Tradizionalmente la sessualità nel mondo arabo viene concepita come binaria e gerarchica. L’asse della sessualità gira intorno a due poli opposti: quello superiore, attivo, dominante e maschile e quello inferiore, passivo, che comprende le donne, i bambini, gli omosessuali e le prostitute. Questi due poli asimmetrici e squilibrati sono il retaggio di un processo stratificato. La religione, le pratiche sociali, i sistemi legali, le culture locali hanno sviluppato una costruzione dicotomica delle identità di genere: da una parte quella maschile, caratterizzata dalla razionalità, l’onore, la spiritualità; dall’altra quella femminile, rappresentata dal corpo, l’irrazionalità e l’emotività.
La rappresentazione della mascolinità dominante nel mondo arabo musulmano, deriva dagli stereotipi e dalle interpretazioni misogine di alcuni hadith e sure del Corano che giustificherebbero questi modelli identitari. La narrativa comune nel mondo arabo musulmano utilizza la storia di Adamo (che conosciamo tutti) e quella di Yusūf per perpetuare l’idea di una gerarchizzazione tra mascolinità e femminilità.
Yusūf, secondo la storia narrata dalla tradizione coranica, viveva a casa di una donna sposata, Zulaykhā, moglie di Potiphar. Zulaykha aveva sempre represso il suo desiderio nei confronti di Yusūf ma, quando il marito si allontanò da casa, chiamò Yusūf nelle sue stanze e lo volle sedurre. Yusūf viene rappresentato come un uomo pieno di dignità, razionalità e spiritualità in contrasto con il prototipo della tentazione femminile, incarnato da Zulaykhā che invece rappresenterebbe il vizio e la perdizione.
Questa rappresentazione misogina ha prodotto un’immagine di donna stereotipata, inferiore e ineguale rispetto alla controparte maschile razionale e spirituale. La produzione di un sapere basato su stereotipi di genere ha rinforzato la retorica maschilista per cui gli uomini sarebbero superiori alle donne per moralità e intelletto. La mascolinità è inevitabilmente collegata all’iniziazione sociale, il rito di passaggio dell’identità maschile: la circoncisione.
La circoncisione maschile viene glorificata e premiata come motivo di orgoglio. Secondo la prospettiva patriarcale, la circoncisione è una pratica simbolica che segna il passaggio del ragazzo dal mondo femminile al mondo maschile poiché la membrana tagliata rappresenterebbe ciò che lo lega ancora al mondo materno e femminile.
Uno degli eventi storici che ha avuto rilievo rispetto all’elaborazione del concetto di mascolinità islamica contemporanea è stato il colonialismo. Come ricorda Frantz Fanon, entrambe le categorie di genere durante il periodo coloniale vengono destabilizzate, in quanto il colonialismo decostruisce l’immagine egemonica della mascolinità islamica pre-coloniale, riducendo i maschi nordafricani a bambini o animali incapaci e irrazionali contrapposti al maschio europeo colonizzatore potente e razionale.
La mascolinità, come argomenta Judith Butler, è un atto performativo, un sistema di norme e di pratiche socialmente costruite in cui il genere è il meccanismo con cui si istituzionalizza e naturalizza. La mascolinità, nel mondo arabo, è rappresentata come una categoria stabile e unica. Ma cosa succede quando improvvisamente questa categoria viene messa in discussione e sovvertita?
Number One, una commedia di Zakia Tahiri, regista marocchina ma che ormai lavora e vive in Francia, uscita nelle sale nel 2008 e diffusa in Europa solo successivamente, ha dato un profondo contributo al discorso pubblico sulla concezione della mascolinità, femminilità e sui rapporti di genere. Il film, ambientato a Casablanca, racconta della vita di Aziz, un uomo di mezza età e di classe media che cambia improvvisamente la sua prospettiva nei confronti delle relazioni di genere. All’inizio del film, al protagonista vengono attribuite le caratteristiche della mascolinità dominante, costruite grazie agli atti performativi e alle norme istituzionalizzate dall’ordine patriarcale marocchino. Il film si apre con la visione della routine quotidiana del protagonista: la sveglia, la scelta del vestiario, l’uscita per raggiungere il lavoro, il traffico per le strade di Casablanca e il ritorno a casa dove lo aspetta la moglie Soraya.
