La Sicilia, in quegli anni, era infestata dagli eretici Patarini, contro la cui diffidenza e sufficienza spirituale ben poca presa ebbero le parole e l’esempio del predicatore carmelitano, che soffri perciò vivissimi contrasti. A Licata, Sant’Angelo cadde martire, vittima di un signorotto prepotente che gli aveva giurato odio acerrimo perché il predicatore aveva osato farsi medico della sua superbia e della sua dissolutezza.
Colpito dai sicari mentre usciva dal dir messa nella chiesa di San Giacomo, il 5 maggio del 1255, Angelo cadde trafitto da cinque colpi di spada. Le ferite, cinque come quelle che piagarono il corpo di Gesù, lo fecero apparire veramente un alter Christus, un secondo Cristo, vittima innocente per il ravvedimento dei peccatori.
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