LORETINO, MARCIA FUNEBRE PER UN PAPPAGALLO
Duccio Boscoli
Auto produzione, 96 Pagine, 10 euro + spedizione
Loretino è un pappagallo. Un pappagallo che è rimasto invenduto, forse perché ha una malformazione congenita che gli impedisce di stare sul trespolo come tuti gli altri uccelli. Dopo un anno viene adottato dalla famiglia che gestisce il negozio di sementi, cordami e piccoli animali di compagnia. A partire da quel momento diventa un vero e proprio animale di compagnia, chiuso in casa e ingabbiato. Quando Anna, la figlia dei proprietari del negozio, lo porta a casa è solo una bambina. Poi la ritroviamo adulta, ha gli occhi un po’ tristi, sembra stanca. Forse perché deve occuparsi della mamma anziana da sola. Non totalmente sola. A fare compagnia a lei e alla mamma c’è la tv e c’è Loretino. Lui e la donna anziana rimangono per ore in salotto. Per ore, per mesi, per anni. Ci immaginiamo giornate sempre uguali. La donna tossisce spesso e spesso chiama la figlia. La stessa cosa fa il pappagallo, tossisce e chiama Anna. Quando la signora anziana starà male sarà Loretino a chiamare la figlia, ad avvertirla.
Da sempre sappiamo che i pappagalli tendono a ripetere le cose che sentono e che riescono a farlo imitando in maniera sorprendente le tonalità della voce umana. Su You Tube ci sono migliaia di video di pappagalli che imitano uomini, cani, ecc. Sono video divertenti, a volte commoventi. Loretino fa la stessa cosa, ripete e imita.
Quando la madre di Anna muore e viene portata via, Loretino rimane da solo con Anna, sempre nella gabbia in salotto con la tv accesa. Ed ecco che tossisce e poi chiama Anna. Anna risponde: arrivo mamma, e corre in salotto ma c’è solo Loretino e i due si guardano. Così finisce questo libro che Igort ha definito un piccolo gioiello di arte sequenziale.
Duccio Boscoli, l’autore, ha deciso di utilizzare il linguaggio del fumetto nella sua forma più semplice da un punto di vista di struttura. Ogni pagina, quadrata, contiene un solo disegno. Il ritmo è molto lento, eppure passano gli anni. Lo capiamo perché prima Anna è bambina, poi adulta. Perché sopra la tv c’è un orologio che ci dà l’idea del tempo che passa. Allo stesso tempo non capiamo, per esempio, quanto tempo sia passato da quando la mamma di Anna muore alla scena in cui Loretino la chiama e il riflesso della donna è ancora quello di pensare che la madre sia viva.
Questo piccolo libro parla di cose grandi, le più grandi per noi piccoli esseri umani, anche noi a volte ingabbiati, abbandonati e intrappolati in una serie di ripetizioni di cui siamo semi-coscienti. Riuscire a parlare della perdita di una persona cara in maniera sensibile è molto difficile. Boscoli ci riesce in poche pagine. Loretino diventa un animale che accompagna non solo la vita e la malattia ma anche il processo del lutto. Accompagna Anna ma accompagna anche l’autore in quello che è chiaramente un lutto anche per lui. La sua capacità di imitare diventa allora una forma concreta di memoria, memoria della voce della donna anziana, capace di “ingannare”, senza volerlo, la figlia stessa. Il desiderio di trattenere chi non c’è più e il dramma nell’impossibilità di farlo. Trovo che sia importante e da sostenere, chi, di questi tempi riesca a produrre (da solo) un libro che ci parla di dolcezza, di dolore e di perdita senza passare attraverso la spettacolarizzazione di sé stessi e dei propri sentimenti. (miguel angel valdivia)
Miguel Angel Valdivia: Buongiorno Duccio. Il tuo libro mi ha incuriosito e volevo scambiare due parole con te. Inizio dalla prima e più ovvia domanda. Come nasce Loretino?