Già nella prima sequenza è possibile notare la differenza della vita quotidiana dei coniugi. Mentre Aziz è risucchiato, all’inizio della scena, dal vortice frenetico della vita quotidiana, la moglie è confinata in casa a lavare i piatti e a fare le faccende. Le scene in cui viene inquadrato Aziz sono veloci e frettolose, quelle in cui la protagonista è Soraya appaiono statiche e quasi claustrofobiche. Questo montaggio evidenzia la dicotomica vita dei due personaggi: Aziz esercita la sua mascolinità nella vita all’esterno della casa e dentro il nucleo familiare mentre Soraya è confinata nel tradizionale ruolo di donna di famiglia obbediente e disciplinata. Aziz lavora in un’azienda dove, mentre nei confronti delle sue dipendenti si rapporta in maniera arrogante e maschilista, mantiene una posizione di subordinazione nei confronti del suo capo maschio Laraki. Quest’ultimo rappresenta una mascolinità ancora più egemonica, il modello machista del potere sociale. Anche gli altri tre amici maschi di Aziz, che egli incontra regolarmente al café sulla spiaggia, rappresentano altri modelli di mascolinità che si mostrano nei loro atti e nelle loro parole. Nella prima scena girata nel café, Aziz e i suoi amici sono intenti a discutere sulla Mudawwana (il Codice di Famiglia del 2004 in cui lo stato marocchino propone una serie di riforme per incrementare il potere delle donne e il loro accesso alla sfera pubblica), lamentandosi del numero dei divorzi e apostrofandola come “la morte dell’uomo”.
Quando Aziz è a casa con sua moglie si rapporta con lei rigidamente, comunicano poco o niente. Lo spazio domestico è rappresentato come un confinamento in cui la comunicazione e le emozioni sono soppresse. L’indifferenza di Aziz fa compiere a Soraya un atto inaspettato anche per lei. Su consiglio di un’amica, si rivolge a una “maga”, Chama. Quest’ultima le prepara una pozione da mettere nella cena del marito. La trasformazione è istantanea, Aziz sembra impossessato e incomincia a mostrarsi diverso con la moglie e poi con le sue dipendenti. Questo cambiamento repentino provoca nel protagonista una serie di insicurezze e nevrosi che non aveva mai provato prima. Nella scena allo specchio, subito dopo il cambiamento, viene mostrato un uomo in crisi e in preda a un tumulto emozionale, mentre nella prima scena del film anche l’immagine riflessa di Aziz, nel vetro dello sportello della banca, sembra ferma, composta e senza apparenti conflitti.
Aziz, confuso e smarrito, parlando con il dottore che lo visita, gli chiede se tutto ciò che gli sta accadendo sia una “forma di omosessualità”. Il più grande tabù della mascolinità. Il protagonista però non ne parla come un orientamento sessuale ma come un qualcosa che si muove dentro di lui e che lo renderebbe meno virile agli occhi degli altri (l’ansia dell’omosessualità non come sessualità ma come un tradimento alla categoria etero-normativa imposta). In Marocco l’articolo 489 del codice penale prevede una pena dai sei mesi ai tre anni di carcere per qualsiasi atto “lascivo o contro natura” tra individui dello stesso sesso.
Il film decostruisce la mitica costruzione maschile e dominante degli uomini arabi davanti ai tempi che cambiano, per modellare una nuova cornice sociale dove anche gli uomini, nevrotici e impauriti, riflettono sulle costruzioni sociali e i rapporti con le donne.
La commedia attacca i valori della società tradizionale che si sfaldano davanti alla riforma del Codice di Famiglia. A un certo punto il protagonista dice di aver contratto “la sindrome della Mudawwana” in quanto i ruoli prescritti dalla realtà patriarcale marocchina vengono messi in discussione. Il protagonista è preso da una strana schizofrenia che trasforma i suoi rapporti con il genere femminile. Il film spiega, anche se in maniera ironica, come la costruzione di un’identità di genere maschile univoca abbia degli effetti sugli uomini, le donne e la società in generale. Aziz si trova in conflitto con quello che aveva sempre considerato il suo modello di vita e cerca di arrivare a una nuova visione di se stesso e della società in cui vive. Cambierà stile di vita grazie a una pozione ma ciò trasformerà in modo reale i rapporti con la moglie avendo compreso (si spera davvero) che l’abito che aveva sempre indossato negli anni gli era stato, non per sua scelta, cucito addosso. (marzia quitadamo)
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