Fotoreportage di Simone Foresta
Nel discorso in parlamento prima del voto sulle riforme di pensioni e fisco, votate a inizio maggio e passate con pochissimi voti di scarto, Alexis Tsipras ha dichiarato: «Abbiamo spostato il peso della crisi dalle spalle dei disoccupati e degli anziani a quelle di chi può permettersi di pagare un po’ di più e investiremo i futuri surplus di bilancio per alleviare la crisi umanitaria».
La crisi umanitaria in Grecia è un dato di fatto, tutti gli investimenti economici futuri potranno solo alleviarla. Le ultime riforme approvate dal parlamento prevedono tra l’altro l’aumento dell’Iva dal ventitré al ventiquattro per cento e l’abbassamento della soglia di reddito non tassata a 9.091 euro. Le nuove tasse peseranno sui greci per quasi cinque miliardi e mezzo. L’accesa discussione tra i sostenitori delle riforme e gli esponenti del partito di destra Nea Demoktatia ha trovato un’eco furiosa in piazza Sintagma, dove sindacati e anarchici, diecimila persone, hanno affrontato la polizia che difendeva il parlamento.
È l’Eurogruppo a obbligare Tsipras a provvedimenti così inopportuni per un paese con una così grave crisi sociale: senza riforme drastiche, niente aiuti per cinque miliardi di euro, utili a pagare i tre miliardi e mezzo di debiti in scadenza a luglio.
Quando finiscono gli scontri in piazza e le strade vengono di nuovo invase dai turisti, il centro della città sembra riacquistare la sua dimensione accogliente e vivace. I negozi chiusi gli anni passati sembrano essersi tutti riconvertiti in deliziose caffetterie o ristoranti, che offrono a basso costo insalate greche e spiedini di carne. Non solo taverne con menù bilingue o bar con ouzo in bottiglie a forma di tempio greco per molti dei ventitré milioni di turisti che nel 2015 hanno visitato la Grecia, ma anche luoghi di ritrovo per tanti greci che considerano un rito collettivo bere un caffè all’aperto. Tutta questa vitalità è il frutto di una iniziativa del governo di Antonis Samaràs, leader della destra, che nel 2013 abbassò l’Iva dal ventitré al tredici per cento per bar, ristoranti e caffè. È chiaro che queste iniziative non sono dettate da concrete visioni politiche, ma sono una risposta per salvare il salvabile di una nazione sull’orlo della bancarotta. Tali provvedimenti hanno garantito fino a luglio 2015 un po’ di ossigeno all’economia greca, tutta sostanzialmente fondata sul turismo. Ma cosa avverrà con le nuove riforme? A quali costi la Grecia si salverà dal fallimento?
Mentre le sorti della Grecia sembrano essere legate alle elezioni in Germania del 2017, gli economisti del Fondo Monetario Internazionale hanno chiaramente illustrato come la flessibilità del mercato del lavoro e la liberalizzazione dei prodotti non aumenteranno significativamente la produttività del paese. L’unica cosa sicura è che per ancora molti anni si continuerà a vivere in una città piena di errori.
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