Duccio Boscoli: Prima direi che è nata la storia. Loretino è esistito davvero, come diversi altri elementi del libricino. Spesso mi capita di partire da una cosa che vedo o conosco e immaginarmi qualcosa che tecnicamente non è accaduta. Da questo momento iniziale può passare anche molto tempo. Queste storie ipotetiche restano lì, in attesa. Mi capita di continuare a pensarci di tanto in tanto e ogni volta si aggiunge un pezzo. Non disegno quasi nulla, prendo solo qualche appunto e cerco di capire se questa storia mi è utile per dire qualcosa. Inizio a pormi una serie di domande tra le quali la più importante in genere è “cosa voglio raccontare?”. Una volta deciso a grandi linee inizio a costruirci intorno degli avvenimenti. Poi lavorando salta sempre fuori altro. Il progetto tiene sempre presente la domanda iniziale e quello che secondo me è il modo migliore per indagarla. Loretino aveva davvero un difetto alle zampe (che documentandomi ho scoperto sarebbe stato possibile correggere) così come è esistita la donna anziana davanti a lui. Frequentavo quella casa con una certa regolarità. Un giorno (ti parlo di una ventina di anni fa) ho avuto la sensazione di sentire Loretino tossire, ma con la voce della donna. Non l’ho mai più sentito farlo. Questo però ha innescato in me qualcosa e da lì è partito tutto. Il resto è immaginato. Ci sono voluti anni perché prendesse forma, probabilmente distorcendo in parte anche i ricordi e pescando da emozioni che non avevano a che fare strettamente con quella storia. Per la mia esperienza, quando perdi qualcuno, qualcuno con il quale vivi, all’inizio ti serve tempo per realizzare. Per non so quanto tempo, ogni mattino quando mi svegliavo per i primi istanti era come se non me ne ricordassi e insieme al risveglio tornasse anche quella consapevolezza che avevo temporaneamente rimosso. Un giorno ho capito che questa cosa poteva essere raccontata tramite Loretino. Ora sapevo a cosa mi serviva quella storia che era rimasta parcheggiata nella mia testa.
MAV: Sì, ho perso di recente qualcuno di molto importante e sento molto questa cosa della presenza dell’assenza, che è una presenza di tipo diverso e che non è neanche pura assenza, vuoto. E forse per questo ho trovato il tuo libro così toccante nella sua semplicità, e anche così vero. A pensarci bene, il pappagallo, con la sua memoria, la sua memoria “vocale” è un essere molto speciale.
DB: Un’altra cosa che mi affascinava era il fatto che il pappagallo impara a ripetere con lo stesso tono della persona che imita. Quando quella persona muore la sua voce resta imprigionata come su un nastro, ma questo nastro è destinato a morire. Una delle domande era “cosa resta di noi dopo di noi?”. Non è un caso che il libro parli della morte del pappagallo che di fatto non avviene. Ho immaginato la copertina come una vignetta della storia. Mi piaceva provare a creare un corto circuito nell’ipotetico lettore. Richiudendo il libro mi piacerebbe che qualcuno si chiedesse il perché.
MAV: E infatti, quando avevo visto il tuo libro per la prima volta pensavo che parlasse della morte del pappagallo! Ho letto di recente l’ultimo libro di Giacomo Nanni il cui protagonista è un corvo. Tu l’hai letto?
DB: Non ancora, ma lo farò. Seguo da sempre il lavoro di Nanni, mi piace molto.
MAV: Io mi sono un po’ stancato dei libri che hanno come protagonisti l’essere umano, l’uomo. E sento il bisogno di leggere storie che non mettano l’uomo al centro di tutto. Sento questo più che mai. E penso al libro tuo e al libro di Nanni e mi dico che questo sta già avvenendo, poco a poco… Se potessimo avere storie che hanno come protagonisti piante e animali sarebbe molto bello. Anche se poi sono scritte da uomini e quindi, vabbè…
DB: Non saprei, ma non ne farei una regola nemmeno in senso contrario. Alla fine per me è sempre la storia che governa quello che succede. Se il modo migliore per raccontarla è un pappagallo uso il pappagallo. Nel mio caso raccontare questa storia con gli occhi di un uomo sarebbe stato sbagliato e non efficace. Avrebbe spostato il tutto sulle emozioni del protagonista/osservatore che in questo caso non mi interessavano affatto.
MAV: Però allo stesso tempo con il tuo libro, il fatto che il protagonista sia un pappagallo, ti fa vivere l’evento della morte in un modo “diverso”. Io mi sono chiesto cosa sentisse Loretino quando la donna anziana muore. Cosa provasse. Credo molta tristezza, anche lui viveva il lutto, penso.
DB: La nonna è prigioniera del suo corpo, Loretino è prigioniero della sua malattia e della sua gabbia. Per tutta la storia la nonna e il pappagallo sono uno lo specchio dell’altra. Dopo la morte della nonna volevo rappresentare simbolicamente come gran parte del mondo di Loretino sparisse. Nell’ultima scena, oltre a chiedermi cosa resta di noi dopo di noi appunto, volevo che Loretino in qualche modo tentasse di rievocare la presenza della nonna.
