Dopo aver compiuto il ventisettesimo anno di lotta, la vertenza per la tutela dell’area della ex Snia Viscosa di Roma è entrata in una fase nuova. Negli ultimi mesi si sono susseguiti alcuni eventi importanti, che potrebbero presagire a una svolta definitiva, nella direzione – finalmente – di una tutela reale e di una fruizione concreta dell’intera area, ora in parte interdetta e a rischio speculazione edilizia. È utile ripercorrere sinteticamente gli avvenimenti più recenti, con lo scopo di mettere in evidenza le azioni degli attori coinvolti e le possibili prospettive future.
Il soggetto attorno a cui continuano a essere organizzate le mobilitazioni (dalle iniziative di sensibilizzazione alle inchieste scientifiche, alla presa in carico dal basso della manutenzione della parte pubblica) è il Forum del Parco delle Energie, che raccoglie diverse individualità e associazioni, oltre al Comitato di quartiere Pigneto Prenestino e al centro sociale ex Snia. Da più di sei anni l’obiettivo del Forum è la conquista dello status di Monumento naturale, che deve essere decretato dalla regione Lazio. Dopo anni di manifestazioni, petizioni, trattative e incontri, l’assessora all’ambiente Onorati un mese fa ha firmato la bozza di decreto per il Monumento naturale: una vittoria storica per i cittadini. Si tratta però di una vittoria mozza, poiché il perimetro scelto dalla regione include solo una parte dell’area rinaturalizzata, escludendo di fatto tutte le pertinenze di archeologia industriale, oggetto di un processo di rigenerazione ambientale unico e ammirato dagli scienziati di tutto il mondo che ne sono venuti a conoscenza.
Una scelta che rappresenta una forzatura del quadro attuale, separando l’area del parco e del lago (quasi tutta di proprietà pubblica, grazie agli espropri ottenuti con le lotte degli anni Novanta) dall’area degli stabilimenti tessili della ex fabbrica (quasi tutta privata, sulla quale i proprietari, responsabili degli abusi edilizi da cui nel 1992 nacque proprio il lago, cercano da anni in ogni modo di edificare palazzi, negozi e parcheggi). Forte di un notevole e composito sostegno popolare (il 13 ottobre in migliaia hanno partecipato alla Festa del lago che si tiene tutti gli anni in autunno) e dell’appoggio del mondo scientifico (dal presidente dell’Accademia dei lincei, Parisi, fisico di fama mondiale, alla Società geografica italiana e altre autorevoli realtà scientifiche, singoli studiosi, fino a un ricco ventaglio dell’associazionismo ambientalista) il Forum ha deciso di portare alla Regione le sue Osservazioni al decreto di istituzione del Monumento naturale. La legge prevede infatti che entro trenta giorni dalla pubblicazione dei decreti per i Monumenti naturali, i cittadini e tutti i soggetti interessati possano proporre delle “osservazioni”, che la Regione analizza ed eventualmente fa proprie pubblicando un nuovo decreto. Diverse le motivazioni scientifiche addotte, incentrate soprattutto sulla ricolonizzazione delle aree ruderali che provvedono a servizi ecosistemici essenziali per la tutela della biodiversità presente e la sopravvivenza di specie di pregio tutelate come il martin pescatore, il falco pellegrino e la sgarza ciuffetto, oltre ad altre specie botaniche a rischio di estinzione insediate nell’area del lago grazie alla ricchezza ecosistemica sviluppatasi.
Le Osservazioni sono state pubblicamente consegnate alla regione Lazio venerdì 22 novembre. Mentre un gruppo di delegati saliva a presentare i materiali, di fronte al palazzo regionale si svolgeva una manifestazione che rilanciava tutta la vertenza, agganciandosi alle tematiche ambientali oggi così presenti nel dibattito pubblico. Ricordiamo che il territorio del Prenestino, in particolare l’area di largo Preneste – dove sorge il parco, il lago e la ex fabbrica – è un territorio tra i più inquinati e cementificati della capitale, ad alto rischio idrogeologico e con una densità abitativa estrema: il sostegno che la popolazione ha dato al percorso di lotta è legato proprio alle condizioni pesantissime di nocività presenti sul territorio, testimoniate dai quotidiani sforamenti delle centraline di rilevamento della qualità dell’aria, dalla diffusione della malattie respiratorie, da una maggiore mortalità infantile e giovanile, dalla fame di natura per l’inadeguatezza degli attuali standard di verde pro-capite. A fronte di un contesto così pesante la liberazione dal cemento di una porzione cosi grande, la nascita di un nuovo parco, il censimento in crescita di elementi faunistici che hanno individuato nell’area un punto di rifugio, rappresentano un’occasione unica e irripetibile.
