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scuola
16 Dicembre 2016

Il liceo Genovesi, gli studenti cattivi e la Buona Scuola

Andrea Pomella
(foto di andrea pomella)
(foto di andrea pomella)

Scuola chiusa e corteo per il centro storico, questo il bilancio di una mattinata di mobilitazione degli studenti del Liceo Genovesi. Dalle 11, riuniti in assemblea sotto il portone dell’istituto, una sessantina di giovanissimi discutono sul da farsi. Parlano di Buona Scuola, presidi manager, diritti negati. Mi avvicino a una di loro, parliamo un po’. «Una situazione che ha dell’assurdo». Avevano chiesto un’autogestione il giorno prima, mi spiega, ma la preside non lo aveva consentito. Racconta che da quando è entrato in carica il nuovo dirigente scolastico la scuola si è trasformata più in una caserma che in luogo di crescita e di cultura. Vietato trascorrere l’intervallo per i corridoi o nell’androne; vietato entrare alla seconda ora (nonostante la metà degli studenti venga dalla provincia, mi dice); se entri alle 8:10 si è segnalati e il voto in condotta ne risente; vietati i viaggi d’istruzione; destituiti i rappresentanti d’istituto ancora in carica all’inizio dell’anno fino alle successive elezioni studentesche, con conseguente impossibilità di partecipare ai consigli. «Se vai in bagno per più di dieci minuti il personale ATA ti segnala. Io non conosco lo studente della sezione a fianco alla mia… Ci è stato tolto qualsiasi spazio di socialità e aggregazione».

Più che la scuola dalle “porte aperte” sembra «una vera e propria azienda». Chi alza la testa viene punito: «Alcuni studenti visti come i più politicizzati – continua – sono stati bocciati, nonostante non avessero gravi insufficienze». Un po’ di tempo fa sentii di una minaccia di denunce ad alcuni ragazzi del Genovesi. «Si voleva occupare e ci furono queste minacce, ma poi non si fece più nulla e le denunce non arrivarono». La rappresaglia della bocciatura, al contrario, non era tardata ad arrivare. «Questa è la preside della Buona Scuola, ogni anno è sempre peggio». Determinati a capire i prossimi passi da compiere, mi spiega qual è stata la risposta alle loro rivendicazioni: «Sembra che voglia concedere tre permessi di entrata alla seconda ora all’anno e concedere un’aula per permettere al collettivo di riunirsi dopo l’orario scolastico, ma è un processo lungo, di modifica del regolamento, mentre per i viaggi d’istruzione o te li paghi o la scuola non ha fondi. Lei vuole mantenere in ogni caso la figura di “preside sinistroide” quando poi, nei fatti, si comporta in modo molto diverso».

Mi congedo dalla studentessa, augurandole il meglio, mentre un’altra giovane, ancora in assemblea urla: «Noi siamo la cattiva scuola! Noi siamo la cattiva scuola!». Certo, se l’altra è la Buona Scuola… (andrea pomella)

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