MONiTOR Italia
  • Home
  • temi
    • culture
    • iniziative
    • italia
    • lavoro
    • migrazioni
    • recensioni
    • rifiuti
    • sanità
    • scuola
  • città
    • bologna
    • milano
    • napoli
    • roma
    • torino
  • foto
    • fotoreportage
    • fotogallerie
  • autori
  • edizioni
  • napoli MONiTOR
linee
10 Gennaio 2015

Io e Charlie. Dalla parte delle matite

Giulia Beatrice Filpi
(charlie hebdo, copertina – 9 gennaio 2013)

da: la piccoladelirio.noblogs.org

Sono stati giorni di tristezza improvvisa e indigesta. Prima la morte di Pino Daniele, che avevo iniziato ad apprezzare solo dopo essermi trasferita a Marsiglia, mentre scoprivo che, tutto sommato, Napoli mi mancava. Poi, soprattutto, l’attentato a Charlie Hebdo, che avevo conosciuto a Napoli, da piccola, grazie al mio papà appassionato di fumetti. Dieci anni, e già avevo nostalgia degli anni Settanta.

«Il y a eu un attentat à la redaction de Charlie Hebdo…». Nat, voce trafelata, mi telefona dallo studio di Radio Galère per condividere con me una cascata di sentimenti scomodi. Sono ospite del mio amico Bruno, lontane origini italiane, come si addice a un vero marsigliese: scrittore, giornalista, libertario. Quando mi avvicino per chiedergli se anche lui ha appreso la notizia, mi mostra lo schermo del suo computer con un cenno della testa: da un lato la notizia dell’attentato, dall’altro un intervista a Michel Houellebecq, che proprio oggi, 7 gennaio, ha pubblicato il suo libro Sottomissione, in cui immagina una presa del potere da parte di musulmani cattivi in una Francia indifferente e inerme.

Marie-Zado, la figlioletta di Bruno, dieci anni e madre guineana, chiede: «Papà, ma se anche tu scrivi un articolo sugli islamisti su CQFD (il giornale in cui lavora Bruno) quelli ti uccidono?».

Il mio aereo per Roma parte poche ore dopo, troppo poche per poter essere alla manifestazione di solidarietà con la rivista, a cui parteciperanno diverse migliaia di persone. Sulla strada di casa penso alla rivista Charlie, che, a differenza del nostro Linus, di cui è l’omologo francese, era riuscito a sopravvivere, pur perdendo, negli anni, la freschezza e il peso politico assunti negli anni Settanta. D’altra parte, i disegnatori di Charlie non erano più giovani. I disegnatori francesi più giovani, per quanto bravi, si sono molto spesso rifugiati nel ghetto dorato del romanzo grafico, preferendo pubblicare bei libri di carta pregiata a venti euro l’uno piuttosto che vignette satiriche sui giornali indipendenti del paese, carta scadente, vendite in continuo calo e pochi euro per copia.

Arrivismo? Autocensura? Paura di non essere all’altezza della storica rivista “stupida  e cattiva”? Perché siamo diventati più moderati dei nostri genitori? Perché non abbiamo più il coraggio di essere e dirci femministe, marxisti, pacifisti, o qualsiasi altra cosa?

L’indomani, su internet, è una pioggia di elogi funebri da quattro soldi, da parte di chi probabilmente neanche conosceva di nome Charb e compagni. Qualche sfrenato marxista radicale prova a superare se stesso ricordando che la rivista è un nemico politico perché fa parte della stampa borghese, senza ricordare le sante parole del buon Karl, che, ne sono sicura, avrebbe parlato oggi di “oppio dei popoli” più che di islamofobia. Non condivido tutto quello che ho letto sull’Hebdo. Sono profondamente convinta che l’islamofobia e il razzismo in Francia siano il primo problema. Tra matite e kalshnikov, però, sono sempre stata dalla parte delle matite.

