Le grandi città hanno spesso delle strade che sono percepite come dei confini, come un elemento che suddivide il territorio. A Roma uno dei casi più evidenti è la via Cristoforo Colombo, che congiunge il centro della città con Ostia, passando per l’Eur e altre zone della parte sud della Capitale. Se si vive nel quartiere Tormarancia la presenza della Cristoforo Colombo è difficilmente eludibile, visto che deve essere attraversata o percorsa per andare in quasi tutto il resto della città: da Garbatella, vicina ma separata fisicamente, alle zone centrali. Al contrario, se si viene dal centro Tormarancia è “dall’altra parte della Colombo”, nascosta oggi da un enorme palazzo a vetri.
«So che il paragone è eccessivo, ma a volte mi sembra di essere un po’ come a Taranto: loro sono schiacciati fra l’ex Ilva e l’Arsenale, noi fra l’ex Fiera di Roma e i nuovi palazzi di piazza dei Navigatori», dice Eleonora Coderoni del comitato Parco della Torre, un’associazione che da anni si adopera per recuperare l’area intorno alla torre medievale che si affaccia su viale di Tormarancia. L’ingresso del parco è proprio davanti all’ex Fiera, un complesso in disuso da quando la nuova Fiera, costruita fra la Capitale e Fiumicino, ha iniziato a funzionare. La nuova struttura è stata utilizzata finora al di sotto delle sue possibilità e così gli investitori (comune di Roma, Camera di Commercio, regione Lazio fra gli altri) si sono trovati in difficoltà finanziaria. Per rimediare si è deciso di trasformare la vecchia struttura della Fiera in zona residenziale con case di pregio da mettere in vendita.
A poche centinaia di metri, adiacente alla Cristoforo Colombo, emerge una grande costruzione a vetri che domina l’area. Costruita più di dieci anni fa, è rimasta vuota a lungo e ora è in parte occupata da uffici. Alle sue spalle, un altro palazzo, più basso ma non piccolo, è tuttora vuoto. Prima l’area era in parte occupata da un vivaio, mentre un circolo bocciofilo e un autolavaggio verranno soppiantati da una terza costruzione. Basta attraversare la strada e ci si trova in uno dei lotti storici di Tormarancia, caratterizzato da case basse dotate di giardini e spazi in comune. Si tratta di costruzioni lontane dall’eleganza che caratterizza molti lotti di Garbatella, ma l’insieme non è affatto sgradevole.
«L’area di piazza dei Navigatori è come un’acquasantiera, tutti ci hanno infilato la mano», dice Giancarlo Falcucci, che fin dall’inizio ha seguito e si è opposto all’edificazione. Basta ripercorrere la storia dei palazzi per accorgersi quanto l’espressione usata da Falcucci sia calzante. Fra dispute sulla proprietà dell’area e diversi progetti per la sistemazione di tutto il quadrante sono ben sei le giunte interessate (quelle dei sindaci Rutelli, Veltroni, Alemanno e Marino, del commissario straordinario Tronca e della sindaca Raggi), mentre la proprietà dei terreni riguarda alcune delle più potenti famiglie di costruttori romani. Uno dei primi progetti prevedeva – oltre a tre edifici – l’adeguamento della rete stradale circostante e addirittura l’interramento del tratto corrispondente della Cristoforo Colombo: si sarebbe così creato un collegamento diretto fra Tormarancia e Garbatella. Il progetto fallì, ma la costruzione dei palazzi, a rete viaria invariata, poté proseguire. La mancata realizzazione delle opere di utilità pubblica previste dalla prima convenzione portò nel 2015 il Municipio VIII a chiedere la decadenza della convenzione per grave inadempimento. «Se il Comune avesse messo in discussione l’accordo avrebbe avuto la cittadinanza dalla sua parte, invece si è deciso di continuare a costruire», dice ancora Coderoni. L’amministrazione decise di tornare a negoziare con i costruttori per arrivare a una nuova versione della convenzione. Il 20 marzo 2018 l’Assemblea capitolina approvò il nuovo accordo che aveva fra i punti cardine il versamento da parte dei costruttori di 20.762.000 euro al Comune come indennizzo per gli interventi pubblici fino a quel momento non effettuati. «Da questa cifra – aggiunge Falcucci – occorre togliere circa 3.700.000 per un parcheggio già costruito che dovrebbe diventare di proprietà del Comune e per altri interventi. La cosa strana è che il parcheggio si trova sotto al palazzo privato già ultimato e al momento non ha l’aria di essere uno spazio pubblico».
