MONiTOR Italia
  • Home
  • temi
    • culture
    • iniziative
    • italia
    • lavoro
    • migrazioni
    • recensioni
    • rifiuti
    • sanità
    • scuola
  • città
    • bologna
    • milano
    • napoli
    • roma
    • torino
  • foto
    • fotoreportage
    • fotogallerie
  • autori
  • edizioni
  • napoli MONiTOR
milano
26 Maggio 2017

Milano sta a sud. Cronaca di un doposcuola a Calvairate

Giusy Palumbo
(disegno di cyop&kaf)
(disegno di cyop&kaf)

«Mi fate vedere dove sta Milano sulla mappa?». Puntano le dita, si bagnano in mare, cercano la parola, a zonzo tra gli Appennini e la pianura, poi l’indice si ferma, nel posto giusto. «Siamo a nord o a sud?». «A sud!», entrambi, fieri. Gli spiego che Milano in realtà è a nord in Italia ma che è giusto anche vederla a sud di qualcos’altro o solo rovesciarla. È pur sempre doposcuola questo.

Siamo a Calvairate, quartiere di Milano che pochi milanesi saprebbero indicare sulla mappa. Zona 4, sud est, tra due circonvallazioni e due radiali, a tre km dal Duomo. Per esteso Molise-Calvairate-Ponti. È uno dei più grandi insediamenti di case popolari della città, con tre mila alloggi dai ventidue agli ottanta mq, racket degli abusivi incluso. Qualcuno lo chiama “manicomio diffuso” perché dopo la legge Basaglia molte abitazioni sono state destinate ai malati psichici, con la media di uno su dieci a caseggiato. Fino agli anni Novanta c’erano anche le sedi nazionali di testimoni di Geova e Scientology, come in un plot postmoderno di J. G. Ballard. Uno dei caseggiati, detto stalag, è stato progettato per amore del realismo socialista da Giò Ponti che però viveva in un piccolo monumento palladiano, con pianta a ventaglio, facciatina concava a obelischi, appartamenti senza corridoi e uno scalone disegnato fuori scala per guardarlo anche da sotto in su.

Nelle ex docce di un condominio Aler – l’Azienda Lombarda Edilizia Residenziale che ha chiuso il 2013 con un buco di sessanta milioni in cassa e novanta milioni di arretrati con i fornitori – facciamo i compiti, dopo aver fatto le scale.

«Qui nel fosso ci sono quei cosi che si lanciano per giocare, me li prendi?».
«Cosa? I frisbee?».
Vado a vedere, il cimitero dei frisbee, nel fossato che delimita l’edificio e penso che dovrei prenderglieli, calarmi non so come e risalire non so come, devo farlo, magari li baratto con la ripetizione infinita della tabellina del nove, la più difficile, con quei numeri che aumentano troppo oppure con le doppie, gli devono sembrare sempre troppe anche quelle.

Loro sono egiziani, stanno qui da poco e non conoscono tutte le parole. Per esempio: allegramente. «Cosa vuol dire?», mi chiedono. La regola è per loro spalancare gli occhi e arricciare il naso quando non conoscono una parola, per me appuntarla sul quaderno e poi indagarla, in tutti i modi, con gli esempi, i disegni, le foto sul cellulare. Pozzo, passero, zoppo, tranviere, sbigottita, Gesù. I loro libri sono pieni di termini che non si usano più e che non useranno mai, un’antilingua inesistente, come se avessero davanti il baratro nel Novecento, guerre, lutti, tradimenti o dovessero prepararsi alla burocrazia e non alla vita.

L’altra volta abbiamo fatto un esercizio intitolato “La compravendita” per comprendere le relazioni fra spesa, guadagno e ricavo. Si fanno solo a Milano questi esercizi? Merce: sei bottiglie di Sprite (disegnate) che costano cinque euro e sessanta. Banconota: dieci euro (fotografata in bassa risoluzione). Resto? Non ti resta proprio niente.