Sulla copertina di tutti i quotidiani nazionali, almeno in Italia, la stessa foto: il terrorista che punta al poliziotto. Una scelta che la dice lunga sulla libertà di stampa nel nostro paese, al di là dei proclami contro l’oscurantismo.

Ieri sono passata al consolato francese, per assistere alla squallida passerella politica di una serie di personaggi di cui non farò il nome, ma di cui posso dire che, in altri tempi, non sembravano così affezionati alla libertà di satira. Più tardi un amico francese mi chiama per dirmi che suo padre, mai votato più a destra del Front de Gauche, si è messo a perorare la pena di morte.

Ho cercato di pensare a Wolinski, Cabu e agli altri disegnatori che hanno reso mitica la stampa alternativa degli anni Settanta, in Italia come in Francia. Mi sono detta che questo ci manca. Un po’ di sana ironia, bête et mechante (stupida e cattiva) come solo loro sapevano essere, ma come noi dovremmo provare a essere per sopravvivere all’isteria collettiva che ci circonda. Ho voluto ricordare così la redazione di Charlie: sfottendo la Santanché, e aprendo una rubrica di vignette nel mio blog, due venerdì al mese, e si spera anche di più. Se qualcuno vuole disegnare con me (e magari insegnarmi qualcosa), che ben vengano le proposte. (giulia beatrice filpi)

Share on Facebook Share on Twitter Share on Google+
Previous Article Pino Daniele, l’addio di un uomo in blues
Next Article Zappe, scivoli e pittura. Una mattinata al parchetto del Frullone

Related Posts

  • Appunti sulle mobilitazioni degli agricoltori

  • Ogni maledetta emergenza. Violenza giovanile e decreto Caivano

  • Rompere la subalternità. Le responsabilità politiche degli educatori

  • Gli antagonisti del clima

Leave a Reply

Appuntamenti

Edizioni MONiTOR

Lo stato delle città, n°12

Lo stato delle città, n°11

Lo stato delle città, n°10

Lievito

La memoria bucata

Lo stato delle città, n°9

Confini

Le guarattelle

Lo stato delle città, n°8

Le fragili alleanze

Lo stato delle città, n°7

La settimana santa

L’estate è finita

La Venere degli stracci

Lo stato delle città, n°6

Baby Gang

Lo stato delle città, n°5

Lo stato delle città, n°4

Solidi

Detti

Lo stato delle città, n°3

Lo stato delle città, n°2

Risalendo la china

Quartieri Spagnoli

L’infelicità italiana

Lo stato delle città, n°1

Lo stato delle città, n°0

Heroes

Qualcosa che bruci. Oroscopo di Foucault

Il cielo in una stanza

Lo sparo nella notte

La città orizzontale

Grigio

Primavera breve

Fino all’urdemo suspiro

Vai mo

Palude

iL SINDAKO

Lo stato della città

Il fuoco a mare

La sfida

Odissee

SOSTIENI!

Lo stato delle città / LA RIVISTA

NEWSLETTER

Manteniamo i tuoi dati privati e li condividiamo solo con terze parti necessarie per l'erogazione dei servizi. Per maggiori informazioni, consulta la nostra Privacy Policy.

Controlla la tua casella di posta o la cartella spam per confermare la tua iscrizione

Fotoreportage

Storie Disegnate

Napolimonitor.it 2006 > 2015

Lo stato della città / IL LIBRO

Chi siamo

Napoli Monitor è stato un mensile cartaceo, in edicola dal 2006 al 2014.
A partire dal 2010 è un sito di informazione e approfondimento.
Dal 2015 pubblica anche libri e dal marzo 2018 la rivista “Lo stato delle città”.

contatti

La redazione di Napoli Monitor è ai Quartieri Spagnoli (via Emanuele De Deo 63/a, 80134 – Napoli) – info: redazione@napolimonitor.it

MONiTOR Italia
© Copyright 2015. Proudly supported by dopolavoro and Shift-Left