale il modello della custodia a quello della cura, viene da chiedersi che cosa possono diventare delle strutture destinate per intero a ospitare sofferenti psichici accompagnati da uno stigma indelebile.

Non bisogna nemmeno sottovalutare il rischio che, vista l’alta tariffa che comporta la presenza in una struttura di questo tipo, oltre cento euro al giorno, si inneschi una dinamica di interessi corporativi del business sanitario. Una dinamica che privilegia i modelli di scatolette residenziali a progetti individualizzati di presa in carico, cura e reinserimento sociale, perché garantisce il massimo del risultato (in termini di profitto) con il minimo sforzo (per un progetto di inserimento e cura ci vuole una equipe specializzata, per chiudere una porta basta un custode).

Forse vale la pena ricordare il caso di San Gregorio Magno, quando il 15 e il 16 dicembre 2001 prese fuoco una “struttura intermedia residenziale” e dove trovarono la morte diciannove persone che provenivano dai manicomi civili. Vale la pena ricordarlo, specie in questa fase, per dire che la chiusura di un manicomio non è la sostituzione di una scatola grande con una piccola, ma significa la restituzione del sofferente a una vita il più possibile normale e comunque non per forza reclusa. E che il superamento di un OPG passa per il superamento dei dispositivi psichiatrici e giuridici che determinano un internamento privo di qualsiasi termine e al di fuori di ogni garanzia. È ancora possibile, in questa fase, ragionare per cogliere fino in fondo la grande opportunità che il termine della chiusura oggi ci offre. È possibile farlo in fretta, senza per questo farlo male. (dario stefano dell’aquila)

Share on Facebook Share on Twitter Share on Google+
Previous Article Palapartenope, Ricciardi e Granatino
Next Article Le ecoballe e i paesi senza racconto

Related Posts

  • Per un Servizio Sanitario appropriato #2

  • Per un Servizio Sanitario appropriato #1

  • I medici di fronte ai Cpr. Intervista a Nicola Cocco

  • Chiusure e disfunzioni, la silenziosa soppressione dei consultori in Italia

Leave a Reply

Appuntamenti

Edizioni MONiTOR

Lo stato delle città, n°12

Lo stato delle città, n°11

Lo stato delle città, n°10

Lievito

La memoria bucata

Lo stato delle città, n°9

Confini

Le guarattelle

Lo stato delle città, n°8

Le fragili alleanze

Lo stato delle città, n°7

La settimana santa

L’estate è finita

La Venere degli stracci

Lo stato delle città, n°6

Baby Gang

Lo stato delle città, n°5

Lo stato delle città, n°4

Solidi

Detti

Lo stato delle città, n°3

Lo stato delle città, n°2

Risalendo la china

Quartieri Spagnoli

L’infelicità italiana

Lo stato delle città, n°1

Lo stato delle città, n°0

Heroes

Qualcosa che bruci. Oroscopo di Foucault

Il cielo in una stanza

Lo sparo nella notte

La città orizzontale

Grigio

Primavera breve

Fino all’urdemo suspiro

Vai mo

Palude

iL SINDAKO

Lo stato della città

Il fuoco a mare

La sfida

Odissee

SOSTIENI!

Lo stato delle città / LA RIVISTA

NEWSLETTER

Manteniamo i tuoi dati privati e li condividiamo solo con terze parti necessarie per l'erogazione dei servizi. Per maggiori informazioni, consulta la nostra Privacy Policy.

Controlla la tua casella di posta o la cartella spam per confermare la tua iscrizione

Fotoreportage

Storie Disegnate

Napolimonitor.it 2006 > 2015

Lo stato della città / IL LIBRO

Chi siamo

Napoli Monitor è stato un mensile cartaceo, in edicola dal 2006 al 2014.
A partire dal 2010 è un sito di informazione e approfondimento.
Dal 2015 pubblica anche libri e dal marzo 2018 la rivista “Lo stato delle città”.

contatti

La redazione di Napoli Monitor è ai Quartieri Spagnoli (via Emanuele De Deo 63/a, 80134 – Napoli) – info: redazione@napolimonitor.it

MONiTOR Italia
© Copyright 2015. Proudly supported by dopolavoro and Shift-Left