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9 Agosto 2020

Se c’è un aldilà sono fottuto. Il documentario su Caligari lunedì a San Giorgio a Cremano

Dario Cotugno

(disegno di eno)

Sarà proiettato lunedì 10 agosto alle ore 21.15 a Villa Vannucchi (San Giorgio a Cremano) il film Se c’è un aldilà sono fottuto. Vita e cinema di Claudio Caligari. Il documentario sul regista di Amore tossico, L’odore della notte e Non essere Cattivo, scomparso nel 2015, è in programma nell’ambito della rassegna Cinema intorno al Vesuvio.

La prima volta che ho visto un film di Claudio Caligari è stato cinque anni fa, alla Mostra di Venezia. Tra l’interesse per le borgate romane e il debito dichiarato verso il cinema di Pasolini, Non essere cattivo racconta l’amicizia tra due ragazzi di Ostia negli anni Novanta, il loro tentativo di districarsi in un tessuto sociale lacerato e segnato dalla diffusione delle droghe sintetiche. A colpire, prima di tutto, la capacità di restituire, nonostante la durezza del contesto, uno sguardo interno, vicino ai personaggi, evitando che lo stigma-periferia intrappolasse gesti, parole e azioni.

Nel momento di maggior diffusione di una serie di prodotti televisivi patinati, le cui trame avevano come sfondo le diverse periferie criminali d’Italia, l’uscita di quel film apportò una crepa, uno squarcio nella loro estetizzazione, da cui scorgere una prospettiva più ampia, panoramica e insieme intima, vicina alla realtà raccontata. Il regista, da tempo ammalato, morì durante le fasi finali della realizzazione del film.

Non essere cattivo porta avanti e sviluppa in qualche modo anche le vicende del primo film del regista, Amore tossico (1983), ambientato sempre a Ostia con ex-tossicodipendenti del luogo e dopo un attento lavoro di ricerca e avvicinamento. Anche in quel caso il film fu presentato a Venezia, scuotendo pubblico e addetti al settore, sollevando un acceso dibattito sulla droga e la sua rappresentazione sul grande schermo.

È uscito invece lo scorso anno Se c’è un aldilà sono fottuto. Vita e cinema di Claudio Caligari, documentario di Simone Isola e Fausto Trombetta, che oltre a fare luce sulla lavorazione del terzo e ultimo film del regista ne ripercorre la biografia e il percorso artistico. Originario di Arona, Caligari si trasferisce giovanissimo a Roma deciso nel voler fare cinema, sostenuto spesso dagli sforzi di una famiglia non ricca. Nella sua formazione entrano di forza la sua passione per la politica, l’ammirazione per Pasolini, Scorsese e gli autori della Nouvelle Vague che più hanno ridefinito i generi noir e poliziesco.

Le voci di amici e collaboratori tratteggiano un quadro della sua figura: il carattere solitario e la scarsa disponibilità per i compromessi, le frasi epiche con cui era solito folgorare in alcuni momenti, l’idiosincrasia per l’ambiente del cinema, asfittico e autoreferenziale. Decisivo è il passaggio in cui il film si sofferma sul travagliato rapporto con il mondo della produzione. L’esordio a Venezia con il sostegno di Marco Ferreri, il cui battesimo («Dopo Amore tossico puoi fare quello che vuoi») assunse presto i toni di una sentenza-beffa sulle decine di sceneggiature successive rifiutate e rispedite al mittente. Passeranno quindici anni prima di rivedere un film di Caligari al cinema.

Se Amore Tossico aveva, più che aperto, sbarrato gli occhi a un comparto culturale conservatore e conformista, mentre il cinema italiano si appiattiva progressivamente su standard televisivi, riesce più difficile comprendere la mancata realizzazione agli inizi dei Duemila di due progetti immaginati da Caligari, il primo sulle ‘ndrine calabresi al Nord Italia e il secondo sulle prostitute adolescenti della Roma bene. I due film non furono mai realizzati per volontà dell’autore, successivamente a un misterioso e repentino taglio di budget poco antecedente delle riprese, con il tentativo, da parte dei produttori, di intervenire sulla sceneggiatura.

Nel 1998 esce L’odore della notte, in cui ad essere raccontate sono le bande di quartiere che sul finire degli anni Settanta assaltano le ville dell’alta borghesia romana. Di nuovo lo sguardo asciutto, tendente all’ironico più che a eroicizzare, segue voce, corpo e pensieri dei marginali delle periferie. Il secondo film ha inoltre il merito di lanciare una generazione di bravi attori romani: Mastandrea, Giallini, Tirabassi, che, così come accadrà per i protagonisti di Non essere cattivo, Alessandro Borghi e Luca Marinelli, si troveranno da lì a far propri, oltre a ruoli e singoli progetti, un’idea di cinema.

Prima di essere tossici, ladri o sbandati sono tremendamente soli i personaggi di Caligari. Rischiarati appena dalla fredda luce dei lampioni stradali e dallo sguardo di un autore che sapeva prestare ascolto alla loro umanità. Non ci sono più Bach e Vivaldi a elevare il loro destini, come nei primi film di Pasolini, restano i graffianti assoli di sax che scaldano e si dissolvono nello spazio di un ritorno a casa. (dario cotugno)

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