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23 Settembre 2011

Sgomberi, la protesta degli ambulanti

Giulia Beatrice Filpi

Piazza Garibaldi. Intorno alla statua, rom e africani gestivano un mercatino con le cose trovate nella spazzatura. Oggi non si vedono né il mercatino, sgomberato, né la statua, in restauro, coperta da impalcature e teli. Tutto intorno, al caos di sempre si aggiunge quello prodotto dalla nuova Zona a Traffico Limitato (ZTL), che, attiva da oggi, agita le conversazioni e i sonni dei napoletani già da qualche tempo.

Di fronte alla sede della CGIL di Via Torino, un centinaio di manifestanti scandisce cori contro il sindacato e i suoi rappresentanti. “Ci avete abbandonato!”, protestano.  Sono per lo più ambulanti attivi tra piazza Garibaldi e via Bologna, ma anche in via Toledo, al Vomero e a corso Umberto. Insieme con loro, gli attivisti dell’associazione antirazzista 3 febbraio, che promuove la manifestazione. “Diritto al lavoro per tutti gli ambulanti”, recita il primo striscione.

Si protesta contro l’ordinanza di sgombero verso gli ambulanti “senza licenza”, emanata, ormai da quasi due mesi, dal sindaco e dall’assessore alla sicurezza Narducci, alla quale hanno fatto seguito sgomberi in molti quartieri della città, anche di ambulanti con licenza, che però avrebbero dovuto spostarsi da piazza Garibaldi, per ragioni di ordine pubblico. «Ma la questione di ordine pubblico in questa zona mica sono gli ambulanti!», protesta Michele, gestore, dal 1982, di una bancarella di libri proprio sulla piazza, e padre di un figlio che, dice, «pure sta a spasso».

«Io ho cominciato come abusivo, ma adesso mi sono fatto la licenza, l’occupazione di suolo… paghiamo duemila euro di tasse l’anno, sono quattro mesi che chiediamo un incontro con il sindaco. Siamo riusciti a incontrare solo l’assessore, ha detto di portare delle proposte: gli abbiamo portato sette proposte alternative, non gliene andava bene nessuna».

L’alternativa, per Michele come per gli altri venti ambulanti italiani con licenza sgomberati da Piazza Garibaldi, ci sarebbe. «Chi si mette in regola avrà diritto ad aree legali, pulite, decorose in cui esercitare la vendita ambulante (…) entro la fine dell’estate», aveva dichiarato il sindaco de Magistris all’inizio di agosto, durante una conferenza stampa. Le aree di cui sopra sono state individuate nel marciapiede di corso Garibaldi e nell’ultimo tratto di via Bologna, in aggiunta al mercatino multietnico già presente su quella strada. Queste soluzioni, però, non soddisfano per niente i manifestanti. Nella prima ipotesi «la strada non è solo isolata e degradata, ma anche soggetta, a differenza di piazza Garibaldi, a un pizzo, che arriva anche a venti euro giornalieri», afferma Gianluca Petruzzo della 3 Febbraio. Quanto a via Bologna, «già non si riesce a vendere nel primo tratto, figurati più avanti! Non ci passa nessuno, si va a fare la fame».

Elaj è qui da tre anni. In Senegal ha lasciato una bambina e una moglie. Anche lui dice di avere la licenza per una bancarella di abbigliamento a corso Umberto, «ma non ci fanno lavorare. Sono stato a lungo in giro per l’Italia a cercare altri lavori, ma finché non c’è altro, dobbiamo mettere per forza le bancarelle, per pagare l’affitto, la luce, il gas, l’acqua, mandare i soldi a casa. Ogni tanto arriva il vigile, caccia solo gli immigrati, lascia stare gli italiani. Porta via tutta la roba, non la vedi più! Dicono che la legge è uguale per tutti, ma qua non è vero».

La manifestazione si sposta lungo corso Umberto, via Medina e arriva fin sotto il municipio, dove una delegazione composta di ambulanti di tutti i quartieri sarà ricevuta nel pomeriggio, insieme a padre Alex Zanotelli e a Gianluca della 3 febbraio.

Alla fine della manifestazione, un ambulante napoletano si lamenta. «Ci hanno sgomberato prima a noi, e mo’ ci vogliono mettere dietro ai negri! Io non è che voglio fare discriminazioni, però…». (giulia beat)

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