Ti racconto un’altra storia. Una volta per una questione di donne uno scrittore della Bompiani mi ha minacciato. Più che una minaccia, era una lettera, una bellissima lettera. Mi sono sentito il protagonista di un romanzo di cappa e spada. Da quel giorno ho perso molti ricordi e altre lettere, ma quella no, è speciale. Forse perché uno zio di mia madre è morto così. Emigrato in Germania, aveva una storia con una donna sposata e il marito lo pugnalò al ristorante. Era bello e aveva i baffi. Esiste un collegamento tra noi, una discendenza, come se nel dna si conservassero le tracce dei traumi familiari.
Nella mia famiglia ci sono storie e traumi, ma non si parla mai della morte. La prima volta che sono andato al cimitero è stato per caso, avevo otto anni e ricordo solo la noia. Ho letto tutti i nomi sulle lapidi. Mia madre votava i Verdi e io mi ricordo di un uomo con i baffi. Come sai, lavoro in piccole biblioteche di piccole città dove il tempo a volte si allunga. In giornate così hai il tempo per fare altri lavori, per dare consigli morali, oppure per leggere. Di solito leggo i libri che mi hanno riconsegnato da poco. Una volta ho letto un libro di Michael Connelly. Un giallo con i fiocchi pieno di botte, sangue e coltelli. Il suo protagonista si chiama Hieronymus Bosch e il suo cane Coltrane. Anche Borges ha scritto un giallo e amava i coltelli, in Allusione a un’ombra dice così:
Niente. Solo il coltello di Muraña.
Solo nella sera grigia la storia tronca.
Non so perché nelle sere mi accompagna
questo assassino che non ho mai visto.
Palermo era più basso. Il muro
giallo della prigione dominava
periferia e fango. Per quell’indomita
regione andò il sordido coltello.
(luca valenza)
STORIE EDIFICANTI DI UN BIBLIOTECARIO IN QUARANTENA:
Leave a Reply