Avevo quindici anni e sono finito in ospedale. Sono finito in ospedale perché ho preso troppo sole in Romagna e mi sono disidratato. Mi sono disidratato al punto che pisciavo sangue. Quell’estate ero nero e leggevo, leggevo sulla spiaggia e intanto guardavo timidamente le ragazze passare. Non ricordo che libro leggessi, ma ricordo le ragazze.
In ospedale mi hanno ricoverato e attaccato alle flebo, di notte mi ha svegliato un infermiere, mi ha chiesto se fossi italiano, io non ho capito, e poi mi ha misurato la febbre. Sono uscito dall’ospedale con il compito di bere due bottiglie di acqua al giorno e di non rimanere al sole nelle ore più calde. La casa dove vivevamo era di mio zio, da giovane era stato un forte lottatore di lotta greco romana con costumini e tutto – mi dicono assomigliargli. Nella sua vita ha collezionato svariati tesori, piccolezze, libri, monete, batteva tutti i mercati: per me bambino era il re di Porta Palazzo. Una volta, avrò avuto dieci anni, mi ha costruito un coltello come quello di Rambo, mia madre lo ha nascosto così bene che ancora oggi non sappiamo dove sia finito.
In biblioteca la gente legge un sacco di gialli e thriller, mi capita spesso che mi chiedano un libro con molto sangue, però nordico, gli americani sono troppo cruenti. Dopo anni che fai questo mestiere assumi un certo senso magico. Uno dei miei giochi preferiti è provare a indovinare, se non il libro, almeno il genere di letture che uno farà. Ho lavorato in una città operaia, con comignoli e case liberty. In biblioteca veniva sempre un utente, uno dei miei preferiti. Alto, magro, vestito come un punk londinese, zoppicava. Prendeva ogni settimana cinque libri, veniva ogni giorno a leggere cinque giornali. Lo ricordo perché per me è uno dei massimi esperti di letteratura nera: credo abbia letto tutto, o quasi. Ha un odore particolare, vestiti non asciugati, muffa, umido e una gentilezza squisita. Un’estate mi ha regalato un sacco della spesa pieno di verdure dell’orto. Ho scoperto mesi dopo essermene andato che non ha il riscaldamento in casa. (luca valenza – continua…)
STORIE EDIFICANTI DI UN BIBLIOTECARIO IN QUARANTENA:
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