Fotogalleria di Dario Cotugno
Sabato 5 dicembre: il “Popolo in cammino” si dà appuntamento in piazza Dante. Il sole si adagia delicato sui volti dei presenti scesi in piazza non solo contro la camorra, ma anche per reclamare “diritti e giustizia sociale”. Sono le 10.30. Canzoni nostalgiche passano dal furgone in testa al corteo. Il mare di gente comincia a prendere una forma più omogenea. In strada ci sono collettivi universitari, associazioni, gruppetti di suore, sindacati, figure istituzionali e politiche, tra cui il sindaco de Magistris e Francesco Nicodemo del Partito democratico. Presenti anche Libera, padre Alex Zanotelli e i missionari comboniani, in prima linea nel serpentone. Con Zanotelli c è Antonio Cesarano, papà di Genny, il giovane ucciso durante una sparatoria nel rione Sanità lo scorso 6 settembre.
Il Popolo in cammino chiede giustizia per le vittime innocenti di camorra. Per Genny, per Luigi Galletta, meccanico ammazzato nell’officina dove lavorava in via Carbonara. Nel furgoncino alla testa del corteo siede invece Giovanni Catena, il ragazzo ferito per errore durante un agguato il 14 novembre. È ancora scosso, ha sessantasette punti di sutura addosso e un lungo taglio all’intestino. Dopo qualche minuto, però, scende dal veicolo e prende parte al corteo.
Alle undici i manifestanti cominciano il loro cammino verso la prefettura. Lì, una delegazione consegnerà una lettera al prefetto, destinata a Matteo Renzi. Nel frattempo i rappresentanti delle associazioni e dei collettivi continuano a spiegare le ragioni della protesta al microfono. È una lotta contro le camorre, dicono a gran voce, non solo contro le attività criminali riconosciute, ma anche contro alcune istituzioni che fanno il loro gioco.
Tantissimi sono i ragazzi. Alcuni indossano magliette con la fotografia del giovane ammazzato alla Sanità, e portano striscioni con scritto: “Genny vive”. Il corteo continua lungo via Medina, poi attraversa piazza Municipio e via Toledo, tra la folla di turisti e passanti. La fila arriverà composta e piuttosto ordinata fino alla prefettura.
Intorno all’una piazza del Plebiscito si riempie di bandiere e cartelloni. Il corteo è giunto a destinazione. La musica si arresta e la delegazione – composta da padre Zanotelli, Cesarano e altri manifestanti – accede alla prefettura, controllata a vista dalla polizia. (marzia quitadamo)
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