La delibera dell’assemblea capitolina del 16 novembre 2018 prevedeva che il resto del denaro, poco meno di diciassette milioni di euro, fosse investito nella zona interessata dalla costruzione o almeno nel Municipio di appartenenza. La stessa delibera affidava a un “processo partecipativo” la scelta dei progetti da finanziare. Presentato dal Comune come una grande opportunità per la cittadinanza, che veniva finalmente interpellata su come usare le risorse disponibili, il processo per piazza dei Navigatori ha coinvolto molte associazioni locali che hanno presentato progetti cercando di farli approvare. Il risultato è stato la dispersione delle risorse, che si sono pian piano allontanate dalla zona che più sta soffrendo (e soffrirà) a causa delle nuove costruzioni. Anche per questo il comitato Parco della Torre ha promosso una campagna per ottenere la costituzione di un centro culturale a Tormarancia, sfruttando l’area su cui si trova lo scheletro di un’ex scuola superiore. Dopo una fase di incertezza alcuni dei fondi da assegnare sono stati destinati proprio al centro culturale. Su spinta del Municipio VIII è stato avviato un ulteriore processo partecipativo (a ottobre e novembre 2019) che doveva decidere la fisionomia del nuovo centro culturale, partendo però dal presupposto che lo stabile fosse gestito dal teatro dell’Opera di Roma, unico ente disponibile a occuparsi della struttura.
Un vincolo così forte sul processo non era una novità, come ricorda Paolo Cagnoli del comitato Fieramente, una delle entità che hanno tentato di contrastare tanto le nuove costruzioni di piazza dei Navigatori quanto quelle dell’ex Fiera di Roma: «Anche nel 2014, al momento di avallare le nuove costruzioni sull’ex Fiera (per il momento ancora non realizzate, ndr), l’amministrazione ha dato vita a un processo partecipativo. Purtroppo la cittadinanza aveva pochissimo margine per incidere, al massimo potevamo decidere dove sistemare le aiuole. Anche per questo il nostro comitato ha deciso di non firmare il documento finale. Per fortuna, durante il suo breve periodo come assessore all’urbanistica della giunta Raggi, Paolo Berdini è riuscito a far approvare una riduzione delle cubature, accogliendo almeno alcune delle nostre richieste».
Nel processo per il centro culturale si sono presentati problemi simili: «Non ci piace l’idea che il teatro dell’Opera si occupi del centro e porti qui le sue scuole di canto e di ballo. Ci sembra un’istituzione elitaria che non ha mai voluto confrontarsi con noi, lontana dalle necessità del quartiere. Temiamo di sentirci un po’ ospiti in casa nostra», dice ancora Coderoni. Altri, tra cui lo stesso Municipio VIII guidato da Amedeo Ciaccheri, sono meno pessimisti sull’opportunità di coinvolgere il teatro dell’Opera, rilevando che in ogni caso è necessario avere un soggetto gestore del centro.
Intanto Tormarancia vede giorno dopo giorno la chiusura di diversi negozi e giusto poche settimane fa ha assistito al trasferimento del mercato storico di via Odescalchi. I venditori hanno varcato la Colombo per andare in una struttura più attrezzata, ma lontana dal sito originario, soprattutto per chi non possiede un mezzo di trasporto privato. Ora alcuni dei banchi sono stati demoliti, altri sono ancora in piedi e molti automobilisti sembrano già pronti a trasformare lo spazio in un parcheggio. Solo un venditore è rimasto testardamente a presidiare l’area. «Un tempo via Odescalchi era soprannominata via Condotti: c’erano tanti negozi che a molti sembrava di essere in centro», ricorda uno degli abitanti dell’occupazione di via di Casale de Merode, una delle più grandi e longeve della città (esiste dal 2005). Chissà se chi arriva oggi nel quartiere “dall’altra parte della Colombo” ha la stessa impressione. (alessandro stoppoloni)
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