L’assemblea dei lavoratori del Trianon affronta gli ultimi atti della crisi economica che minaccia ormai concretamente di portare il teatro al fallimento, nonostante le molte promesse istituzionali
Lunedì 28 giugno. Alle ore dodici si è tenuta al Trianon Viviani un’assemblea pubblica in cui i lavoratori hanno parlato della crisi economica che colpisce il teatro, per il quale è ormai davvero concreto il rischio di chiusura, a causa dei debiti accumulati con istituti di credito come il Banco di Napoli e la Banca nazionale del lavoro. Questi debiti sono dovuti ad alcune rate non pagate, sui mutui effettuati in occasione dei lavori di ristrutturazione e rilancio del teatro, nel 1999.
L’assemblea si è dimostrata un’occasione ghiotta per tanti rappresentanti istituzionali, che dal palco del teatro hanno promesso un impegno concreto per la struttura, a cominciare dall’assessore regionale Marcello Taglialatela. Non sono mancati i soliti velati scambi di accuse, i «si dovrebbe fare e non si fa», ed è persino volato dal palco un accalorato «porcodd…» scandalizzando il rappresentante della chiesa presente, il quale ha minacciato di abbandonare l’assemblea, salvo poi essere convinto a restare da un fragoroso applauso da parte dei presenti.
Al termine dell’incontro, però, si è appreso che l’assemblea dei soci – nella quale Provincia e Regione dovrebbero prendere una posizione concreta per il risanamento dei debiti – andrà deserta anche domani. Evidentemente, l’impegno concreto a cui hanno fatto riferimento i politici in sala, era la partecipazione alla seduta del 15 luglio, seconda convocazione dell’assemblea di domani, e soprattutto ultima chance prima della liquidazione del teatro. In caso contrario, infatti, e se non verranno resi disponibili i dieci milioni del titolo I dalla Provincia, i membri del consiglio di amministrazione del teatro saranno costretti a consegnare i libri contabili al tribunale: lo scenario successivo sarebbe la procedura di fallimento, il licenziamento dei dipendenti e la privatizzazione gratuita della struttura.
A quel punto non è dato sapere quale sarebbe la fine del teatro, sebbene il Trianon, come è stato ripetuto in almeno cinque interventi, sia «un punto di riferimento per il quartiere, uno spazio di cultura fondamentale in un contesto come quello di Forcella, e sarebbe inconcepibile rinunciarvi lasciandolo chiudere in questa maniera», eccetera, eccetera, eccetera. (riccardo rosa)
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