Si poteva fare di peggio, in quindici giorni si può fare tutto. Invece, tranquillo. Fino a metà maggio coltelli, contestazioni, urlacci, Berlusconi e maleparole tutti i giorni. Ora c’è il ballottaggio, però. E solo confronti tivvù tra i candidati? Non è giusto, non così. Manca ancora qualche giorno. A Milano hanno tirato fuori i denti: zingaropoli, la Lega, la mecca omosessuale di Pisapia, finti rom che danno volantini, conferenza a reti unificate di Berlusconi. Qui la tensione si è abbassata. Tutto troppo pulito. Uno accusa l’altro per le amicizie con Cosentino, l’altro dice all’uno che è un Masaniello, e che nemmeno il magistrato sapeva fare. Le cartucce migliori le hanno sparate, però. Le energie più importanti vanno altrove. Lettieri ci ha provato con una conferenza stampa piena di accuse di violenza, ma alla fine gli avevano piegato le aste di un gazebo. Pare ci sia una denuncia, si vedrà. Tanti voti ri-comprati, in ogni caso. Tra qualche elezione lo si farà apertamente. Qualcuno dice che la destra si è buttata su Milano. Tutto sulla Madunnina. Snobbato San Giacomo. Tante le voci di accordi. Qualcuno dice che De Magistris si senta la vittoria in tasca. Snobbato anche il Pd, non ci sarà alleanza ufficiale. Pasquino sarà, forse, presidente del consiglio comunale. Ufficialmente le facce sono disgustate, davanti alle insinuazioni. Diciassette più ventotto fa quarantacinque. Più undici abbiamo scassato. «Qui inciuci non se ne fanno, il programma è quello. Chi mi ama mi segua». Gli incontri sono tanti. «I moderati sono i benvenuti». Tentativi in stile presidenziale di spostare, con offerte di vario genere, all’ultimo istante, qualche alfiere da una parte all’altra. Finalmente un po’ di lercio. Picche, la risposta, a quanto ne sa lo scrivente. Che noia. «Non si può far vincere l’estremismo». Far perdere l’estremismo. Ma a Napoli si poteva fare di peggio.
Emilio Di Marzio è uno dei quattro consiglieri comunali sull’orlo di una crisi di nervi. Esponente del Pd, è fra i consiglieri più eleganti, secondo solo a Federico Alvino, il rettore della Parthenope con i guantoni da boxe. Ha ottenuto più di duemila preferenze. Per tornare nell’ufficio di via Verdi deve sperare, paradossalmente, che il nuovo sindaco sia Gianni Lettieri. Ha sostenuto – logiche di partito gliel’hanno imposto – Mario Morcone al primo turno. Ora rivela il suo appoggio incondizionato a De Magistris, senza alcun secondo fine. «In realtà» – spiega a telecamere spente – «non ho mai condiviso la scelta del Pd di candidare Morcone. È un ex prefetto, in pratica gioca nello stesso campo di De Magistris. Solo che, rispetto all’ex magistrato, è totalmente sconosciuto. Sarebbe stato molto più logico scegliere un candidato di prima linea, un profilo conosciuto a livello nazionale, come è stato fatto con Fassino a Torino, decisione che si è poi rivelata corretta». In questi giorni Emilio fa propaganda a De Magistris, poco importa se va contro i suoi interessi. Continuerà a fare politica, forse leggermente defilato. O forse no. Il suo elettorato potrebbe risultare decisivo.
Tra poco meno di cento ore la città conoscerà il nome del proprio sindaco. Giudice o imprenditore, masaniello o industriale, legalità contro camorra: tutto, per i supporters dell’uno o dell’altro, sembra ricondurre all’eterna lotta tra il bene e il male. Tra il salvatore della patria e la calamità assoluta. Tra il bianco e il nero, senza mezze misure, o possibilità d’errore. Facendo finta che non esista, almeno in campagna elettorale, quella ben nota, cupa, perenne, scala di grigi che invece vive e regna nei secoli dei secoli. Amen, e buon voto. (testi e video di riccardo rosa e davide schiavon / disegni di diegomiedo)
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