Il presidio del 22 novembre ha salutato con soddisfazione l’impegno della Regione, sottolineando però che il perimetro di pertinenza previsto è troppo limitato e inserendo quindi nelle Osservazioni la necessità di estendere la tutela anche al 40% dell’area lasciato fuori. I funzionari regionali hanno preso tempo e nelle prossime settimane si capirà l’orientamento che prenderanno le decisioni istituzionali.
Proprio per avvallare le proprie richieste, il 1 dicembre il Forum ha organizzato una passeggiata dimostrativa dentro tutta l’area. Come fanno le api che popolano ogni giorno questo ecosistema, uno sciame di abitanti mascherati da “api per il lago” ha attraversato il limite del perimetro interdetto, per testimoniare che non c’è separazione dell’habitat: la natura si sta riprendendo il suo spazio ovunque, anche fra i ruderi della fabbrica. La manifestazione ha ribadito che è in corso un processo eccezionale di riforestazione urbana che altre città nel mondo stanno realizzando con un notevole esborso di denaro, ma che a Roma, nel cuore della città, grazie alla presenza del lago, sta avvenendo spontaneamente in pochi decenni.
Nelle stesse ore, l’assessore all’urbanistica del comune di Roma, Luca Montuori, annunciava via Facebook che anche il Comune ha presentato alcune osservazioni al decreto regionale, improntate all’estensione del Monumento naturale. La scelta rompe un silenzio lunghissimo dei vertici cittadini capitolini. Dopo anni e anni di inadempienze e ritardi, questa decisione può rappresentare un’inversione di tendenza importante, se suffragata da impegni concreti riguardanti tutto il quadrante est, sul quale giacciono inattuati una serie di programmi più ampi che potrebbero portare notevoli benefici, quali la realizzazione del parco lineare lungo la linea ferroviaria Roma-Sulmona, il potenziamento del trasporto pubblico su ferro, l’acquisizione di aree da destinare a verde pubblico. Ma nelle stesse ore si sono iniziati a muovere anche i nemici del lago, dei parchi e del verde pubblico. Nel commentare via social l’iniziativa di Montuori, hanno candidamente svelato la presenza e la capacità mobilitativa di un pezzo di opinione pubblica che arriva a rifiutare il verde pubblico perché inevitabilmente causa di degrado, a prediligere una rigenerazione gestita dai privati per l’area del lago con tanto di spiagge, bar, palazzi e negozi, a dileggiare la tutela dell’archeologia industriale e la memoria della fabbrica, a stigmatizzare il processo di naturalizzazione in corso. Ma c’è anche qualcos’altro, oltre alla mancanza di fantasia e alla difficoltà a immaginare uno scenario diverso da quello canonico fatto di palazzi, parchetti e recinti. L’intreccio tra improbabili desideri di rendita e palesi tentativi di delegittimazione del percorso di tutela si spiega anche con la recente centralità acquisita dal quadrante est della città. Gli appetiti commerciali piccoli e grandi cercano di insinuarsi in un contesto in cui una volta tanto la capacità di autorganizzazione ha dato i suoi frutti. Se nel 1992, quando emerse il lago, la zona era ancora abbastanza marginale a livello di investimenti e di prospettive di sviluppo, oggi la situazione è molto diversa, come testimoniano i processi di trasformazione che hanno investito tutti i quartieri da Porta Maggiore a Centocelle. I due mondi sembrano destinati a scontrarsi ancora a lungo: pubblico contro privato, parchi contro cemento, ossigeno contro inquinamento, partecipazione diretta contro delega, riappropriazione attiva contro stigmatizzazione passiva del degrado. A largo Preneste la partita è ancora aperta. (michele colucci)
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