MAV: Mi ha ricordato anche quelle storie di Taniguchi, che hanno un rapporto particolare con il tempo, nelle quali non succede niente di spettacolare, l’unica cosa spettacolare è semplicemente lo scorrere della vita.
DB: Il tempo per me è fondamentale, sono ossessionato dal tempo. Mi colpisce la sua capacità di comprimersi e dilatarsi nella nostra percezione. Anche la sua capacità di distorcere gli avvenimenti, soprattutto man mano che ci si allontana. Falsi ricordi, dimenticanze…
MAV: Quali opere sono riuscite a usarlo nel modo più interessante secondo te? Hai letto Here di Mc Guire?
DB: Guarda, ci stavo pensando mentre parlavamo. Il tempo nel fumetto ha una valenza completamente diversa rispetto al cinema per esempio. Non dipende solo da chi scrive ma molto anche da chi legge. In Loretino ho cercato di lavorare sul ritmo. In musica esistono le cosiddette “indicazioni agogiche”, parole poste in partitura che indicano approssimativamente la velocità di esecuzione. Queste vengono poi spesso combinate con quelle dinamiche (intensità del suono) e vanno a formare formule composte che in sostanza non sono altro che indicazioni di massima su come deve essere eseguito il pezzo. Pensando a quelle che caratterizzano le marce funebri (grave, lento, adagio…), ho creduto che la scansione a una vignetta per pagina fosse il modo migliore per restituire questo tipo di andamento triste e regolare. Ho pensato che questo fosse il modo migliore per rappresentare la noncuranza con cui il tempo passa. Questo mi permetteva anche di dilatarlo e accelerarlo senza dare un reale riferimento temporale. Qualcuno sostiene che non sia propriamente un fumetto, perché la sequenzialità è data solo da una vignetta per tavola. A parte che i primi fumetti spesso erano strisce e questo è una sorta di lunghissima striscia, dato che le definizioni mi interessano poco, anche se non fosse un fumetto ma altro, mi va bene così.
MAV: Sì, hai ragione e davvero poco importa se entra nelle definizioni che tristemente qualcuno dà di cosa sia o non sia il fumetto… Per me il fumetto è solo uno dei sottoinsiemi del raccontare per immagini e questo lo dirò fino alla nausea, sempre.
DB: Durante il lockdown, mentre finivo Loretino, ho visto un film che mi è piaciuto molto. A Ghost story. Ha incredibili assonanze con Here di Mc Guire e secondo me è un ottimo modo di lavorare sul tempo.
MAV: Un’altra opera invidiabile è Il viaggio di Yuichi Yokoama. Qui tutto scorre velocissimo, di corsa: il tempo, lo spazio. I giapponesi sono maestri nell’uso del tempo, veloce o lento che sia. Ma io mi sono reso conto che farò sempre lavori lenti :). Una curiosità, Duccio: come hai maturato la decisione di auto produrre Loretino?
DB: Lavorando nell’editoria sono consapevole che Loretino sia un prodotto veramente anomalo e difficile da piazzare. Per una casa editrice credo sarebbe stato un “bagno di sangue”. E poi così ho potuto farlo esattamente come volevo, non posso trovare scuse sul risultato. Ho pensato al mercato estero, magari francese, ma anche loro non credo investano facilmente su un prodotto del genere, che oltretutto è un’auto-produzione. Senza contare che ormai senza follower non fai molto se non ti conoscono 😉
MAV: Come è stato accolto Loretino?
DB: Sono abbastanza contento, ho ricevuto alcuni riscontri che mi hanno fatto davvero piacere e hanno dato senso al tutto. Ma in termini di numeri, come è facile immaginare, parliamo veramente di nulla. È vero che, conoscendomi, senza pandemia probabilmente non lo avrei finito, ma è vero anche che con la pandemia l’auto-promozione non è proprio semplicissima, se a questo aggiungi un’indole pigra…
MAV: Senti, e ti ha fatto venire voglia di fare altri fumetti?
DB: Questa storia era nella mia testa da parecchi anni, parcheggiata insieme ad altre. Tra queste una sta “spingendo” per uscire. Spero non serva un’altra catastrofe globale…
MAV: Duccio, mi auguro anche io che esca senza il bisogno di una nuova catastrofe… 😉
DB: Lo auguro a tutti, ahahaha. Nel caso mi sacrificherò!
MAV: In ogni caso mi ha fatto piacere leggere Loretino e me lo terrò vicino come un oggetto prezioso per un po’ e mi ha fatto molto piacere anche parlare con te :), grazie mille!
DB: Grazie a te!
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