Davanti a certe parole applico il non metodo Caproni. Faccio finta di non saperle e chiedo a loro di aiutarmi a non fare brutta figura, senza stupidità a volte non c’è stupore. Poi gli chiedo di dirmelo in arabo, così siamo smarriti allo stesso modo. Inte ulte e? Cosa le hai detto? Ulteleh tarafì macaen tablet Le ho detto se sa dove si compra il tablet senza soldi. A questa e a molte altre domande non so rispondere. Poi mi chiamano maestra e mi viene voglia di abitare in una capanna, come Giovanni Cena nelle prime scuole nell’agro pontino, o scambiare la Montedison per una lucciola invece devo stare qui e andare a cercare nella notte, dove ancora sopravvivono e  si amano, quelle lucciole.

Io come loro, non vedo l’ora che finiscano i compiti per stare a sentère ma non glie lo posso dire, al massimo velocizzo, qualche pezzo lo leggo io, qualche risposta la do io, non si fa? Io lo faccio. Il tempo è poco e dobbiamo anche giocare. Ci sono i puzzle da montare, i dadi da tirare, i frisbee da resuscitare. Alla prossima lezione ci provo. (giusy palumbo)

Share on Facebook Share on Twitter Share on Google+
Previous Article I LUOGHI DELLA MUSICA – Il Giardino Armonico accende palazzo Zevallos
Next Article Primavera breve, oggi a Torino

Related Posts

  • Olimpiadi e grandi opere insostenibili. I punti critici verso Milano-Cortina 2026

  • La difesa della Casa albergo di Sesto San Giovanni

  • Sfratti, sgomberi e occupazioni. Un incontro a Milano

  • Più responsabilità meno risorse. Un’analisi delle politiche abitative a Milano

Leave a Reply

Appuntamenti

Edizioni MONiTOR

Lo stato delle città, n°12

Lo stato delle città, n°11

Lo stato delle città, n°10

Lievito

La memoria bucata

Lo stato delle città, n°9

Confini

Le guarattelle

Lo stato delle città, n°8

Le fragili alleanze

Lo stato delle città, n°7

La settimana santa

L’estate è finita

La Venere degli stracci

Lo stato delle città, n°6

Baby Gang

Lo stato delle città, n°5

Lo stato delle città, n°4

Solidi

Detti

Lo stato delle città, n°3

Lo stato delle città, n°2

Risalendo la china

Quartieri Spagnoli

L’infelicità italiana

Lo stato delle città, n°1

Lo stato delle città, n°0

Heroes

Qualcosa che bruci. Oroscopo di Foucault

Il cielo in una stanza

Lo sparo nella notte

La città orizzontale

Grigio

Primavera breve

Fino all’urdemo suspiro

Vai mo

Palude

iL SINDAKO

Lo stato della città

Il fuoco a mare

La sfida

Odissee

SOSTIENI!

Lo stato delle città / LA RIVISTA

NEWSLETTER

Manteniamo i tuoi dati privati e li condividiamo solo con terze parti necessarie per l'erogazione dei servizi. Per maggiori informazioni, consulta la nostra Privacy Policy.

Controlla la tua casella di posta o la cartella spam per confermare la tua iscrizione

Fotoreportage

Storie Disegnate

Napolimonitor.it 2006 > 2015

Lo stato della città / IL LIBRO

Chi siamo

Napoli Monitor è stato un mensile cartaceo, in edicola dal 2006 al 2014.
A partire dal 2010 è un sito di informazione e approfondimento.
Dal 2015 pubblica anche libri e dal marzo 2018 la rivista “Lo stato delle città”.

contatti

La redazione di Napoli Monitor è ai Quartieri Spagnoli (via Emanuele De Deo 63/a, 80134 – Napoli) – info: redazione@napolimonitor.it

MONiTOR Italia
© Copyright 2015. Proudly supported by dopolavoro and Shift-Left