Scampia, 4 gennaio 2018, ore 20:00.
«Aquila 1 ad Aquila 2, ci sono scale sospette. Aquila 1 ad Aquila 2 rispondi!».
«Avvistate, abbiamo un problema, loro sanno come usarle».
«Centrale, la piazza è inagibile, il concerto non s’a da fare».
«Ricevuto, ci sono troppe scale cazzo».
A due giorni dal concerto per i trent’anni di carriera di Franco Ricciardi, rigorosamente gratuito, in programma a Scampia il 6 gennaio in piazza Giovanni Paolo II (poi intitolata dagli abitanti a Ciro Esposito), filtra la notizia che l’evento rischia di saltare, che il Comitato per l’ordine e la sicurezza ha dichiarato la zona non idonea a ospitare migliaia di persone. È l’effetto delle misure di sicurezza imposte dal decreto Minniti dopo i fatti di piazza San Carlo a Torino e degli allarmi su attacchi terroristici anche in Italia. Nel decreto, tra le altre cose, sono fissati i criteri per i cosiddetti “pubblici eventi” disegnati sulla nuova tipologia di minacce da parte di gruppi o di singoli esecutori in nome di Daesh.
Cosa prevede il decreto: aumentano i controlli con frequenti ispezioni e bonifiche mediante personale autorizzato; si individuano aree per consentire controlli mirati sulle persone valutando l’adozione di impedimenti all’accesso di veicoli nelle aree pedonali; gli uomini del servizio d’ordine devono far parte di agenzie accreditate presso il ministero dell’interno, il numero di ambulanze, mezzi di soccorso e bagni chimici (obbligatori) varia a seconda del numero di persone previste. Nel caso specifico, le forze dell’ordine identificano le scale ai lati della piazza come un ostacolo all’eventuale fuga e per questo vogliono vietare il concerto. L’amministrazione comunale, che partecipa insieme a Ricciardi all’organizzazione dell’evento, si vede costretta a investire il doppio di quanto già preventivato per correre ai ripari. Si coprono le scale con pedane di legno di venticinque metri ciascuna, dotate di apposite ringhiere; si recinta l’area con transenne anti-panico per centinaia di metri predisponendo tutt’attorno blocchi di cemento per rallentare l’eventuale corsa di automezzi.
Solo dopo queste modifiche la questura decide di autorizzare il concerto. Vengono predisposti controlli serrati ai varchi della piazza (qualcuno dice che la security all’ingresso chiede pure la provenienza) decidendo che in piazza possono entrare al massimo cinquemila persone. Ma piazza Ciro Esposito è enorme e a occhio può contenerne almeno il triplo. Il calcolo è stato fatto, ci dicono gli uomini della security, per favorire la sicurezza dell’area. Ma l’intera area nord non sa nulla di questo limite sugli accessi in piazza ed ecco che al concerto di Franco Ricciardi and friends arrivano almeno il doppio dei fan.
Il risultato è che la piazza viene improvvisamente chiusa per evitare ammassamenti, ma almeno duemila persone restano fuori, accalcate a ridosso delle transenne. Geniale. In un solo colpo si vieta l’accesso in uno spazio all’aperto in cui si svolge uno degli eventi popolari più attesi e si concretizza esattamente ciò per cui il concerto rischiava di essere cancellato, solo che le persone si sono ammassate fuori la piazza e non dentro. Alcuni giorni prima, un altro evento stava per saltare, Sanità-tà-tà, organizzato dalla terza municipalità. Sono le conseguenze del decreto Minniti, l’ombra di una possibilità concreta di riduzione degli eventi pubblici a causa dell’obbligo per l’organizzatore, che sia pubblico o privato, di un investimento in denaro pari a circa il settanta per cento in più per ottemperare alle disposizioni ministeriali.
Scampia, 6 gennaio, ore 23:00.
«Aquila 1 ad Aquila 2, qui le scale sono state coperte ma non avevamo considerato l’arrivo di più di cinquemila persone».
«Recepito, chiudi tutto».
«Cosa chiudo? Siamo all’aperto!».
«Aquila 1, chiudili fuori!».
Il decreto Minniti prevede una griglia di prescrizioni a cui bisogna sottostare per organizzare eventi in piazza, di qualsiasi natura essi siano, che si tratti della sagra del pesce fritto a Monte di Procida o della processione della Madonna a mare a Maiori. Cambiano i numeri ma non l’equazione secondo cui un evento si può o non si può svolgere in un’area, a discrezione della questura. E allora accade che, per fare un esempio, piazza del Plebiscito, in occasione della festa di Capodanno, venga transennata perché considerata a rischio mentre il lungomare no. Oppure che la piazza di Scampia possa essere considerata non idonea per ospitare un concerto, mentre la festa dei Gigli a Barra sì. A questo punto anche piazza Miraglia, dove abitualmente le folle si riuniscono per guardare la partita del Napoli dai maxischermi, potrebbe essere prima o poi considerata a rischio e chiusa. Di questo passo potremmo decidere di vietare ogni momento di aggregazione con il risultato di innescare paura nella paura, senza oltretutto assicurare la tanto decantata sicurezza contro il terrorismo.
Effetti che si ripercuotono sugli eventi gratuiti, ma anche su quelli a pagamento che hanno già subito l’impennata dei prezzi. Il rischio è che a scomparire siano proprio gli eventi che non hanno una ricaduta nazionale, quelli per intenderci che si pongono come obiettivo una presenza di quattro-cinquemila persone. Difficilmente potranno saltare i concerti di Vasco Rossi o dei Radiohead, anche se bestemmierai per l’aumento del prezzo dei biglietti, ma i concerti gratuiti o gli eventi in piazza a prezzo sociale rischiano seriamente di scomparire perché i costi sono molto elevati.
Nel vasto arsenale dei nuovi dispositivi è ancora consentito, pur restando in un clima di terrorismo internazionale, fermarsi a discutere di riappropriazione degli spazi pubblici? La questione di fondo non è la necessità di tutelare i cittadini ma se tali modifiche non rischiano di negare loro un diritto. L’ulteriore rischio non è forse quello di fare lo stesso gioco di chi terrorizza, di rendere cioè ulteriormente complicata la gestione degli spazi che invece consentono la crescita di legami, la circolazione delle informazioni, la nascita di amicizie e solidarietà? Valori di non poco conto condivisi da chi sabato sera a Scampia c’era. Il concerto di Franco Ricciardi è stato senz’altro uno degli eventi popolari degli ultimi anni di maggiore impatto. Sarà perché sul palco con lui c’erano anche altri artisti, Rocco Hunt, Lucariello e l’ormai irrefrenabile Enzo Dong, o perché Scampia ti regala sempre cuore, calore e scenario, o per il freddo addosso quando la piazza ha ricordato Ciro Esposito urlando il suo nome, o ancora perché, parafrasando una canzone dell’album Blu, Franco è “sempe chill’”. Certo è che l’artista di via Marche ha regalato un sogno da cui nessuno voleva svegliarsi. (veronica bencivenga)
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